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captain america: il primo vendicatore

Creato il 26 luglio 2011 da Albertogallo

CAPTAIN AMERICA: THE FIRST AVENGER (Usa 2011)

locandina captain america

Steve Rogers è uno sfigato senza speranza. Ma di quelli proprio radicali, che si fanno menare a ogni angolo di strada e una ragazza non l’hanno mai vista nemmeno da lontano. Insomma, una specie di Peter Parker, ma ancora più brutto e con l’ulteriore sfiga di vivere negli anni Quaranta. Lui vorrebbe andare in guerra a uccidere quei bulli dei nazisti, ma la sua asma e il suo fisico minuto non glielo permettono. Fortuna che arriva il dottor Erskine, che vede in lui potenzialità nascoste e lo usa come cavia per un esperimento rivoluzionario: grazie a un siero miracoloso Rogers diventa Captain America, sorta di superuomo che aiuterà gli Stati Uniti nella guerra contro i tedeschi e contro l’ubernazista Johann Schmidt, anch’egli “potenziato” da un antico esperimento di Erskine.

Ah, l’ucronia! Cosa sarebbe il mondo dei fumetti (e dei film tratti da fumetti, come questo) senza l’ucronia! Così come gli X-Men, pochi mesi fa (tanto per rimanere in zona Marvel), avevano scongiurato con i loro superpoteri la crisi missilistica cubana, così Captain America aiuta il suo Paese a vincere la seconda guerra mondiale. E lo fa in modo tutt’altro che spiacevole: lontano dalla spocchia intellettual-noiosa che aveva rovinato Thor (personaggio che presto ritroveremo proprio al fianco di Steve Rogers nel film sui Vendicatori), Captain America è un bel fumettone, avvincente, citazionista e scanzonato quanto basta per renderlo uno dei Marvel movie più convincenti degli ultimi anni. È anche vero che un paio di difettucci gli impediscono di essere al livello di Iron Man e Spider-Man. Innanzitutto si fa sentire la mancanza di profondità psicologica del protagonista: ok, Rogers è vittima degli spacconi, è insicuro, non può andare in guerra e tutto quello che volete, ma mancano completamente i drammi interiori freudshakespeariani (o, al contrario, la graffiante ironia) che avevano reso grandi Tony Stark, Peter Parker e, già che ci siamo, il Batman di Nolan. Lo scarso spessore narrativo di Captain America si riversa di conseguenza anche sui personaggi secondari, compresa la bella e inutile Peggy Carter (ma davvero settant’anni fa le donne potevano rivestire ruoli di potere nell’esercito americano? Mmmh, mi sa di no…), il cattivone Red Skull e il dottor Erskine, quest’ultimo uguale a mille altri scienziati pazzi del mondo dei fumetti e riscattato solo dalla prova del sempre bravo Stanley Tucci.

L’altro difetto di questo film è una regia non sempre all’altezza della situazione: laddove non mancano adrenaliniche scene d’azione (per esempio il primo inseguimento, tra le vie di New York) e altre sequenze ben riuscite (gli spettacolini di Captain America quando ancora è un fenomeno da baraccone mediatico, o il finale, davvero sorprendente), spesso le idee migliori si riducono a sterili citazioni di classici del cinema (l’inseguimento nei boschi, in particolare, è ripreso pari pari da Il ritorno dello Jedi), e alcune scene potenzialmente interessanti vengono sfruttate decisamente male (su tutte lo spiegone iniziale di Erskine).
Anche la scelta degli attori, Tucci e Tommy Lee Jones a parte, non è particolarmente brillante: Chris Evans nella parte principale se la gioca per inutilità con Chris Hemsworth (che fu e sarà Thor), Hayley Atwell (Peggy) per quanto graziosa è piuttosto dimenticabile e Sebastian Stan, nella parte dell’amico di Rogers che muore cadendo dal treno, è così vacuo che non sono nemmeno sicuro di aver azzeccato il nome.

In ogni caso, per tornare a bomba, questo Primo Vendicatore non delude le aspettative degli amanti del genere, entrando di diritto nella lavagna dei film che si sono comportati bene. Si tratta, credo, della prima pellicola di supereroi girata in costume, se così si può dire, la prima quasi interamente ambientata nel passato. Elemento che mi porta a un’ulteriore, ultima considerazione: a che pro? A che pro ambientare un film negli anni Quaranta se poi gli anni Quaranta sono storicamente e tecnologicamente assenti? Voglio dire, Captain America si svolge durante la seconda guerra mondiale, ma la guerra non si vede e non si sente, tanto che gli americani, invece di combattere contro i nazisti, combattono contro un pazzo che, allontanatosi da Hitler e soci, agisce in solitaria. E come combattono, questi schieramenti contrapposti? Con armi supertecnologiche che dire che fanno XXI secolo è riduttivo. Per carità, non pretendo che sia la Marvel a insegnarmi la storia, ma credo che il tutto sarebbe risultato più interessante se gli elementi “d’epoca” fossero stati sfruttati con maggiore convinzione, invece di ridursi a qualche ovvia pettinatura démodé.

Alberto Gallo



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