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Carla Signoris: Ho sposato un deficiente

Creato il 28 luglio 2013 da Martinaframmartino

Carla Signoris: Ho sposato un deficienteQuella del Secondo sesso di Simone De Beauvoir è stata una lettura seria, nata da tutta una serie di riflessioni che mi stanno accompagnando negli ultimi anni. Un libro per me fondamentale era stato Dalla parte delle bambine di Elena Gianini Belotti, letto perché sono la mamma di due bimbe. Libro bellissimo, ancora drammaticamente attuale, e che dovrebbero leggere soprattutto le mamme dei maschi. Un giorno le mie bimbe saranno grandi e, presumibilmente, sposeranno una di quelle creature che ancora è un bimbo. Per la felicità delle mie piccole, e delle future donne in genere, se avete figli maschi leggete Dalla parte delle bambine, fatevi delle domande e agite di conseguenza. Non aspettate di fare come mia suocera, che alcuni anni fa si è ritrovata a fare lo sciopero della spesa.

Mio suocero la criticava regolarmente perché spendeva troppo, in casa non c’era (secondo lui) mai quello che lui voleva, non capiva perché lei non andasse tutti i giorni per avere sempre roba fresca e si lamentava se qualcosa andava a male. Dopo quanti anni di matrimonio lei si è stancata? Quaranta? Un bel giorno ha incrociato le braccia e si è rifiutata di andare a fare la spesa. Dopo aver consumato tutto il consumabile che c’era già in casa lui si è arreso ed è andato di persona, anche se questo sminuiva la sua dignità di uomo. Per quanto mi riguarda anche gli uomini sono dotati di braccia e un uomo si sminuisce solo quando si reputa superiore a certe cose necessarie e schiavizza gli altri (senza nemmeno riconoscere l’importanza di quel che fanno) perché lui ha troppa puzza sotto il naso. Ridotto alla scelta fra andare da solo a fare la spesa o non mangiare ha optato per la prima possibilità. Ha così scoperto quanto costa il cibo, visto quanto tempo si perde, quanto sia noioso, quanto sia difficile comprare cibo che sia davvero buono e non che sembri semplicemente buono, quanto pesano i sacchetti e via dicendo. Ora vanno quasi sempre insieme a fare la spesa tre volte alla settimana. Ottimo risultato, ottenuto però dopo quarant’anni di commentacci. Avrebbe potuto decidersi prima, ma mia suocera è figlia di quel tempo in cui la donna doveva solo subire, e infatti un giorno è riuscita a dirmi che oggi ci sono troppi divorzi perché le donne non sopportano più niente. Sarà, ma in certi casi mi sembra che non valga la pena sopportare, e che certe cose non debbano mai essere sopportante. Anche se è vero che un figlio (o una figlia) troppo viziato da adulto pretenderà troppo e non riuscirà a sopportare nemmeno la più piccola contraddizione.

Le mie letture non si sono fermate qui. Il libro di Cecilia D’Elia Nina e i diritti delle donne è sullo scaffale, in attesa che le mie bimbe siano abbastanza grandi per poterlo apprezzare. Formare una coscienza femminista fin da subito non può certo far loro del male.

Ora ho un po’ rallentato, ma per un certo periodo ho letto molti libri, passando dai testi seri di pedagogia a consigli di genitori che avevano vissuto le mie stesse esperienze prima di me a testi scemi, letti anche solo per strammatizzare un po’. Libri sulle donne e la condizione femminile ma anche sulla maternità e sull’educazione dei bambini. Fa i libri importanti ci sono stati Il mondo incantato e Un genitore quasi perfetto di Bruno Bettelheim, fra quelli scemi Confessioni di una mamma pigra di Muffy Mead-Ferro, Confessioni di una mamma pericolosa di Silvia Colombo e Mia figlia è una iena di Francesca del Rosso.

In qualche modo bisogna sfuggire alla sindrome da mamma-mucca, e le letture sceme possono essere un’ottima terapia se unite a impegni seri extra-bambino.

Carla Signoris: Ho sposato un deficiente

Non sono un’amante di Giovanni Segantini, l’arte che amo è quella che parte dal Romanico, attraversa tutto il Gotico e si ferma al primo Rinascimento. In quest’arco di tempo amo praticamente tutto, prima e dopo sono molto più selettiva. Le due madri però mi è rimasto in mente fin da quando l’ho studiato in quarta Liceo. Quando, ai DelosDays del 2011, ho detto che scrivere per FantasyMagazine mi ha salvato dal trasformarmi in una mucca, avevo bene in mente il dipinto di Segantini, e anche la mia noia mentre allattavo. Qualche volta allattare il proprio bimbo è una meraviglia, e si rimane in contemplazione ammirata di quel corpicino perfetto che si amalgama con ii proprio. Spesso però è noioso. Come impiegare il proprio tempo? Non è che il cervello e gli interessi che avevo prima di diventare mamma siano magicamente spariti con il parto per farmi diventare una grossa mucca buona solo per allattare e cambiare pannolini.

Ecco, durante l’allattamento si può leggere, specie se il bimbo è sostenuto da un buon cuscino, e negli intervalli liberi visto che uscire è difficile perché bisogna far combaciare tutti gli orari si può scrivere. Durante la prima maternità ho iniziato a scrivere per FantasyMagazine, e questo ha salvato il mio cervello e la mia autostima.

