Anche ammanettato, puoi rubare
se non altro
le innocenze
A chi è rimasto
ho rubato
le lame oblique
del sole d'ottobre
A chi è rimasto
ho rubato
gli anni di sorrisi sciocchi
tutte le saggezze degli errori
A chi è rimasto
ho lasciato
come prigione il mondo
e me ne sono andato
Io piccolo re
di queste fortezze,
che non mi appartengono
A chi è rimasto
Luca Denti
La letteratura può fare miracoli. Se lo dice uno come Ernesto Ferrero, scrittore, anima del Salone del Libro di Torino, uno che apre il suo sito con una domanda "E' possibile cambiare il mondo con i buoni libri?", c'è da dargli fiducia. Se la riflessione, arriva da un luogo insolito come un carcere, davanti ad una platea di detenuti, l'ipotesi di lavoro è quasi un moto rivoluzionario. Come rivoluzionaria è quella signora minuta che gli siede accanto, ha superato gli ottanta ma la tenacia è quella di una giovane in carriera, si chiama Lucia Casalini ed è la vedova di Emanuele Casalini, un professore di letteratura che ha voluto portare la cultura, come condivisione e crescita comunitaria, in un supercarcere come quello di Porto Azzurro.
A Emanuele Casalini è intitolato un premio letterario nazionale per detenuti che ieri è approdato a Brescia al carcere di Verziano per le premiazioni. Così dal presidente della giuria, Ernesto Ferrero, sono arrivate parole di speranza, segnali che attraverso la letteratura si può crescere insieme, ci si può emancipare, ci si può riscattare. E ciò che sorprende, sfogliando il volume che raccoglie i vincitori e i segnalati dell'edizione 2010, è trovare prose mature, liriche interessanti e storia che vale la pena raccontare. Come quella dell'ex sub finito nel carcere di Bari che bissa il successo dello scorso anno con un altro racconto di mare, con un'altra struggente "evasione" della mente verso le coste antistanti l'Albania, oppure con la storia dell'ergastolano che a vent'anni, nel '91, fu condannato per un duplice omicidio e che nel 2009 è riuscito ad ottenere la revisione del processo e l'assoluzione dalla Corte d'assise di Messina, oppure, ancora, con i pensieri dell'ex mago delle false fatturazioni e delle frodi fiscali chiamato a far nuovamente di conto, ma con la Giustizia, e che qui, in carcere, si scopre scrittore.
Parole che aiutano ad essere liberi, ad aspirare ad una libertà più matura, ad apprezzare valori veri e non ricchezze effimere, mondi deviati. Parole che aiutano al confronto, aiutano a crescere a mettersi in relazione con gli altri.
Parole che riescono a costruire un ponte tra fuori e dentro, così come l'iniziativa proposta a margine del Premio Casalini dall'associazione bresciana Carcere e Territorio, che ha invitato gli studenti a scrivere di carcere ottenendo riflessioni interessanti, metafore intriganti, storie che fanno diventare adulti.
Qualcuno, si è detto ieri, ha già trovato dove pubblicare le sue opere, altri, forse, lo faranno in seguito. Per tutti le pagine di un libro sono come ali: riescono a dare una libertà fino a quel momento insperata. La libertà dettata dalla consapevolezza di costruire uomini migliori.
L'altra libertà edizione 2009