Magazine Arte

Caravaggio: Cena in Emmaus

Creato il 05 febbraio 2012 da Robydick
Caravaggio: Cena in EmmausPremessa:
Il mio più grande Amico attuale, che mi sta anche istruendo e non poco sulla mia passione che è il Cinema, ha insistito: "Devi analizzare i quadri di alcuni grandi pittori, primo fra tutti Caravaggio!". E' stato categorico e hai voglia a dirgli che non capisco nulla in materia, lui ha insistito. Ho cercato di studiare qualcosa, ho letto e non lo nego un po' nel web, ma l'altro suo imperativo, quando ha capito che avrei fatto una sintesi di studi terzi, è stato: "Devi prima cercare te, da solo, di capire perché Caravaggio, come altri, è tanto importante per il Cinema". Un esperimento, di analisi di un quadro, di Cosa e Come lo esprime lo voglio quindi fare. E' una specie di gioco formativo quindi quello che leggerete. Mi sono anche divertito.
Il quadro che ho scelto (che vedete in cima all'articolo,) dopo averne visti molti grazie a "san google", è "Cena in Emmaus" (1601-1602). Non possiamo minimamente parlarne senza sapere almeno cosa rappresenta. Ecco quel che dice wiki e mi limito a riportare solo questo:
"Rappresenta il culmine dell'azione dell'episodio descritto nel Vangelo, Luca (24:13-32), due discepoli di Cristo, Cleofa a sinistra e l'altro a destra, riconoscono Cristo risorto, che si era presentato loro come un viandante e che avevano invitato a cena, nel momento in cui compie il gesto della benedizione del pane, fondando così il sacramento dell'Eucarestia"
Leggiamo anche dal Vangelo secondo Luca (24,13-35):
Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: «Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò: «Che cosa?». Gli risposero: «Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l'hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevan detto le donne, ma lui non l'hanno visto». 
Ed egli disse loro: «Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi perché si fa sera e il giorno gia volge al declino». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l'un l'altro: «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?». E partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone». Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
La visione complessiva mi trasmette intanto le sensazioni dei 4 personaggi. Sono evidenti. Cleofa salta dalla sedia e l'altro allarga le braccia in un gesto che esprime la gioia di vedere innanzi a sé il prodigio della resurrezione. Hanno tutti le labbra chiuse, è quell'istante che precede la sua sparizione. Un attimo, il dipinto ritrae un fuggevole attimo. Prima stavano parlando, e ce lo dice lo sguardo dell'oste, in piedi alla sinistra di Gesù. Bella figura, è lì tranquillo e senza aspettative, maniche alzate e fazzoletto al collo, è uno che lavora e suda, uno "normale" in quella congrega. Sono Poveri. Un vestito lacero. Una conchiglia come spilla, che strano quello stemma. Sarà un pescatore? Come medaglia non può mettere altro. Mitili e crostacei sono mica le prime forme di vita complessa apparse sulla terra? Sì, ma guai a dirlo a certi...
La tavola è ben imbandita, con quel pollo dalle zampe lunghissime e un cesto perigliosamente in bilico, o non lo è? A me l'ombra dà quella sensazione, che il cesto della frutta debba cadere da un momento all'altro. Se il tempo trascorso me lo racconta l'oste quello a venire, con il sussulto dei discepoli esternato in movimenti grandi e probabilmente goffi lo vedo in quel cesto che sta per cadere. C'è passato e futuro in un disegno chimicamente statico. Un istante che viene rappresentato comprimendolo nel prima e nel dopo.
Sbaglio o i protagonisti sono vestiti come i contemporanei di Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio (Milano, 29 settembre 1571 – Porto Ercole, 18 luglio 1610) ? Anche le sedie, le decorazioni del tavolo, la caraffa di vetro, tutti indizi. A parte Gesù ovviamente che veste e pettina come iconografia comanda. Devo dire, è proprio un bel pacioccone!, d'aspetto un po' femmineo sembra un bel esemplare di giovanotto in carne popolano. M'ispira simpatia, vien voglia di dargli un pizzicotto a quelle guanciotte! Ma non era stato torturato e ucciso, sepolto, 3 giorni di sostanziale digiuno... come cavolo è possibile che è così? Ottimista o spiritoso il nostro Caravaggio? Probabile che più semplicemente ci voglia mostrare un Gesù "normale" nella sostanza, certo uomo di una bellezza non proprio comune, sceso ora definitivamente in terra. Ha dovuto subire quello che ha subito per diventare come noi. A tradire la sua "nobile" origine ci sono però le mani, come sono gentili in contrasto con le manone del (presunto) pescatore, ruvide e doppie.
E' illuminato da sinistra Gesù, e da un'altezza appena superiore alla sua postura seduta. Non è una luce dall'alto come per lui ci si dovrebbe aspettare. Dio l'ha abbandonato al suo destino? Ci pensa la finestra di un'osteria a fargli luce. Le ombre risaltano la pienezza del suo viso e dietro di lui ancora l'ombra dell'oste, personaggio sul quale per indole continua a focalizzarsi la mia attenzione. Mi piace quella faccia, sembra dire: "dai, ti ascolto, c'ho da lavorà ma 'mme pare ne valga la pena, 'na volta tanto ho 'n avventore interessante". Ai due discepoli Gesù manco pare dar troppa confidenza, sono come due "tommasi", per credere han bisogno di vedere. L'oste è un gradino sopra, lui vuole ascoltare, ed è quell'ombra che ogni fede si deve portar dietro, come un bagaglio pesante, un fardello al quale non puoi sempre rispondere con un "ci vuole fede". La gente vera è concreta nella sua vita quotidiana e anche dalla fede vuole risposte concrete.
Manco mori' in santa pace t'è stato concesso, povero Cristo d'un Dio! T'è toccato persino la fatica di far capire che veramente eri risorto. Come ti si poteva più credere, con quella fine che avevi fatto? Pensi che poi chi ti ha osannato ai quattro angoli della terra ti abbia davvero onorato? Non mi pare. Meglio gli Osti che i discepoli. Se ti fossi rivolto a loro non avresti avuto bisogno di stupirli.
Ecco, questo m'è uscito dalla tastiera guardando questo bellissimo quadro. E' Cinema questo? Forse quello che ho scritto io, magari raccontato da Totò! Non so manco dare una definizione del Cinema, figuriamoci...
Alla prossima, con un altro autore, altra sorpresa, altro svago, altre bestemmie forse ma dipende dal soggetto. Mo' vado ad aprire una bella bottiglia, necessito di ridarmi il tono da taverna che mi si confà:
Credo in un solo Amarone,rosso nettare onnipotente,plasmatore del cielo e della terra,di tutte le cose visibili e chi se ne frega di quelle invisibili...

Robyciuk

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :