di Michele Marsonet. Così se ne vanno anche i taxi di Londra. O meglio, restano ma diventano cinesi. Per gli anglofili come me è un brutto colpo, anche se certo vi sono notizie ben più gravi e importanti. Tuttavia esternare un certo sconforto è lecito, soprattutto se si ama molto un Paese e lo si vede perdere, pezzo dopo pezzo, i simboli di un’identità antica e conservata con cura sino a tempi (relativamente) recenti.
La globalizzazione continua a esigere vittime con le nazioni emergenti che vanno a fare shopping un giorno sì e un altro pure nei “luoghi sacri” della vecchia Europa. Quest’ultima, del resto, non riesce neppure a riconoscersi e a definirsi in quanto tale, e proprio i sudditi di Sua Maestà le hanno assestato un ulteriore colpo facendo capire che potrebbero presto staccarsi dall’Unione in modo definitivo.
Non sono mai entrati nell’eurozona, e bisogna pur ammettere che molti di noi – almeno a posteriori – li ammirano e li invidiano per aver preso quella decisione. Siamo sempre più portati a concordare con De Gaulle, che fece una fiera opposizione all’entrata del Regno Unito in una Unione Europea che ancora non si chiamava così. Gli inglesi, sosteneva il generale, sono sì europei, ma solo fino a un certo punto. Troppo forti i loro legami con gli Stati Uniti e troppo marcato il senso di appartenenza alla comunità di Stati anglosassoni i cui membri sono sparsi ai quattro angoli del globo.
Sin qui tutto bene. Se si trattasse solo di questo l’anglofilia potrebbe continuare immutata e, anzi, rafforzarsi di fronte al mantenimento dell’identità inglese (o britannica, per essere politicamente più corretti). Ma non è così, purtroppo.
Ripartiamo dunque dai celebri “cab” londinesi. L’azienda di Coventry che li produce, in amministrazione controllata da ottobre, ha dovuto licenziare quasi la metà dei dipendenti. A questo punto la compagnia cinese Zejiang Geely Holding si è fatta subito sotto fiutando il business (l’abilità commerciale dei cinesi è nota in tutto il mondo), e promettendo di garantire il futuro dei taxi. Piccolo – ma non tanto – dettaglio: Geely è già proprietaria del marchio Volvo.
Altro particolare. I “cab” inquinano troppo e non rispettano i rigidi limiti imposti dalla UE. Non si sa cosa faranno i cinesi per superare questo ostacolo non da poco. Spero non finisca come a Malta, il piccolo arcipelago che era, anch’esso, una colonia inglese. Lì l’Unione Europea ha imposto al governo locale di eliminare i vecchi autobus coloratissimi che certamente inquinavano, ma erano anche parte essenziale del folklore maltese. Ora sono stati sostituiti da bus nuovi di zecca e anonimi. Chi vuol vedere i vecchi autobus ha a disposizione solo le cartoline, e io ne conservo un modellino a casa.
Il mondo cambia ma ci dovrebbero essere dei limiti, soprattutto quando sono in gioco simboli che hanno caratterizzato un luogo o una nazione per tanto tempo. I “cab” cinesi si aggiungeranno a tante altre cose che fanno ora di Londra una città un po’ finta. La vecchia gloria imperiale si esprime ormai nei souvenir che i turisti – tantissimi i cinesi – comprano con avidità.
Persino la famiglia reale è diventata una sorta di souvenir vivente. Quando qualcuno contesta la sua presenza e chiede il passaggio al sistema repubblicano, gli viene subito fatto notare che, se ciò avvenisse, il Paese perderebbe una formidabile fonte di entrate. I reali sono forse la maggior attrazione turistica della nazione: perché, dunque, privarsene? Sarebbe un suicidio.
Non cito per carità di patria (britannica) le spinte autonomistiche sempre più forti che provengono soprattutto dalla Scozia e rischiano di disintegrare ciò che resta del Regno Unito. L’unica istituzione che mantiene l’antico prestigio è la City. L’esercito è ancora efficiente ma non in grado di risolvere davvero problemi senza l’aiuto dello storico alleato americano. Al massimo può preoccupare gli argentini quando chiedono per l’ennesima volta la restituzione delle Falkland/Malvinas.
E non ho menzionato lo shopping arabo che ha preceduto quello cinese e continua senza soste. Il mio è ovviamente un discorso nostalgico e passatista, ma non me ne vergogno. I “cab” londinesi non sono taxi come tutti gli altri, ma simboli che hanno caratterizzato un’intera epoca e restano impressi nella memoria collettiva (non solo inglese). A volte i discorsi su concorrenza e libero mercato cedono il posto alla nostalgia, e penso sia bene così.
Featured image, Cartoon from Punch (1907), the British humor magazine, entitled “The Passing of the Growler” showing Mr. Punch bidding farewell to the “growler” which was being replaced by taxicabs. Caption: “Good-bye, old friend. You’ve been very useful to me, but your day is done.” The two men in the rear right are former cartoonists for Punch Charles Keene and John Leech. Source Wikipedia.
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