Cari lettori, è riduttivo scrivere che sia un piacere pr...

Creato il 18 aprile 2011 da Alessandraz @RedazioneDiario

Cari lettori,

è riduttivo scrivere che sia un piacere presentarvi la recensione de Le confessioni di Caterina de’ Medici, poiché se fosse una fiaba potrei dire che piacerebbe a grandi e piccini, a uomini e donne in ugual misura, lettura che è riuscita ad armonizzare l’affresco storico con i tratti avvincenti di un romanzo di fantasia.

Titolo: Le confessioni di Caterina de’ Medici

Editore: Corbaccio

Anno:2011

Collana: Narratori

Pagine:468

Prezzo:€19,60

TRAMA

A quattordici anni, Caterina, l’ultima legittima discendente dei Medici, viene promessa in sposa al figlio di Francesco I di Francia, Enrico. Allontanata da Firenze, umiliata in Francia dove il marito le preferirà l’amante Diana di Poitiers e dove per la corte rimase sempre e comunque «la straniera», Caterina seppe emergere dall’oscurità della storia e diventare una delle figure significative del sedicesimo secolo. Mecenate di Nostradamus e lei stessa veggente, accusata di stregoneria e di omicidio dai suoi nemici, Caterina in realtà combatté per salvare la Francia e i suoi figli dalla feroce guerra di religione che imperversava in Europa, inconsapevole del destino che l’attendeva. Ma nessuno lo riconobbe. Dallo splendore dei palazzi sulla Loira ai campi di battaglia insanguinati, ai meandri oscuri del palazzo del Louvre, questa è la storia di Caterina, raccontata dalla viva voce della regina. Né vittima né eroina, Caterina è la perfetta incarnazione dello spirito dei suoi tempi: una donna ambiziosa, che ha vissuto uno dei periodi più difficili della storia barcamenandosi tra opposte fazioni, combattendo per i suoi sogni e affrontando i pericoli e le manovre del potere con coraggio e tenacia. La sua vita è un avvincente romanzo d’avventura, scandita da lotte, tradimenti, intrighi e passioni. .

RECENSIONE

Come spesso si dice, paradossalmente comincerò dalla fine: vale a dire dalla curiosità verso gli altri due romanzi storici di Christopher W. Gortner che, da amante della letteratura e della storia di Inghilterra e Spagna (nonché dei rispettivi idiomi) questo romanzo mi ha suscitato. Mi riferisco nella fattispecie a The Tudor Secret e a The Last Queen, precedenti a questo su Caterina de’ Medici e - da quel che mi risulta - dedicati rispettivamente il primo una evergreen,Elisabetta I e il secondo una figura più trascurata, la regina Giovanna di Spagna, meglio conosciuta come Juana la loca.

Avviso agli eventuali lettori di questa recensione: non sto menando il can per l’aia né, come si direbbe in gergo, “ho sbagliato film” … il fatto è che quasi tutti i personaggi storici coinvolti nel romanzo oggetto di questa recensione, Le confessioni di Caterina de’ Medici per l’appunto, fanno parte di un bagaglio storico e culturale che tutti gli studenti di anglistica e ispanistica hanno dovuto portare in spalla (nella peggiore delle ipotesi), o che hanno proficuamente immagazzinato (nella migliore).

Dunque, vedersi sfilare davanti tante figure note che si intersecano con la duchessa de’Medici, poi regina e regina madre di Francia non fa’ che essere a sua volta a loro un rimando. Molto meglio che avere una prospettiva storica limitata ad ogni singola nazione, dato oltretutto che il rimando è inevitabile: i destini dei reggenti delle potenze europee del XVI secolo, e non solo, sono intrecciati. E’ infatti noto che le unioni matrimoniali tra corone di diversi paesi erano fondamentali per la difesa e/o l’attacco dei territori.

Tuttavia questo libro risulterà sicuramente accattivante anche per chi non abbia avuto già a che fare, se non per una infarinatura scolastica, con cotante teste coronate: se fosse un medicinale non esistono controindicazioni, anzi, è particolarmente indicato ad individui affetti da amore per la lettura e per le grandi vicende del passato.

La “nostra” Caterina, come fedelmente riportato nel romanzo, da adolescente vista con diffidenza dalla corte francese quando va in moglie a Enrico D’Orleans (la sua famiglia viene ritenuta di mercanti e non di nobili), diventerà infatti suocera di Maria Stuarda, ed anche di Filippo II di Spagna; da regina madre, poi, intratterrà rapporti epistolari e trattative con Elisabetta I di Inghilterra, tanto per citare qualcuna delle sue “alte frequentazioni”. Vivrà mentre si svolgono imponenti avvenimenti storici: circa un anno prima della sua morte, le verrà riportata dal figlio Enrico la sconfitta della flotta reale Spagnola, La Invencible Armada, (1588) ad opera della reale marina inglese. Efficacemente, nel romanzo Enrico racconta alla madre che il paese è tappezzato di cartelli che riportano, parafrasando: “Si è smarrita una armata, chiunque fosse al corrente della scomparsa è pregato di farne notizia”. Così i cittadini vengono mostrati ridicolizzare la sconfitta della Spagna, e Gortner pare volerci ricordare che fortunatamente il senso dell’umorismo e la satira esistono da tempo immemorabile. Gli riesce bene, perché il lettore è spinto a credere, a torto o a ragione, che sia andata proprio così fuori dal protocollo.

