L’immagine che vedete qui a lato rimanda ad un’opera che è universalmente riconosciuta come un capolavoro, e su questo non ci piove. Credo che un buon 99,9% dell’umanità sia d’accordo nell’attribuire questo titolo alla Divina Commedia (solo per non fare l’assolutista), anche se sono sicuro che più dei tre quarti di queste persone non sarebbero in grado di definire i parametri che la rendono tale.
Ma il punto di questa discussione è un altro: Dante Alighieri, sapeva o meno di aver scritto un capolavoro? Su questo penso di avere qualcosa da dire.
Non credo che un solo essere umano possa creare un capolavoro. Un essere umano può scrivere bene un libro o può scriverlo male, può scrivere una trama complicata o una semplice e quasi inesistente. Insomma, evitando di elencare tutte le possibilità, diciamo che si può scrivere un bel libro o un brutto libro. Sì, sto generalizzando la situazione fino all’estremo, ma è un espediente che mi serve per portare avanti il discorso.
Sulla correttezza di un libro, intesa come valutazione di parametri quali la grammatica, la costruzione e via dicendo, si potrebbe giungere ad una conclusione QUASI oggettiva, ma fondamentalmente un’opera non si basa soltanto sul freddo aspetto tecnico (una sorta di “progressive writing”). Ci sono numerosi parametri emozionali e profondi che non possono essere giudicati oggettivamente. E meno male, aggiungo io.Ad ogni modo il problema rimane sempre che un uomo non può scrivere un capolavoro da solo.
Cosa significa? Che un bel libro può diventare un capolavoro, ma il punto fondamentale di questa “promozione”, di questo avanzamento di categoria, non è sicuramente lo scrittore. Un bel libro può diventare un capolavoro solo grazie ai lettori, che sono il contrappeso grazie al quale un’opera può spiccare un grande balzo verso l’olimpo dell’arte.
Quindi, se prima avevate qualche dubbio in merito, ora spero che abbiate capito perché una persona sola non può creare un capolavoro. O meglio, forse può creare un capolavoro in potenza, ma le variabili – ovvero i lettori – sono talmente tante e talmente ampie che nessuno può affermare con assoluta certezza di aver scritto un capolavoro prima che questo lo sia effettivamente diventato attraverso il parere di chi legge. E seguendo questo ragionamento, dunque, Dante non sapeva, né credeva di aver scritto un capolavoro, una volta finita la stesura della sua opera. O forse, se lo credeva, non lo dava a vedere.Infatti, il titolo da lui scelto per la propria opera opera era semplicemente “Comedìa”, mentre l’aggettivo “Divina” venne usato comunemente soltanto nelle edizioni dal 1555 in poi, attribuito all’opera nientemeno che da Boccaccio.
(Vi rimando alla pagina wiki per leggere tutte le controversie sul titolo e quant’altro.)
E chi scrive brutti libri non dovrebbe venir pubblicato ed esser elevato al rango di grande scrittore. E non mi riferisco ad una questione di gusti, sia chiaro, parlo semplicemente di regole dello scrivere corretto comunemente accettate e riconosciute, che vanno dalla grammatica alla costruzione di una trama, passando per tutti i tasselli intermedi. Sì, chi scrive dei libri oggettivamente brutti dovrebbe rimanere uno scrittore di libri brutti, mentre chi scrive dei bei libri, dovrebbe esserne consapevole e sperare che i suoi libri vengano riconosciuti come belli, bellissimi, best-seller o capolavori.
La consapevolezza è un passo.
Il pubblico è il passo successivo.
Poi ci sono i soldi ed il marketing, che rendono questo discorso inutile.
Neri.
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)P.S. La settimana prossima potrebbe esserci un’interessante novità, ma per ora non posso dirvi nulla