
La questione della presenza dei cappellani nelle Forze Armate non è nuova. Il settimanale L'Espresso in edicola la ripropone, prendendo spunto dall'interrogazione parlamentare (nr. 4/14274) dei deputati radicali (primo firmatario Maurizio Turco) e dalla risposta del ministro della Difesa, Di Paola. Facendo i conti, i cappellani militari in servizio e in congedo gravano sul bilancio dello Stato per la cifra di circa quindici milioni di euro. La media dei trattamenti economici si aggira - dati forniti dal ministro - attorno ai 43 mila euro, dato che i cappellani rivestono la qualifica di ufficiale, giungendo, per l'ordinario militare, al grado di generale di corpo d'armata. Lo stesso attuale presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Angelo Bagnasco, già ordinario militare, figura tra i beneficiari di un lauto assegno. La presenza dei cappellani nelle Forze armate è quanto meno anacronistica già solo per il motivo che l'attuale cappellano è un prete cattolico, circostanza che esclude (discriminando) tutte le altre confessioni religiose. Ora, in tempi di sacrifici e di tagli per lo stesso ministero della Difesa, penso che l'assistenza spirituale per i militari che la richiedano potrebbe essere svolta dai parroci del territorio.
