- Micidiale.
Demagogia vuol dire parecchie cose: nel senso deteriore, significa servirsi delle masse popolari, delle loro passioni sapientemente eccitate e nutrite, per i propri fini particolari, per le proprie piccole ambizioni (il parlamentarismo e l’elezionismo offrono un terreno propizio per questa forma particolare di demagogia, che culmina nel cesarismo e nel bonapartismo coi suoi regimi plebiscitari). Ma se il capo non considera le masse come uno strumento servile, buono per raggiungere i propri scopi e poi da buttar via, ma tende a raggiungere fini politici organici di cui queste masse sono il necessario protagonista storico, se il capo svolge opera costituente costruttiva, allora si ha una demagogia superiore; le masse non possono non essere aiutate a elevarsi attraverso l’elevarsi di singoli individui e di interi strati culturali. Il demagogo deteriore pone se stesso come insostituibile, crea il deserto intorno a sé, sistematicamente schiaccia ed elimina i possibili concorrenti, vuole entrare in rapporto con le masse direttamente con grande oratoria, colpi di scena, apparato coreografico fantasmagorico. Si costruisce anche così il demagogo capo carismatico. (Meditazione dello scritto sulla demagogia di Antonio Gramsci).
S E C O N D O M I R A G G I O
Da Marziale e da Platone
da un albero di fico
dalle macchie di rovo
colgo per mente e corpi miei
frutti nutrimento incompleto.
Per gli Epigrammi arguti
per i dialoghi profondi
per i fichi verdi gocciolanti
per le more nere saporite
si distrae la realtà
si svaniscono i pensieri.
Nel secondo miraggio percepisco:
rami flessuosi fini silenziosi,
stringenti braccia tenere carezzanti,
musica d’ innumerevoli invisibili cicale,
ronzii di api orchestra di violini naturali …
Improvvisa fitta dolorosa di una spina,
sputo l’ amaro acre di una foglia!
-Renzo Mazzetti-