di Rina Brundu. Cara Oriana, se proprio insisti ti racconto… ma stai sicura che non mento quando ti dico che vecchio, vecchissimo di milioni di anni, provato, provatissimo – come se anche le infinite arringhe a difesa del dottor Ghedini, si fossero infine trasformate in altro dazio da pagare all’età che avanza – mi è sembrato Silvio Berlusconi durante le numerose interviste tv che si è “concesso” in questi giorni di intensa campagna elettorale; con il solo risultato, tra l’altro, di invitare il potenziale futuro elettore a cambiare canale.Che poi si dice “interviste” tanto per fare, tanto per capirci, for lack of a better term. Fossimo stati ai tuoi tempi, giornalisticamente parlando sarebbe bastato un “fendente” neppure troppo centrato per stenderlo, metterlo knock-out e fuori dall’usuale comfort-zone. Ma i pur gentili e simpatici Nicola Porro (così come i dipendenti del servizio pubblico – leggasi RAI – e gli impiegati dei giornali che contano in crisi editoriale), di oggi non sono – purtroppo – le Oriana Fallaci ruspanti delle interviste a Giulio Andreotti. Ti assicuro infatti che c’era qualcosa di sconvenientemente “tragico” (quando il tragico è la sottile linea rossa generata dall’incontro tra il triste e il sublime “suo malgrado”), nell’intervista rilasciata dal leader di Forza Italia al conduttore di “Virus- il contagio delle idee” (Venerdì, prima serata, Rai2). Come spiegarmi meglio? Ecco… faceva male al cuore vedere il ruolo del giornalista politico ridotto al ruolo di raccatta-filo del discorso, ridotto al ruolo di presenza che assentisce (assentisce, ma si dice in italiano? Oh, what the f*ck, se ci stiamo politicamente fottendo il Paese che sarà mai se ci fottiamo pure la grammatica!!!), che ha troppa coscienza di essere al cospetto del “potere”, che pare incapace di cogliere il “tragico” (ancora!), nella figura di quel vecchio leader che combatteva la sua inutile battaglia contro il Tempo. E a proposito del “troppo stroppia”, Silvio Berlusconi, o chi per lui, non si è fatto mancare neppure la prevedibile lettera di propaganda al Corriere della Sera (che naturalmente l’ha pubblicata!); missiva nella quale il signore di Arcore non ha dimenticato di mettere nero su bianco il Credo imparato a memoria, ovvero quella stessa litania masticata in tv che oramai determina un cambio di canale alla prima “nota” quasi come se il telecomando avesse a mind of its own. Ma ti racconto di Berlusconi solo a titolo di esempio. Di fatto, la morte del giornalismo politico a te così caro è sancita, di questi tempi, da altri innumerevoli casi, anch’essi tragici anch’essi emblema evidente di quanto sia fragile la linea che separa il professionismo serioso dalle scritture facete: pensa al renzismo trionfante e acritico tra le pagine dei giornali di grido, pensa al renzismo trionfante e acritico nei programmi delle tv generaliste et non, pensa alla genuflessione totale del politically correct che avanza non per meriti propri ma perchè non si conosce e non si è mai conosciuta altra alternativa valida. Che davanti allo straordinario status-quo “tenere” per Grillo sembrerebbe l’unica cosa sensata che un intelletto ragionevolmente libero e desideroso di cambiamento possa fare. Fortuna che ad instillare il dubbio che questa potrebbe pure non essere la via…. del meglio che è migliore, ci pensano gli exploit dei suoi candidati grillini… Cara Oriana, fattene una ragione, il giornalismo politico è morto: viva il giornalismo politico! Featured image, Oriana Fallaci.
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Cara Oriana ti racconto… – Sulla carica delle 101 interviste di Berlusconi e sulla morte del giornalismo politico
Creato il 05 maggio 2014 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornaliPossono interessarti anche questi articoli :
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