Cronaca di una mattina in fila per la mostra del grande artista lombardo.
Una Pasquetta diversa dal solito. Ieri mattina con la mia famiglia ci siamo recati a Roma per poter assistere a questo grande evento: la mostra di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, in occasione del 4° centenario della sua morte.
Questa straordinaria esposizione racchiude un percorso sintetico, non antologico incentrato sulle opere storicamente accertate.
Lasciati i bagagli all’Hotel Palladium, vicino alla Stazione Termini, abbiamo usufruito del bus n. 40 che, con sole due fermate ci ha portato alle Scuderie del Quirinale.
Temevamo un’immensa fila ma ce la siamo cavata con sole due ore d’attesa.
Abbiamo conosciuto una simpatica amica, Elisabetta, con la quale, abbiamo ingannato il tempo d’attesa chiacchierando dei nostri rispettivi passatempi e scambiandoci le nostre mail.
Due ore di fila passate velocemente anche se a rischio pioggia abbondante (ma poi ,o per fortuna, solo qualche minuto) finchè abbiamo raggiunto l’ingresso. Acquistato il biglietto al costo di 10 euro, abbiamo poi voluto integrare il nostro percoso con l’audioascolto. Prima d’entrare infatti si possono prendere in affitto con 4 euro gli apprarecchietti che, a mio avviso, sono stati fondamentali per la visita.
Pareva infatti di assistere , davanti ad ogni opera, ad un vero e proprio mini-film.
Si rimane estasiati davanti alla magnifica Canestra di frutta, dove ogni particolare è talmente curato da sembrare una fotografia o alle due Cene di Emmaus. Personalmente però mi ha colpito il quadro rappresentante I bari.
Bellissime ed attuali le espressioni dei ragazzi che giocano a carte assecondati da una persona matura che istiga a barare.
Ma non basterebbero le pagine di questo blog per raccontare la mostra.
Vi invito a trovare due giornate del vostro tempo per recarvi ad ammirarla. (si concluderà il 13 giugno). Tante opere così importanti, prese in prestito da gallerie d’arte sparse per il mondo, si rivedranno, tutte insieme, probabilmente fra 100 anni, al prossimo anniversario.
A metà pecorso abbiamo potuto spezzare con un pranzo nel ristorante interno, anche se c’è una caffetteria molto fornita di panini e dolci per un brek.
Alla fine del percorso, sempre all’interno del palazzo, siamo rimasti a bocca aperta nel vedere, attraverso le grandi vetrate, il panorama completo di Roma .
Poi, all’uscita del palazzo abbiamo capito di essere stati fortunati con la coda: infatti , ci siamo resi conto che se avessimo ritardato anche solo di mezzora, la nostra fila si sarebbe protratta per almeno altre 5 ore.