Tutti questi personaggi incontrati sui libri di testo, i quali spesso ci hanno tediato per essere accompagnati da date e battaglie da ricordare, e per essere legati a periodi letterari specifici, li incontriamo in una nuova veste, quella di attori. Non mi riferisco al solo fatto che agiscano, ovviamente: diventano personaggi di un dramma metastorico, impersonando la Storia nella storia, come appunto succede spesso nella letteratura e nel teatro (si pensi ai drammi storici del Bardo, per esempio).

Per quella che mi azzardo a chiamare impropriamente una nuova versione della Proprietà Transitiva, attraverso una scrittura appassionante ed al contempo ben documentata, quei re e quelle regine ci appaiono “meno cartacei” e meno noiosi. Se sono stati anche padri, madri e figli, hanno subito sconfitte non solo in battaglia ma anche nella propria vita privata, hanno tentennato di fronte a decisioni, hanno avuto paura come persone qualsiasi ed ancora: si sono sentiti frustrati perché hanno dovuto accondiscendere a matrimoni senza amore (a volte rivelatisi migliori del previsto, a volte peggiori), in fin dei conti non erano poi così alteri ed antipatici. Ma non basta: tutto questo grazie, sottolineo, alla capacità di Gortner, il quale, ha fornito una immagine immantinente e credibile di personaggi leggendari e distanti non solo nel tempo.

Quello che fa’ realmente la differenza è che lo abbia fatto senza scadere in quello che chiamerei “Il teorema di Beautiful”: la poco scientifica teoria che si basa esclusivamente sulla pruderie del lettore per le scappatelle e le infedeltà di personaggi storici e famosi. Al contrario di altri scrittori, Gortner ci racconta senza volgarità i tradimenti, le situazioni scabrose e le tresche tipiche delle corti. Caterina, ad esempio, deve fare i conti con la favorita del marito (la ex nutrice molto più grande di lui) e successivamente dovrà vederla trasformarsi in tutrice di alcuni dei propri figli; tuttavia prima che il re muoia, la stima e l’affetto reciproco le renderanno giustizia. A differenza di quello che ci si aspetterebbe, la tanto criticata Caterina ha un unico amante, Coligny, leader degli Ugonotti, che da amico si trasforma in suo nemico ed attacca la Francia; questi più volte verrà da lei e dal figlio (re Carlo IX) salvato, fino ad arrivare alla famosa Notte di S. Bartolomeo (23/24 agosto 1572), quella che diventerà una strage di migliaia di persone. Pare che la regina volesse colpire solo le persone vicine al traditore, mentre l’intolleranza religiosa dei sicari portò ad una carneficina per la quale Caterina venne ribattezzata “La Serpe”.

Anche la sua passione per l’esoterismo – nel libro incontriamo con lei anche la figura carismatica di Nostradamus – e le sue visioni preveggenti ne fanno un personaggio particolarmente affascinante ma anche temuto e pericoloso persino per se stessa, soprattutto in un’epoca di caccia alle streghe.

Dalla Storia e dalle altre recensioni sappiamo quanto questa donna sia stata ed è ancora una figura molto criticata, accusata di spietatezza, travolta dai conflitti di religione e spesso autrice di scelte sbagliate; quello che personalmente vorrei sottolineare in questa occasione è la mia ammirazione per il rispetto che Gortner ha avuto, non solo per la realtà storica, ma anche e soprattutto per la questo personaggio. Mi auguro ci siano tanti altri lettori che come me rimangano ammaliati dallo svolgimento della narrazione, e che si rendano conto, senza avallare tesi machiavelliche, che seppure il fine forse non giustifichi i mezzi, non debba essere stato facile per una donna rimasta prematuramente vedova governare una nazione. Con l’aggravante di rimanere per alcuni una straniera fino alla fine, nonché l’età molto giovane dei figli e dunque lo spettro delle lotte di successione sempre in agguato, i lutti provocati dalla morte di molti di loro - sempre in giovanissima età - , le spie, i traditori e solo pochi fedeli consiglieri ed amici.

Uno dei pregi di Le confessioni di Caterina de’ Medici è, a mio modesto avviso, quello di uscire dal coro delle migliaia di pagine di alcuni sedicenti romanzi storici che da decenni imperversano nelle librerie: libri infarciti di finto nozionismo da una parte e di pettegolezzi dall’altra. Gortner, al contrario, sullo sfondo di avvenimenti documentati e di testimonianze, ci offre una ricostruzione psicologica efficace di un grande personaggio come Caterina de’ Medici e degli altri che con lei hanno interagito. Lo fa’ con onestà intellettuale, dichiarando nella postfazione che naturalmente non è possibile, seppure documentandosi, conoscere a fondo un personaggio del passato, ed indicandoci i passaggi nella storia frutto esclusivamente della sua fantasia di scrittore. La sua appare una scrittura consapevole, e questo è ciò che ho apprezzato maggiormente, di quanto la Storia sia fatta di uomini e donne con le proprie grandezze ma anche con le proprie limitazioni.


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