Generalmente il brodo di cappone, si preparava per le feste natalizie e il cappone si serviva come secondo piatto..
Il Natale e il Capodanno, non erano tali se non si gustavano quei meravigliosi piccoli (più erano piccoli e più erano ammirati) scrigni di bontà!
Non ho un ricordo, che non sia legato alla pasta fatta in casa: "taiadeli, quadartein, strichet, maltaiè, caplet" (tagliatelle, quadratini, farfalline, maltagliati, cappelletti), ecc.!
La nonna Elder (potrei scrivere un libro di cucina...e non solo, su di lei!) ci metteva davanti al tavolo e io e il nonno, confezionavamo, "sul dito", centinaia di raviolini...
Il cappelletto è passato alla storia, infatti si può ritrovare in un poemetto ottocentesco di Giuseppe Ceri: "L'ombelico di Venere “.. e l’oste, che era guercio, imitando di Venere il bellico.. l’arte di fare il tortellino apprese.”.La sua forma è proprio quella!Anche ora, li faccio, in particolare durante le festività e l'aria si colora di amore e gioia!...ricordi di momenti perduti...Però i cappelletti, con buona volontà, si possono sempre rifare!Eccovi la ricetta di famiglia!
per la pastaImpastare uova e farina a lungo, fino ad avere un impasto liscio ed elastico.Metterlo in un piatto coperto con pellicola per alimenti.Un po' per volta, prendere il composto e stenderlo in una sfoglia sottile (con il mattarello o con la macchina per la pasta).Ritagliare la sfoglia, con la rotellina apposita, a quadrati di circa 2,5 cm.per lato.Porre al centro di ogni quadratino un po’di impasto e chiuderlo a triangolo, attorno al dito indice, sigillando molto bene i bordi ed unendo le due estremità, dando così l'inconfondibile forma del cappelletto.
Partecipo al contest "Ricordi del Natale" del Molino Chiavazza