C’era una volta uno scrittore che ha ripreso le carte di quell’indagine e ha costruito un lungo articolo su quella incredibile storia. Anch’egli è un prigioniero: dello stile retorico e ampolloso, talvolta rotto da lampi di burocratese che sono le stimmate del notabilato meridionale in letteratura. Ma questo non deve stupirci più di tanto perché il pm che indagò così male sul caso della bambina scomparsa è lo stesso dell’articolo che alla fine lo assolve. Ciò che invece dobbiamo domandarci è come sia possibile che due mediocrità in una conducano alla fama, alle grandi case editrici, alle critiche benevole dentro il circuito asfittico in cui si impasta la nostra intelligentia, E con quel carico di pregiudizi porti anche alle poltrone politiche in partiti che fino a ieri si dichiaravano contro i pregiudizi etnici.
Si la vicenda di Gianrico Carofiglio ancora una volta ci interroga sulla selezione delle elite in questo Paese, sulle infinite cooptazioni senza merito e sulla tendenza pecorile a farsi piacere ciò che ci dicono sia buono, senza avere l’autonomia e il coraggio, davvero il piccolo coraggio, di mettere a nudo le sostanze mefitiche avvolte in carta regalo. E badate lo dico consapevole che Carofiglio ha avuto un colpo di genio: quello di querelare un critico per un giudizio negativo sulla sua ultima opera. Con la carta bollata lo scrittore è riuscito ad essere degno di Gogol, di quella società di vlasti, mugichi e piccoli burocrati che tanto rassomiglia a certe contrade del Sud. Il mirabile impasto di arroganza, mediocrità, intoccabilità, fragilità interiore ha trovato il suo diapason.
Qualcuno penserà che la vicenda è così marginale che forse non vale la pena raccontarla, che la fatica di ritagliare questo particolare dentro il dramma imminente in cui viviamo, è fatica sprecata. Ma nel suo piccolo rappresenta bene le torsioni e l’insensatezza dentro cui navighiamo. C’é un premier che ha fallito tutto e che tuttavia si autoincensa e viene incensato in cerca del bis che serve al vecchio Silvio, ai senza idee e agli squali vaganti, c’è un governo di incompetenti e maneggioni, reso credibile solo a forza di media, la rapina dei soldi pubblici è definita burocraticamente legale, ci stanno mangiando e noi ci offriamo con l’olimpica immobilità dei pasticcini da the, i centrosinistri non riescono più a sopportare D’Alema, Veltroni, Bersani e tutto il vecchio perché non hanno mai fatto ciò che ci si aspettava, ma intanto si rivolgono a chi ha come unico specifico programma l’esatto contrario di quelle aspettative.
Diciamo l’Italia è un pessimo romanzo anche se figura come un bestsellers. Ma ai critici giungono solo querele.
* Per la vicenda della bambina rom e del pm Carofiglio cfr. http://blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2012/09/27/annamaria-rivera-carofiglio-i-rom-e-il-giallo-irrisolto/