Cara amica femminista,tu che hai fatto il sessantotto e te ne vanti alle feste dei matusa, che praticavi l’amore libero ma a tua figlia hai messo una tagliola tra le gambe: sì, parlo proprio con te.Ti sono grata per alcune cose, anche se non so esattamente quali dal momento che il suffragio universale esiste dal 1945 e quindi forse perfino da prima che tu nascessi, ma per altre cose scusami, ma era meglio se te ne stavi buonina buonina.Perché hai fatto danni, mia cara amica femminista.
Di fondo hai sbagliato un concetto di base: hai reso le donne “un po’ più uomini”.Cerca di capirmi.Io guardo il mio bambino dormire, un bambino che ha oggettivamente ancora bisogno della mamma (perché è un bisogno) e so che dovrò lasciarlo ad asilo e nonni per tornare al lavoro. Cosa c’è di naturale o giusto in questo? Niente. Dai, prova a dirmi una sola specie animale in cui succeda una cosa del genere. Come? Hai un vuoto di memoria, amica femminista? Non ti viene al momento in mente nemmeno un animale che abbandoni la prole per lavorare al grido di “il corpo è mio e me lo gestisco io”?
Il fatto è che tu quel reggiseno non dovevi proprio bruciarlo.Se fossi stata in te, io quel reggiseno lo avrei portato con orgoglio perfino sopra il Moncler!Perché bruciando il reggiseno è come se avessi dato ragione all’uomo: la donna non vale niente di per sé, così come è ora, vale solo se le permettiamo di comportarsi come un uomo. Invece di valorizzare quello che ci rende uniche, amica femminista, in un impeto di ansia da prestazione hai voluto dimostrare all’uomo di essere come lui. E hai toppato di brutto, perché noi donne non siamo come gli uomini e grazie al cielo non lo saremo mai.Invece di batterti per dare dignità a quello che ci rende donne, lo hai voluto buttare via e hai dimostrato all’uomo di poter fare tutto quello che fa lui.Clap, clap, amica femminista.
Ora che ci sei riuscita, a noi donne del futuro che cosa ne viene in tasca?Vorrei poterti dire che non ce ne viene in tasca un bel niente, ma purtroppo non è così.Ce ne viene che possiamo tranquillamente continuare ad occuparci di tutto quello di cui le donne si sono sempre occupate, con amore e pazienza (curare la nostra famiglia, assistere le persone che amiamo, preoccuparci sempre, di giorno e di notte, di tutto e di tutti) e nel frattempo dobbiamo fare anche tutto quello che fa un uomo. Tipo lavorare come muli anche fuori casa (altrimenti sei una sciattona nullafacente e pure mantenuta), essere economicamente indipendenti (anche se faccio notare che un uomo non è veramente indipendente nemmeno nella propria igiene personale), e come minimo frequentare due palestre.
Questo perché, grazie anche e soprattutto a te, nessuno sa quanta fatica costi.Nessuno sa quanta pazienza ci voglia veramente, quanto devi avere lo stomaco forte e le (s)palle larghe per essere "semplicemente" una donna. Tu dovevi far vedere questo, amica femminista, non rinnegarlo come se non valesse niente.Vale molto, amica femminista. Vale così tanto che nessuno riesce a rimpiazzarlo quando manca in una famiglia.E invece di gareggiare con l’uomo a chi ha più testosterone, avresti dovuto prendere il suddetto uomo e cacciare addosso il reggiseno pure a lui almeno per una settimana, per fargli capire che cosa si prova. E avresti dovuto farlo stirare, pulire, medicare ginocchia sbucciate, mediare con i suoceri, andare a parlare con i prof, sentirsi costantemente giudicato da quelle arpie delle mamme del parchetto, preparare la cena per sentirsi dire “no, stasera non mi va”, stare sveglio la notte con qualcuno che ha avuto un incubo, prendersi cura di un’anziana zia non autosufficiente, non dimenticare una scadenza/ricorrenza/compleanno, confezionare bomboniere per una cresima, raccogliere calzini sporchi lasciati per casa come le briciole di Pollicino ogni santa mattina che dio ha fatto, ai pranzi e alle cene essere carino con tutti e perfino partorire e allattare. Scommetto che la voglia di fare il cafone gli sarebbe passata e avrebbe iniziato a rispettarti in quanto donna, invece di temerti come avversaria.
Che poi, per carità, mica sto dicendo che si stava meglio quando si stava peggio, quando ce ne dovevamo stare zitte e mute in un angolo.Io dico solo che non mi sento affatto “liberata” grazie a te, amica femminista.Anzi, se vogliamo proprio dirla tutta sento che non posso davvero scegliere che donna voglio essere. Perché hai imposto un modello di donna “uominizzata” che se non lo incarni non sei nessuno.
Se volevi fare davvero un gran lavoro, amica femminista, dovevi farti meno canne e avere un po’ più di autostima.La Redazione
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