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CARLA DE ANGELIS- note di Narda Fattori

Creato il 18 gennaio 2012 da Viadellebelledonne

CARLA DE ANGELIS- note di Narda Fattori

Carla de Angelis, Mi vestirei di mare, Edizioni Progetto Cultura

Carla De Angelis non è nuova alla poesia: ha già pubblicato raccolte che hanno riscosso il successo dei lettori e di critici attenti, magari esterni a quel ristretto gruppo che decide chi è poeta e chi è scribacchino.
Personalmente considero Carla una poetessa autentica nell’ispirazione, nel contenuto , nell’uso del linguaggio terso e denso, chiaro e di spessa profondità.
Questo libretto raccoglie alcune poesie già uscite precedentemente in “Salutami il mare” ; “Diversità apparenti” , “Il resto ( parziale) della storia”, libro dialogato con Stefano Martello e “ A dieci minuti da Urano” e alcuni inediti.
Il mare ritorna nelle poesie di Carla come movimento inquieto che però quasi sempre si riesce a dominare. E’ come fermo immagine dell’esistenza che , metaforizzata, come l’acqua se immobile si fa stagno, se docile al movimento ondoso trova una riva, e anche una facilitazione a raggiungerla.
Ma non sempre l’onda è domabile con le nostre scarse forze, eppure occorre cavalcarla per non essere sopraffatti. Il mare è anche la grande quieta distesa che rimanda a altri orizzonti, ad altre possibili percorsi , a mete non percepibili, eppure immaginate. E la realtà del sogni non è meno vera di quella che quotidianamente affrontiamo.
Carla è donna di grande forza, e da questa riva guarda, ben salda sull’instabilità della rena e del tempo, con sguardo sereno e fermo, decisa a non farsi travolgere ma a donarsi, ad immergersi fino al limite della sopravvivenza. Essa possiede la lucidità per avere chiara la consapevolezza che le è stato richiesto un surplus di energia , di amore, di pazienza. Non se ne lamenta, sono il suo tratto distintivo, la individuano e la cesellano e spesso lo scalpello che incide duole.
Della figlia, amatissima, dice: “ Non chiedetemi/ gli anni che ha/ Ha gli anni/ del tempo/ che vive.” Non credo che vi sia un amore più oblativo di questo.
A conferma delle mie osservazioni sopra riferite dice Carla :” Temo la vita senza emozioni/ abiti da comprare/ alberi da curare/ stoviglie nuove tappeti/ tappeti da dipingere/ appetiti di tavole imbandite/ desideri da fantasticare/ Temo di più la vita/ Senza il buio della notte/ Senza amore da giocare/ che la morte.” Nitore, ribadisco, chiarezza, consapevolezza: la poesia di Carla non ha fronzoli, non si dilunga in giochi di bella scrittura retorica; essa è contratta sul nocciolo, sfrondata da ogni eccesso, non apodittica ma essenziale: dice quanto basta e quanto serve; ogni parola in più la renderebbe meno efficace .
E non trascura nulla: nelle sue poesie troviamo il compagno e l’amore, la figlia, la solitudine e la paura, l’apprezzamento per le minutaglie del quotidiano che proclamano la loro e la nostra vita: “…./Un gatto fermo sulla soglia/ fingo di non vederlo/ Mi vuole appartenere/ E’ il primo quadro che appendo.” Di nuovo l’oblatività, il non sapersi negare alla vita e anche il non volersi negare: da questi atteggiamenti nascono la grande forza di Carla e i suoi timori a tenere sempre dritta la barra del timone anche quando il mare si fa grosso.
Ripeto che siamo di fronte ad una piccola raccolta antologica con testi inediti; nel corso del libretto non è contrassegnato il libro di provenienza e neppure la data in cui sono state stilate, eppure, leggendo tutte le poesie, non si avverte nessun processo di mutazione, né metrica, né ritmica, né di spessore esperienziale. La poetessa è arrivata al verso e alla poesia con il pieno possesso del bagaglio che serve al poeta e che è costituito da ben poche cose: parole, vissuti, sensibilità, un po’ di spudoratezza per osare mettere a nudo percezioni intime, senso del giusto accordo.
Elencato così questo bagaglio sembra ben poca cosa, ma è dall’accostamento di ogni elemento che fa un poeta e che lo distingue dagli altri.
La poesia di Carla è ben distinta, signoreggia sul ciarpame del dire quotidiano perché non teme di dare a quelle stesse parole, una nuova nascita; ma la poesia , in fondo, è un atto di creazione, di ri-creazione.

Narda Fattori
Carla De Angelis è nata a Roma ne11944. Ha pubblicato i primi versi nella rivista internazionale “Pensiero ed Arte” e collaborato all’antologia dedicata a Dante Alighieri nel VII centenario della nascita. Nel 1995 il Presidente delIa Repubblica le ha conferito l’onorificenza di “Cavaliere al merito della Repubblica Italiana”. Ha pubblicato: Salutami il mare; Diversità apparenti, libro dialogato con Stefano Martello; Il resto (parziale) della storia, vincitore al concorso “Albero Andronico”; “ A dieci minuti da Urano” (poesie di tentata conquista), secondo classificato al premio “Vittoria Colonna” 2011.

*
Non sai del tempo
Guardo il tuo bel viso
I tuoi capelli biondi
Lui ti riconosce

Piove gocce di luna
Ad imbiancarti

*
Chiami sempre
finanche quando dormi
mamma … mamma
mamma m’aiuti?

Resto orfana
quando vai in vacanza
*
Esco da me guardo la mia casa
stupisco dei suoi muri del colore delle pareti

Mattoni animati nelle mani del muratore
birre bevute da volti sudati

Bottiglie vuote risate passi stanchi
nel portare carriole di sabbia

Racconti di famiglie che aspettano soldi
le stanze prendono forma

Un gatto fermo sulla soglia
fingo di non vederlo

Mi vuole appartenere
E’ il primo quadro che appendo

*

Quando la terra e il cielo
concepiranno altri figli

tornerò a visitare il mondo
come un missionario un presidente

un attore un grande musicista
un insigne professore

Pulirò le strade taglierò l’erba
scriverò del contadino

del muratore e della casalinga
Con l’argilla plasmerò

la coppa del segreto
rubato al tempo

*

*
Un touch e scompare un volto
rotolano nel cestino lettere messaggi

tutti i baci e gli abbracci
il respiro di un lungo tempo

luoghi di tanti racconti
mille e più amici

Attenzione
il nemico è silenzioso

nessuno riposi
nessuno riposa

disperato a recuperare
quel battito dal volto invisibile

perso nello spavento del file
Dovessi morire adesso
nessuno saprebbe i pensieri

che questa sera penso
non potrei ordinarmi fra le lenzuola

ritrovare lo stesso sogno
che nel sonno tornava a casa

A nessuno potrei dire
l’ incanto di quel sabato

mancherei a tutti gli appuntamenti
Fermo il cuore

le gambe e lo stomaco non proverebbero più tremiti
Il cellulare nuovo?

La pasta che a malavoglia ho lasciato
per il pranzo di domani?

Un attimo e sarà come non avessi
più bisogno del respiro

Che farei delle mie mani pronte
a trattenere il vento per non sbandare
a contare i giorni di coraggio
posati sulle ginocchia?

Amici e parenti
vuoteranno armadi bruceranno foto

imbiancheranno le pareti della mia stanza

solo il computer conserverà memoria



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