Carl Sagan, nel ritratto di un fumettista.
Affermazioni straordinarie richiedono prove straordinarie. Ma la notizia c’è: l’istituto della Cornell University di Ithaca, nello stato di New York, dedicato alla ricerca di vita extraterrestre è stato intitolato a – e chi altri se no – Carl Sagan. Il Carl Sagan Institute dà lustro al più conosciuto dei suoi docenti, che fra le mura della Cornell ha insegnato per quasi trent’anni. Qui ha diretto il laboratorio per gli studi planetari e, come docente, ha tenuto corsi di pensiero critico fino alla propria morte. I suoi corsi contavano centinaia di iscritti ogni anno, sebbene i posti disponibili per ogni semestre fossero appena una ventina.
Profondamente appassionato dei misteri di Marte (era certo che lo sbarco dell’uomo sul Pianeta Rosso si sarebbe realizzato presto), pioniere dell’esobiologia, consulente della NASA per le più importanti missioni spaziali planetarie e ideatore del progetto SETI (vedi MediaINAF), Carl Sagan è stato un brillante scrittore e conferenziere e nel 1978 ha vinto il Premio Pulitzer per la saggistica con I draghi dell’Eden: considerazioni sull’evoluzione dell’intelligenza umana.
Nel 1980, con Bruce Murray e Louis Friedman, Sagan ha fondato la Planetary Society, una società senza scopo di lucro con la missione di promuovere l’esplorazione di altri mondi e la ricerca della vita extraterrestre. Un’organizzazione che raccoglie a oggi oltre 100mila iscritti.
«È un genere di onore per cui vale la pena aspettare», ha commentato la moglie e collaboratrice di Sagan, Ann Druyan. «Sicuramente meglio di una statua o un monumento alla memoria». L’astrofisica Lisa Kaltenegger, posta alla direzione dell’istituto lo scorso anno aveva inizialmente conservato la proposta iniziale di chiamare l’istituto Pale Blue Dots, con riferimento a un altro titolo della produzione di Sagan. La scorsa settimana l’annuncio della Druyan: ecco il Carl Sagan Institute.
E proprio da Pale Blue Dot ripeschiamo questa citazione, che ci ricorda come il primo pianeta da scoprire e salvaguardare, è quello che abitiamo, l’astronave Terra: «La Terra è l’unico mondo conosciuto che possa ospitare la vita», scrive Sagan. «Non c’è nessun altro posto, per lo meno nel futuro prossimo, dove la nostra specie possa migrare. Visitare, sì. Abitare, non ancora. Che vi piaccia o meno, per il momento la Terra è dove ci giochiamo le nostre carte. È stato detto che l’astronomia è un’esperienza di umiltà e che forma il carattere. Non c’è forse migliore dimostrazione della follia delle vanità umane che questa distante immagine del nostro minuscolo mondo. Per me, sottolinea la nostra responsabilità di occuparci più gentilmente l’uno dell’altro, e di preservare e proteggere il pallido punto blu, l’unica casa che abbiamo mai conosciuto».
Fonte: Media INAF | Scritto da Davide Coero Borga