Caprica avrebbe dovuto essere un telefilm col quale divertirsi.
Per cominciare, la caratterizzazione di personaggi eccezionali, dato che difficilmente, nonostante ai benpensanti piaccia pensarlo, il mediocre cambia la storia dell’uomo. Non personaggi buoni o cattivi, ma speciali. E, subito dopo, spaziare con la creazione immaginifica di un mondo nuovo, anzi, di dodici mondi dai quali s’è detto discendere la nostra civiltà.
E invece… abbiamo questa Caprica. Che vorrebbe, ma non può. E i motivi sono tanti e diversi.
Accantonando per un momento il Partito dello Gne Gne Gne, quelli della felice sintesi “hanno tutti detto che è una cazzata, per cui non lo vedo anche se vorrei”, atteggiamento che mi sta sempre più sullo stomaco, posso affermare che una delle cause principali del fallimento della serie è l’incertezza riguardo il proprio futuro, e questo è evidente soprattutto nell’ultimo episodio, raffazzonato e concluso in fretta, tanto quanto, verso metà stagione, ci si è adagiati sugli allori di intrecci poco coinvolgenti e, a conti fatti, inutili ai fini della trama.
Proprio così. E sì che sono un fan dei telefilm che si assestano sui dodici, tredici episodi a stagione, quantità che permette maggior concentrazione sull’obiettivo da portare a termine, piuttosto che 18-24 episodi (come questo) che, per forza di cose, danno spazio ai riempitivi, poco eleganti. L’obiettivo di Caprica era tentare di spiegare come sono stati costruiti i cylon e perché si sono ribellati e, suppongo, anche narrare la vita del futuro Comandate Adama, il vecchio, fino, mi sembrava di aver letto, a inscenare la grandiosa Prima Guerra dei Cyloni, che vide Bill pilota di un Viper. Un assaggio di ciò ci era stato già fornito da BSG, quando lo stesso Adama scopre quelle vasche che sarebbero servite per dare ai cylon forma umana… Ma erano altri tempi, e si era sotto tutt’altra ispirazione.
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L’impianto scenico o scenografico conserva un alto impatto, come detto nel precedente articolo (per cui a quello vi rimando), Caprica offre una strana commistione stilistica tra moderno e retro, permettendosi di associare computer ad auto vecchio stile, anni cinquanta o sessanta, come gli abiti. Apprezzabile, insieme al fatto che i protagonisti bevano liquori che sanno di civiltà extra-mondo. Certo, veder passare una Mercedes nel bel mezzo di un ricordo del passato, be’… spezza un po’ le gambe al nerd che è in tutti noi. Una Mercedes?
Deliri scenografici a parte, risolvibili, ahimé, con cinque minuti di ragionamento in più da parte di chi di dovere, quel che resta è la storia e gli interpreti.
L’idea vincente, o che tale doveva essere, era fornire una spiegazione alla base del conflitto tra politeisti e monoteisti, qualcosa che andasse al di là dei semplici contrasti tra dottrine della fede; più che giusto, dal momento che, essendo la civiltà delle Dodici Colonie culturalmente e scientificamente avanzata, il terrore imposto da una delle fazioni non può e non deve basarsi solo su un’idea. Leit-motiv dell’intera prima stagione è il tentativo, da parte dei monoteisti, di rafforzare la propria fazione fino a renderla culto dominante di tutte e dodici le colonie, fornendo ai propri adepti la certezza della resurrezione.
Resurrezione artificiale ottenuta tramite la creazione di avatar (in tutto e per tutto identici alle persone che rappresentano, coscienze comprese) posti in un paradiso virtuale e attivati alla morte dei rispettivi possessori, in una sorta di download spirituale. Ora, se siete fan di BSG, questo non può non piacervi, almeno l’idea, alla base di tutto l’agire cylon, della loro “immortalità”.
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Ma mettendo da parte il precedente telefilm, già l’idea che i credenti di una determinata fede tentino, tramite la tecnologia, di dare corpo a ciò che la Fede stessa lascia solo intrevvedere, è argomento intrigante. Avatar immortali, esatti duplicati di ciò che erano in vita, messi in un giardino fatto di strighe di comando e gestito, dal di fuori, da gente in carne e ossa, il tutto perché l’unico vero Dio lo vuole. Da un certo punto di vista l’idea è geniale, lo ammetto.
