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Cappuccino, brioche e master

Creato il 12 aprile 2015 da Albertocapece

RA2Non capita spesso di trovarsi di fronte ad un esempio concreto e illuminante dello sfascio al quale andiamo incontro, delle contraddizioni e degli inganni nel quale siamo immersi, alla drammatica mutazione di un mondo che si avvita su se stesso in chiave farsesca. Ma ieri sera ecco lì l’esempio, l’aneddoto che si fa beffe di tutto l’immaginario fasullo che ricopre come una crosta di parole e immagini il pensiero unico. Dunque c’è una ragazza di buona famiglia che i genitori tentano di far approdare a un lavoro decente tramite le numerose conoscenze che hanno. E in effetti trovano la possibilità di una collocazione in una certa azienda, ma per facilitare l’assunzione è bene che la figlia frequenti un master in una nota università privata del nord : nessun problema se non fosse che il pezzo di carta fornito da cotanto centro di sapere costa 25 mila euro.

Certo è oneroso, ma cosa non si fa per i figli e per remunerare i valenti e benestanti maestri di illusioni e auto illusioni? Così i soldi prendono la strada dell’illustre accademia economica e la ragazza sogna, il filigranato passepartout per entrare nel mondo del lavoro dalla porta principale. Il più è fatto pensano i genitori, ma l’amico che aveva per così dire suggerito e orchestrato l’operazione dice che certo con il master in mano sarà tutto più facile, ma ancora più importante e decisivo sarebbe che la ragazza lavorasse per qualche tempo diciamo un anno come commessa, barista, cameriera per portare in dote una preziosa esperienza, evidentemente più importante delle quattro chiacchiere del dorato masterificio.

E così la buona famiglia è ora alla ricerca di un posto qualsiasi, magari pagato 200 euro al mese o magari non pagato affatto pur di poter inserire nel curriculum il prestigioso incarico. E questo illustra molto bene la qualità del lavoro richiesta oggi, ben lontana da quella di tempi nemmeno tanti distanti denuncia la trasformazione del sapere a meccanismo di riduzione culturale e di speculazione economica con i tanti masterifici sorti dovunque non perché servano davvero a qualche cosa, ma per fare cassa. Inoltre è evidente anche la disuguaglianza di fondo che avanza come il nulla della Storia infinita: senza agganci, senza le risorse necessarie a procurarsi pezzi di carta, si rimane precari e commessi a vita anche quando le competenze acquisite paiono basilari per lavori più sicuri e meglio pagati, ma comunque con un contenuto di sapere non eccelso. E’ quello che del resto dicono le statistiche in tutto il mondo liberista: i nuovi lavori, anche quando ci sono, sono molto meno pagati di quelli precedenti, molto più modesti e precari, esattamente al contrario di quanto narrato nelle favole neo liberiste di qualche decennio fa. Solo un numero sempre più ristretto di persone, sempre meno per merito e sempre più per posizione e rendita fa incetta delle risorse tenendosele ben strette e impedendo ogni redistribuzione.

Proprio questo è all’origine della crisi perenne che alla fine si è innestata e nella quale i programmi, i diktat, le rapine di sovranità e diritti invece di rivelarsi efficaci non fanno che accelerare questo declino economicamente drammatico e socialmente spaventoso proprio perché privo di prospettive e immerso in un eterno presente scandito dal mercato e da insanabili contraddizioni. Perciò il prestigioso e costosissimo master si affianca alla distribuzione di brioche e cappuccino come la favola necessaria alla realtà e una realtà necessaria a sostenere la favola.

 


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