Pronta come una persona che risponde “Pronto” al telefono, eccomi di nuovo sulle frequenze di questo blog che noi tutti amiamo definire un porcaio un’orgia di scrittori una grande famiglia. Non vi chiedo come stiate perché fondamentalmente non me ne frega una mazza, in compenso ci tengo a raccontarvi di come stia io. Io sto bene, grazie, tipo che se mi doveste chiedere “Come stai, Wannabefre?” io vi direi “Benissimo. Lo stesso non posso dire di te, ma vabbè”.
Sto bene perché vado in palestra con regolarità, due o tre volte la settimana. Combatto la stanchezza e la pigrizia con il pensiero della retta annuale pagata agli usurai agli amici della GetFit e il mio fisico è un po’ più scattante rispetto al flaccidume di un anno fa.
Pensavo di essere già sulla buona strada, e invece il mio adorato, fisicatissimo, bonazzo di un capo Signorponza (agevolo una foto per farvi capire quanto saremmo belli insieme einvece) mi ha messo all’erta.
LA PALESTRA È SUFFICIENTE PER POTERSI SENTIRE A POSTO CON LA COSCIENZA?
Il signor Ponza mi ha fatto riflettere su quanto mi dessi da fare sullo step, sulla panca, sul vogatore e poi polverizzassi tutto quel sudore con un piatto di spaghetti da cento/centoventi grammi. L’altra sera, mentre stavamo messaggiando, mi sono sentita una bulimica ingorda. Come ho potuto dimenticare il settanta percento dell’allenamento, ovvero tutto quello che si fa al di fuori della palestra, una volta che si scende dalla cyclette e si spergiura di non risalirci mai più per i prossimi quindici anni?
Tralasciando la PESANTEZZA del Ponza, che meriterebbe un post a parte, vorrei concentrarmi sulla questione alimentazione corretta. Lui è tutto focalizzato sull’assunzione di proteine mattinapomeriggiosera, io sono più orientata all’ingozzarmi di carboidrati almeno due volte al giorno. Io amo i carboidrati. Mi butterei carboidrati in faccia. Come potrei pensare di separarmene? Ma soprattutto, come è possibile raggiungere quel senso di sazietà tendente alla nausea che solo un piatto di spaghetti è capace di darti? La sera potrei anche cavarmela con un secondo, ma il pranzo. Il pranzo. Se mangio un’insalata senza pane finisce che alle quattro del pomeriggio mi attacco alle gambe del tavolo, se scelgo una bistecca mi ritrovo poco dopo a ravanare tra i panettoni rimasti in ufficio dal Natale. La soluzione della frutta è un buon palliativo, ma devo ammettere che sbucciarla mi causa un tedio infinito; se volete farmi uno sgarbo, basta regalarmi una mela succosa ma non ancora sbucciata. È come per un cattolico praticante, durante la Pasqua, avere sottomano delle tette e non poterle toccare.
Vorrei essere in grado di fornire a tutti i lettori di questo blog dei consigli legati all’alimentazione per poter raggiungere uno stato di grazia accettabile (dove per “stato di grazia accettabile” intendo la 40/42 per le donne e la 46/48 per gli uomini). Io consiglierei di fare sempre colazione (se non altro perché vi obbliga poi a lavarvi i denti), carbs all over per il pranzo e proteine la sera. A me sembra un buon compromesso, so già che il Signor Ponza storcerà il naso. Ma siccome io non voglio vedermi con la gotta nei prossimi tre anni, continuo a credere nel potere della pasta, del pane e del riso.
Dato che questa disamina sull’alimentazione sta occupando troppe conversazioni tra me e il mio datore di lavoro, vorrei chiedervi di schierarvi: siete #teamPonza o #teamWannabefre?
Baci & Carbs,
Wannabefre