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Cari fratelli dall'Africa

Creato il 07 agosto 2011 da Antonio
Cari fratelli dall'AfricaCari fratelli dall'Africa,
ho seguito con molta attenzione le vicende occorse il primo agosto a Bari, con gli scontri tra voi e le forze dell'ordine.
Lamentate tempi lunghi per il riconoscimento dello status di rifugiati, per il rilascio dei permessi di soggiorno e interminabili soste forzate nei centri di permanenza temporanea.
Se avete lasciato il vostro paese per rischiare la vita nella traversata del Mediterraneo ci sarà sicuramente un valido motivo e magari non avreste mai pensato che se il mare avesse risparmiato la vostra vita, l'ostacolo al vostro sogno sarebbe stato un timbro su un foglio di carta, ma queste cose capitano in un paese con un sistema statistico efficiente che deve verificare con zelo la provenienza e la destinazione di chi sbarca sulle nostre coste. Qualcosa sfuggirà a quel sistema statistico ma questo non è previsto dal sistema, piuttosto rappresenta un disguido, un equivoco, roba di poco conto. Sfuggiranno per esempio quanti tra voi vivranno condizioni di lavoro prossime alla schiavitù, sfuggiranno tutti quelli pagati pochi soldi e in nero per fare lavori che spaccano la schiena e che i miei compatrioti ritengono vili. Sfuggiranno anche quelli che dormiranno ammassati in un capannone di campagna senza alcun servizio igienico per raccogliere i pomodori con cui prepariamo il sugo che ci rende famosi in tutto il mondo e sfuggiranno tutti quelli che subiranno l'umiliazione di non avere alcuna garanzia per la propria sicurezza sul lavoro, per la propria salute, per la propria famiglia. Sfuggiranno a quel rigoroso sistema statistico quanti tra voi vivranno il proprio malessere nell'indifferenza delle istituzioni e penseranno di essere in una situazione disperata e senza via d'uscita ma forse sono proprio queste sviste del sistema statistico ed istituzionale del nostro paese che hanno fatto scoppiare la vostra rabbia latente che è sfociata nei disordini di una settimana fa.
Avete bloccato la ferrovia e la tangenziale di Bari impedendo per molte ore la libera circolazione delle persone e delle merci. In questa situazione poliziotti e carabinieri, chiamati ad intervenire, non potevano fare altro che indossare le loro divise anti sommossa e ripristinare in ogni modo la circolazione dei mezzi. Voi invece di obbedire agli avvertimenti delle forze dell'ordine avete lanciato pietre e la giornata si è conclusa con numerosi feriti. La giustizia italiana non ha tardato a fare il suo corso e inevitabilmente molti di voi sono stati riconosciuti colpevoli di reati gravissimi: resistenza a pubblico ufficiale, blocco di pubblico servizio, lesioni aggravate di agenti di polizia e di carabinieri, tutti reati che non possono essere tollerati in un paese civile come il nostro.
Se umanamente si può comprendere la rabbia pure si ha il dovere di considerare la faccenda in termini giuridici e di prerogative riconosciute a chiunque in un paese civile e democratico come l'Italia, prerogative che consentono a chiunque di manifestare pacificamente uno stato di disagio e di intervenire per risolverlo. Del resto uno stato è civile non quando elimina la violenza dal proprio territorio, obiettivo peraltro utopico, bensì quando crea le condizioni per renderne inutile il ricorso. O no? 
In un paese civile sono attivate tutte le necessarie procedure affinché una persona di qualunque condizione civile e sociale faccia conoscere alle autorità competenti una patente ingiustizia e le autorità hanno il dovere di intervenire tempestivamente per rimuovere gli ostacoli al benessere. Allora voi potevate parlare dei vostri problemi con un poliziotto o un carabiniere qualsiasi che si sarebbe incaricato di inoltrare la vostra denuncia al questore o alla stazione di comando, da qui il vostro reclamo sarebbe arrivato al prefetto che non avrebbe esitato a comunicare la faccenda a chi di dovere per risolvere il disagio e punire i responsabili a tutti i livelli di tale situazione. Anziché attivare questa virtuosa catena di interventi pacifici che contraddistingue un paese civile avete pensato di intraprendere azioni violente che non trovano alcuna giustificazione in un paese dotato di tutte le necessarie misure di garanzia e di rispetto della dignità delle persone.
Nel caso in Italia mancassero tali misure o non fossero attivate in maniera rapida ed efficace o la catena si interrompesse nell'indifferenza di qualche anello, allora io solidarizzerei totalmente e incondizionatamente con la vostra protesta, in caso contrario è evidente ad ogni persona di buon senso (e di buon gusto) che occorre esprimere una ferma e vibrante condanna per l'inconcepibile, nonché ingiustificato, ricorso alla violenza!
Con affetto e fiducia.

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