I dipinti raffiguranti i minatori ottocenteschi mentre estraggono il carbone, materia prima assurta a simbolo della Rivoluzione industriale, esprimono per l’immaginario collettivo il progresso e la fatica.
Ai giorni nostri il carbone rimane economico, semplice da estrarre, trasportare e utilizzare. Secondo la BP, un gigante dell’energia britannico, continua ad essere abbondante e le riserve riconosciute proverebbero la possibilità di utilizzare ancora carbone, al consumo attuale, per altri 109 anni.
Le maggior parte delle riserve planetarie sono site in paesi politicamente stabili. Esiste una vasta scelta di affidabili compagnie come BHP Billiton (anglo – australiana), Glencore (anglo – svizzera), Peabody Energy e Arch Coal (entrambi americane).
Gli altri combustibili sono tempestati da interferenze statali e cartelli, mentre il consumo dell’industria del carbone per il riscaldamento, produzione energetica e metallurgia è pienamente ancorato al mercato mantenendo un prezzo molto basso ed economico.
Come una volta lo è stato per la rivoluzione industriale, anche attualmente potrebbe offrire una chance di riscatto per i paesi più poveri.
Insomma, cosa potrebbe volere di più l’umanità? Il carbone sembra assomigliare alla manna dal cielo se solo non avesse un piccolo problema: è dannatamente inquinante.
L’attività estrattiva, lo stoccaggio, il trasporto e il consumo sono pieni di pericoli. Le profondità delle miniere costringono i lavoratori ad operare i condizioni malsane e pericolose.
Le minieri a cielo aperto che sono la maggior parte squarciano lo strato superficiale della terra e si abbuffano di acqua. Il trasporto poi produce un mucchio di problemi ambientali.
L’aumento deelle emissioni di diossido di carbonio dovute all’elevato consumo di carbone minacciano di friggere il pianeta come riporta Intergovernamental Panel on Climate Change.
Il diossido di carbonio rende gli oceani acidi. Bruciare carbone produce anche diossido di zolfo che sgretola gli edifici e aumenta la possibilità di malattie polmonari.
Da alcune analisi, le centrali elettriche a carbone producono più radioattività di quelle nucleari. Rilasciano delle microscopiche e letali particelle e per ogni unità generata, causano più morti di quelle alimentate a petrolio.
Ma la povertà uccide alla stessa maniera e la bassa crescita costringe i politici a lasciare la poltrona. Pertanto decenni di preoccupazioni ambientali non hanno portato che solo marginali limitazioni.
L’americana Energy Information Administration riconosce che nel 2040 gli Stati uniti produrranno dal carbone ancora il 22% della loro energia elettrica (oggi è del 26% questa incidenza).
La Cina è il maggior consumatore del mondo, ma l’India e l’Africa nei prossimi decenni potrebbero scavalcarla.
In Germania i watts di energia prodotta dal carbone costano la metà di quelli prodotti dal gas naturale. E’ un paradosso che il cosnumodi carbone è in esplosione nel paese più green d’Europa.
La produzione di energia dall’economico, sporco e marrone carbone (lignite) è attualmente di 162 miliardi di Kilowatt ora, il più alto dai giorni della decrepita Germania Est.
Il Giappone dopo il disastro nucleare di Fukushima ha approvato una serie di leggi che promuovono l’uso del carbone come fonte energetica.
L’unica speranza che potrà venire per l’ambiente e per un utilizzo pulito del carbone è la tecnologia che potrebbe disinnescare gran parte dei problemi legati alla combustione e al trasporto.
Il riscaldamento del pianeta ha bisogno di grandi speranze.
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