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“Cara Italia…”

Creato il 22 ottobre 2013 da Fugadeitalenti

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Settimana di segnalazioni, quella che inauguriamo oggi. La prima ce la invia il nostro lettore Lorenzo. Si tratta di una bellissima lettera che la blogger Cecilia Rasile, analista politica, scrittrice e freelance appassionata di Medio Oriente, ha scritto al suo Paese, l’Italia.

Italia vista dall’estero. Vista come un Paese a cui è stata rubata una risorsa fondamentale: la speranza. Clicca qui per leggere la lettera in versione integrale.

“Cara Italia,

È ormai un anno che me ne sono andata, ma ancora mi manchi.

Mi mancano le persone che ti hanno fatta grande, i tuoi viali alberati, i tuo scorci unici, la tua unicità.

Solo tu sai essere insieme difficile e spaventosamente meravigliosa, solo tu sai riempiere di una solarità che scalda l’animo, anche se nessun paese sa essere amaro come te.

Amaro è vederti data in pasto a chi di te si nutre, privandoti della tua grandezza, mettendo all’angolo chi ti ama e concedendo il palcoscenico unicamente a chi ti fa violenza.

Non solo nel teatrino dei talk show, dei telegiornali o del parlamento, ma nella sensazione d’impotenza che si prova osservando, parlando con chi ogni giorno si sveglia cercando di credere nel domani.

Ogni giorno che passa, ogni governo che si succede, ogni scandalo che scoppia, non serve ad altro che a rubare la speranza nel futuro. Un futuro che non appartiene solo a te, allo spread, al Parlamento o ad una legge elettorale, ma alle migliaia di persone che in te credono, che alla mattina si alzano, si vestono e cercano un espediente per tirare avanti, ai migliaia di giovani che mettono da parte i propri sogni per un posto mal retribuito per cui sono sovra qualificati, ai migliaia di imprenditori che per sopravvivere devono scendere a compromessi, ai poliziotti e ai carabinieri che pagano di tasca loro quello che un pensionato ruba in supermercato, ai giovani genitori che hanno ancora il coraggio di credere in te quando mettono al mondo un figlio.

Questo è ciò che sta succedendo, non stiamo diventando solo più poveri, non stiamo solo pagando più tasse, non stiamo perdendo competitività, stiamo smarrendo qualcosa di molto più prezioso: la speranza.

Un paese che non crede più nel proprio domani è un paese che non ne ha uno. Un paese che, invece di lottare sceglie di assopirsi e conformarsi, un futuro non lo merita”. [...]

CLICCA QUI PER LEGGERE IL SEGUITO DELLA LETTERA

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