Continuiamo a parlare del mondo Vogue con questa intervista a Carine Roitfeld. Ovviamente, non l’abbiamo mica intervistata noi! Potete leggere l’intervista originale in inglese qui (read the intrview in Ehnglish on Fashionologie).
Emmanuelle Alt e Carine Roitfeld
Carine Roitfeld si gode il suo nuovo status da freelance. Incontrando il giornalista dello Spiegel, per esempio, le è stato che sembrava assolutamente normale (si è presentata in t shirt, jeans Current/Elliot e scarpe in satin viola customizzate da lei stessa). La risposta della Roitfeld? “Questo fa parte della mia ritrovata libertà. A Vogue indossavo sempre una gonna stretta, era come se fosse un’uniforme.” E l’ex direttrice è già piena di nuovi progetti - come la campagna invernale 2011 di Chanel, la consulenza per Barneys, la sua autobiografia in uscita ad ottobre – e, in più, anticipa che sta lavorando a “un libro con Karl Lagerfeld. “Chi lo sa? – aggiunge – Forse diventerò di nuovo una musa per gli stilisti”.
carine roitfel su the spiegel fonte: I want to be a Roitfeld
Non c’è bisogno di dire che non ci sono commenti sulla sua decisione di lasciare Vogue Paris. “Era il momento perfetto. L’edizione francese di Vogue non era mai stata così di succeso, non aveva mai avuto più lettori o inserzionisti di così. E non aveva mai fatto così tanti soldi. Per 10 anni, il mio editore americano, Jonathan Newhouse, mi ha lasciato fare quello che volevo, anche quando pensava che dovevo essere pazza. Ma non potevo andare avanti ancora per molto.
IL MONDO DELLA MODA: “Per 10 anni, è stato dannatamente divertente. Ma, verso la fine, è diventato sempre meno divertente. Ero abituata a poter essere più giocosa, ma adesso tutto ruota intorno a denaro, risultati e affari. LE sfilate pret-a-porter sono diventate terribilmente serie. L’atmosfera non è più elettrica come una volta, adesso c’è lo stesso charme di una conferenza medica. Ma ci vuole soltanto una buona sfilata per far diventare le cose di nuovo eccitanti… La creatività ha bisogno di spazio e volontà di correre dei rischi, ma gli uomini d’affari non amano rischiare. Inotre, i designer sono sottoposti a una grande pressione. Oggi un vestito non deve piacere solo alle donne a Parigi, ma anche a Pechino, Tokyo, Mosca e New York.
LA MODA E LA DROGA: “La mia unica droga è un bicchierino di vodka la sera, se questo è quello che mi state chiedendo… Le droghe si usano nella moda nè più nè meno che negli altri ambienti artistici. Yves Saint Laurent è stato il primo ad ammettere apertamente di avere una dipendenza. E dato che non ho mai assunto droghe in vita mia, è difficile per me dire perchè le persone lo fanno. Ma, naturalmente, qualcuno lo fa. Il settore è diventato sempre più veloce. Le persone combattono costantemente contro il jet lag lavorano giorno e notte.”
ALLA DIREZIONE DI VOGUE AMERICA? “Questo non è mai stato seriamente in discussione. Mi piace provocare. Sono molto francese. In America, non sono neanche autorizzati a mostrare un capezzolo nelle foto. Anna Wintour è la donna più potente della moda mondiale, è la first lady della moda. Lei è un politico, io sono una stylist. Sono due lavori molto diversi. Tra l’altro, nonostante le voci, lei è davvero molto gentile.”