Non altrettanto il modo in cui è stata esposta. I dubbi già manifestati riguardo la scelta dell’interprete principale, Alessandra Torresani (nella foto in basso insieme a Darth Vader, ndr), sono stati tutti confermati. Pessima, in tutto e per tutto (però vi consiglio di cercare un suo video pubblicitario sul tubo, non ne rimarrete delusi, ndr). E ciò mina l’intera struttura del telefilm. L’idea che vuole questa mocciosetta detenere il potere di aver creato, di fatto, la vita, anche se in forma incorporea, è assurda; il suo personaggio, Zoe Graystone, è eccelso nella sua inconsistenza, seguendo scene, situazioni e dialoghi che appaiono insulsi, quasi che gli sceneggiatori si siano dimenticati che proprio su di lei, invece, è stato costruito l’intero telefilm. Troppo evidente la falla, per essere una semplice dimenticanza. Appare invece, visto che i riflettori su Zoe si spengono guarda caso dopo metà stagione, come estremo tentativo di salvare il salvabile, data la palese antipatia del personaggio; ma il rimedio, in questo caso, è peggiore della malattia.
La relativa “scomparsa” di Zoe vede infatti spostare il focus sui genitori, sugli Adama e i loro conflitti da immigrati italo-americani, pardon, tauroniani su Caprica, e soprattutto (che Zeus la fulmini) su sorella Clarice (che di cognome fa Willow, tanto per rendere la faccenda ancora più risibile), insegnante di Zoe e leader dei terroristi, e sulla sua famiglia, una comune di fumati anni settanta: due palle così.
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Interessanti sono i tentativi di Daniel Graystone (Eric Stoltz) di portare avanti l’azienda, tentando di riprodurre i fantasmagorici software della figlia, e le sue masturbazioni virtuali, perché è ciò che sono, con l’avatar della moglie ricreato all’uopo, dal momento che nel frattempo sta conoscendo una crisi coniugale senza precedenti, ma è tutto qui, oltre all’dea di base validissima.
Poi, siamo seri, c’è stato Matrix, con la sua dose di virtuale, i suoi effettacci speciali che hanno guastato il cinema per anni (bullet-time su tutti) e tutte le storie del Prescelto e dei suoi poteri che altro non sono che la capacità illimitata di craccare i codici di quel programmone che è la Matrice; un po’ scarno, oltre che inutile, riproporre lo steso brodino e darci a bere che Zoe sia come Neo. Perché non è così. Non può essere. Tanto per cominciare a causa delle sue lotte tra squinzie, alle quali si dedica in New Caprica City, il mondo virtuale… seriously?
Altra cazzata, o mancanza di polso, fate voi, sono le false morti, ovvero ammazzatine che, sul finire dell’episodio, si scoprono essere un simpatico espediente per ottenere un secondo fine, dei test, o roba così. Ecco, non si capisce perché propendere per questa ipocrisia di fondo. E a nulla vale poi correre ai ripari come accade nell’ultimissimo episodio, dove l’ammazzatina invece è tanto reale…
E, con questo, mi ricollego alla chiusura che vede, nel giro di cinque minuti, stravolgere tutto e tutti e l’introduzione dei cylon nella civiltà delle dodici colonie. Non vi sto a dire in che modo vengono introdotti, ma vi basti sapere che è folle, così come le conseguenze.
Abbiamo cylon per tutti i gusti e modelli, che portano a spasso il cane, che gettano la spazzatura, quando si sa che, al contrario, i cylon sono solo dodici modelli, esclusi i centurioni. Vabbé, ma che volete che sia una contraddizione così grande?
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S’è sorvolato, infine, sull’interrogativo più grande di BSG e degli stessi cylon: la tredicesima colonia. Rispetto alla quale si sa che è molto più antica dei cylon su Caprica, è essa stessa una colonia cylon e vede tra i suoi abitanti i cinque cylon creatori… a questi interrogativi, così come la storia che vuole ora Daniel Graystone, in collaborazione virtuale con l’avatar di sua figlia Zoe, creare un corpo fisico, o lavoro in pelle, che dir si voglia, quale nuovo supporto per l’intelligenza artificiale, quando sappiamo che invece tale opzione è stata una delle più grandi scoperte della Prima Guerra dei Cyloni, proprio ad opera di Bill Adama. Il tutto per mescolare e confondere ancora di più le idee, come fosse un’operazione di debunking.
In rete si dice che la serie sia stata soppressa, eppure IMDb, di solito estremamente preciso su queste cose, non la riporta ancora come “conclusa”. Non so cosa sperare, in effetti. Forse, per la prima volta, un reboot non sarebbe una cattiva idea. D’altronde, s’è parlato anche di un reboot di BSG… il 2012 si avvicina.
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