Spesso, viaggiando, capita di imbattersi in realtà che i nostri occhi preferirebbero non vedere; quei luoghi da sogno che nell’immaginario comune sono come dei paradisi in terra a volte, per chi ci abita, non sono altro che sinonimo di miseria, fame e sofferenza.
Per fortuna c’è chi, oltre a viaggiare, ha deciso di dare una mano a queste persone meno fortunate allestendo scuole e ospedali, scavando pozzi, inviando medici esperti e scorte di cibo con l’obiettivo di salvare bambini e aiutare donne e uomini in difficoltà.
Sono queste le famose ONLUS, organizzazioni non lucrative con utilità sociale, le quali si prodigano per raccogliere il maggior numero possibile di fondi da investire in opere buone in una grande varietà di paesi in Africa, Asia o Sud America.
Purtroppo però non tutte le associazioni meritano la fiducia che tanto richiedono; non sono isolati i casi di truffe e inganni in cui le donazioni vengono sperperate da disonesti fondatori senza cuore che preferiscono utilizzare quel denaro per sè stessi, prendendo in giro le persone e la povera gente che tanto ne avrebbe bisogno.
Tuttavia, nonostante ciò, sono altrettante (se non di pù) le ONLUS che dimostrano credibilità, che portano avanti progetti concreti e efficaci e che dunque meritano tutta la stima e l’aiuto di cui hanno bisogno per progredire.
Per questa ragione ho deciso di parlare oggi di “Care&Share”, un’associazione nata nel 1991 per iniziativa di Carol Faison e che si occupa di aiutare le popolazioni bisognose dell’India, in particolare della zona dell’ Andhra Pradesh.
Lo scopo è quello di portare avanti progetti di solidarietà, inserimento e sostegno nei diversi slums, nella prigione minorile locale, e nelle zone particolarmente sconvolte dalla povertà; Care&Share provvede inoltre all’assistenza e all’istruzione dei bambini attraverso la sponsorizzazione a distanza e, recentemente, grazie alle donazioni e al lavoro dei volontari, ha permesso di ultimare un villaggio per 600 bambini abbandonati e una struttura per accogliere 250 piccoli orfani o sieropositivi.
Personalmente ho la possibilità di consigliare vivamente quest’organizzazione in quanto io stessa, con la mia famiglia, ho potuto constatarne la serietà e l’efficienza adottando, nel lontano 2001, una bimba di nome Sirisha, ad oggi ormai diciannovenne.
Tramite Care&Share abbiamo potuto seguire passo passo la crescita di Sirisha creando con lei un forte legame affettivo; periodicamente l’associazione si preoccupa di inviare alla “famiglia adottiva” una grande quantità di fotografie del proprio bambino il quale spesso indossa o porta con sè proprio quei vestitini, quei giocattoli o accessori che ha trovato nel pacchetto che noi stessi abbiamo confezionato e spedito dall’Italia.
Infatti, oltre alle donazioni in denaro da effettuare tramite bonifico e necessarie per l’istruzione e la cure mediche, è possibile inviare al proprio bambini, per mezzo delle normali poste, dei pacchi regalo attraverso cui fargli avere dei pensierini quali caramelle, bambole, macchinine,vestitini e qualsiasi altra cosa possa farlo sorridere e sentire amato dai suoi “nuovi” mamma e papà. Inoltre gli operatori Care&Share monitorano costantamente le donazioni, organizzando dei pullman per accompagnare i bambini a fare le spese necessarie e verificando che il denaro ricevuto non venga loro sottratto dalle famiglie.
Sirisha aveva 7 anni quando è diventata la mia sorellina indiana, grazie a noi ha potuto studiare completando la scuola di base; ha poi frequentato un corso di sartoria e uno di computer ed ora è pronta per trovare un lavoro che la farà sicuramente guadagnare molto più dei suoi genitori che invece fanno i braccianti agricoli.
Noi abbiamo potuto seguirla in questo percoso anche grazie alle letterine da lei scritte, prima in un’incerta calligrafia telugu (con traduzione) e successivamente in un inglese sempre più scorrevole e corretto, che ci venivano recapitate dall’associazione.
Ora che è diventata grande il nostro compito con lei è ormai finito e siamo pronti a dedicare nuove attenzioni a qualche altro bambino bisognoso anche se, di certo, non dimenticheremo mai la nostra Sirisha!