“ il geroglifico del capricorno è volutamente indecifrabile. Talvolta vien chiamato “Firma di Dio”. Non tento di interpretarlo, in parte perché non è ancora stato mai disegnato in modo esatto e la facoltà dell’iniziato di tracciarlo, produce un flusso di forza indesiderabile se non dopo debita preparazione …” Bailey Alice, trattato dei Sette Raggi, Nuova Era 1973 p.151
Ipotizzando che un’interpretazione di una figura consista nel legame imponderabile tra essa e la facoltà da parte di chi l’approccia di tracciarla, anche l’esattezza della riproduzione sarebbe una variabile che dipende dalla propensione di chi si accinge a farlo; una variabile non esente dall’intensità del desiderio che ne prepara le linee e la coloritura originaria nell’ambito di chi soprattutto l’ha cercata. Il desiderio prepara l’incognita inscritta nell’emisfero di chi la cerca, e quell’emisfero pure smette di essere conosciuto, espanso verso ciò che anela, perde necessariamente conoscenza del proprio, così chi rappresenta, come chi ama, si lega alle figure ignote che detengono il suo fuoco. Può essere questo il caso in cui una chimera anfibia e contraddittoria come quella del capricorno, pesce che si inabissa e capro che s’innalza, risulterebbe alla fine perfettamente plausibile. Plausibile a patto che si consideri compimento ogni inizio, come quello sancito dalla consegna che il sagittario fa dell’inverno a un più alto grado di comprensione che il capricorno assicura col rigore della sua ascesi. Come quella dello scorpione che ha preceduto il sagittario consegnando la morte alchemica dell’estate alla sintesi che il centauro, umano a metà, non può che scoccare con un mandato verso i cieli del capricorno. È un ciclo lento sottaciuto quello che conduce al capricorno, segno ibrido, simbolo tra i più complessi, pesce che risale l’abisso cui appartiene ma non può ossigenarsi, capro delle vette che ridiscende senza condividere cammino, in una sembianza unica che sta a principiare l’inverno, la morte infine satura che precipita nell’abbandono totale del colore e il sonno che riflette la sua tempra estatica nella totale immobilità delle cose.
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