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Carceri al collasso

Creato il 14 luglio 2011 da Lapulceonline

carcere dentroLa Polizia Penitenziaria è costretta a lavorare in condizioni difficili. Il Don Soria è vecchio e il San Michele “fa acqua” da tutte le parti.

“Il sistema penitenziario alessandrino da un lungo lasso di tempo vive una grave crisi, dopo l’apertura del 1997 della Casa circondariale “Cantiello-Gaeta”(Don Soria) attingendo a parte del personale dell’altro istituto “San Michele” e la creazione del Nucleo Traduzioni e piantonamenti. La città si è ritrovata ad essere una realtà penitenziaria fatta da ben due istituti con oltre 800 detenuti, numeri da grandi città, dove però, sia il numero degli operatori sia dei vari servizi connessi, è totalmente diversa. Il Sappe (sindacato autonomo di polizia penitenziaria) da anni si batte per evidenziare le gravi lacune che l’amministrazione penitenziaria locale e nazionale sta continuando a trascurare, oltre all’irrisorio numero di Personale di Polizia Penitenziaria, il sistema si trova a fronteggiare le enormi diffi coltà operative della Casa Circondariale, struttura vetusta ubicata al centro città e creata sulle basi di un vecchio convento, cosa che rende impossibile garantire sia la sicurezza, sia le normali attività previste dall’ordinamento penitenziario per i reclusi che sempre più spesso si trovano in celle sovraffollate e senza alcuna possibilità di avere una umana detenzione. Più volte lo stesso comune di Alessandria ha proposto la chiusura del vecchio istituto per i problemi poc’anzi accennati ma con scarsi risultati.

E’ notizia di questi mesi che oltre al danno si sta perpetrando anche la beffa, tanto è vero che nel piano carceri di prossima attuazione è stato previsto l’ampliamento della struttura del “San Michele” dove “dovrebbe” trovare posto un nuovo padiglione con la capienza di oltre 200 nuovi detenuti. È triste dover raccontare, per esempio, come le divise da indossare quotidianamente siano così usurate che è ormai pratica comune dovere rattopparle alla miglior maniera, oppure ricordare che alcuni posti di servizio, in particolare l’istituto di San Michele, non garantiscono più neanche la salubrità prevista per gli agenti di servizio. Due esempi:  le garitte per le sentinelle che cadono letteralmente a pezzi e la portineria.
Nei giorni di pioggia bisogna dotarsi di bacinelle per le infiltrazioni e quando le temperature estive salgono, risulta umanamente impossibile lavorare per 6 o 8 ore a oltre 40 gradi. Le Direzioni si trincerano dietro circolari che invitano al risparmio. I problemi si stanno ormai sedimentando gli uni sugli altri, ma gli unici che ne pagano le conseguenze sono sempre gli stessi”.

Enrico D’Ambola
Vice segretario regionale Sappe


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