A proposito di DelosDays comunque tenetevi liberi per il weekend del 13-14-15 settembre perché a Milano avremo un nuovo appuntamento, ma ne parlerò meglio più avanti.

Intanto io scrivo, scrivo, e non mi sono minimamente avvicinata al libro di cui volevo parlare. Un libro scemo, come alcuni sulla maternità che ho letto. Un libro che parla di donne, come quelli di Simone De Beauvoir e Elena Gianini Belotti. Mettiamo insieme le due caratteristiche e cosa viene fuori? Con me è venuto fuori Ho sposato un deficiente di Carla Signoris, libro che svetta incontrastato nella categoria dei Libri Più Scemi da me letto.

Carla Signoris: Ho sposato un deficiente
Premetto che prima di iniziare a vendere il libro non sapevo neppure chi fosse la signora Signoris, ma fin dall’inizio il titolo mi faceva ridere. Deficiente qui non è inteso nel senso di insulto, non significa stupido ma deriva dal latino deficere (deficio, deficis, defeci, defectum, deficere, gli studi di latino saranno anche vecchi e quasi totalmente dimenticati ma ho dovuto elencare troppe volte i verbi in questo modo per far finta di nulla ora). C’è qualcosa che manca, se mi passate l’espressione. Al marito della Signoris, tal Maurizio Crozza che probabilmente conoscete anche meglio di me visto che io non guardo la televisione, manca “tutto ciò che è indispensabile per essere una donna” (pag. 7).

Chiarisco subito perché non guardo la televisione, al di là della bruttezza della maggior parte dei programmi, e perché tutti gli uomini sono deficienti. Anni fa, quando ancora in casa nostra non c’erano bimbe, quella settimana su tre in cui rientravo dal lavoro prima di mio marito, lui arrivava e trovava la televisione accesa su Canale 5, con me che seguivo Passaparola mentre cucinavo. La trasmissione non sarà stata uno dei momenti più alti della nostra televisione, ma è difficile seguire qualcosa di impegnativo se contemporaneamente si sta cucinando, e comunque molte domande mi incuriosivano. Era una sfida provare a fare il gioco finale (solo un paio di volte sono arrivata a due risposte dal completare il giro). Lui dopo avermi salutata prendeva il telecomando e metteva immediatamente su Telelombardia o su qualche altro canale dove alcuni tizi parlavano di calcio: cosa era successo nelle partite precedenti, cosa sarebbe successo in futuro, perché quell’arbitro aveva le fette di prosciutto davanti agli occhi e non aveva visto un fallo evidentissimo o aveva visto un fallo che non c’era, chi sarebbe stato comprato nel calciomercato e via dicendo.

Io non odio lo sport. Quando posso seguo ancora tennis, pattinaggio su ghiaccio e ginnastica artistica, per nove anni ho seguito il campionato del mondo di Formula 1 e di tanto in tanto ho guardato altri sport. Pallavolo, tuffi, sci, persino atletica. Calcio mai. Lo detesto, anche e soprattutto perché a volte sembra che gli italiani non sappiano parlare di altro. Ecco, se mio marito si limitasse a seguire le partite senza spiegarmi regolarmente perché tutti gli arbitri del mondo sono contro il Milan le cose andrebbero un po’ meglio. Comunque arrivava e cambiava canale. Solo dopo un paio d’ore, suppongo quando erano finite le trasmissioni che interessavano a lui, mi chiedeva se la televisione interessava a me. Qualche volta ho provato a spiegargli quel che aveva fatto, poi ho rinunciato perché tanto non cambiava nulla. Questo è un tipico caso di deficiente dell’udito, che non sente le mie spiegazioni o, in alternativa, di deficiente della memoria, che non le ricorda. Col tempo la cosa è solo peggiorata: ora la televisione è quasi costantemente sui cartoni animati (My Little pony quando va bene, Winx quando va male) o, in alterativa su quelle maledette trasmissioni di calcio. Non avendo Sky e non potendo guardare Wimbledon io mi impongo una sola settimana l’anno, quella dei campionati mondiali di pattinaggio artistico. Purtroppo Kurt Browning si è ritirato da un pezzo, ma qualcuno da ammirare si trova sempre.

Mettete due o più donne sposate (o anche conviventi, il concetto non cambia) insieme ed entro breve si troveranno a sparlare delle loro dolci metà. Non perché non li amino – a volte è vero anche questo, ma più spesso che no sono innamorate dei loro uomini – ma perché sono realiste. Li amano nonostante i difetti. Nonostante il fatto che siano uomini.

Il libro di Carla Signoris non mi ha entusiasmata, tutt’altro. Scorreva bene, ma a tratti era banale, a tratti improbabile e a tratti terribilmente forzato. E, come spesso mi capita, non riesco mai ad amare davvero i libri umoristici. Un passaggio però mi ha fatta ridere fino alle lacrime.

La descrizione di quest’uomo che deve accendere la luce per scendere dal letto, come se non sapesse dov’è il letto e dov’è il pavimento, che per accendere la luce fa involontariamente cadere tutto quel che si trova sul suo comodino, compresa una bottiglia d’acqua senza tappo (e poi ci si stupisce se una donna con un marito e due figli dichiara di avere, a volte, pessimi rapporti con l’acqua) e vive una serie di momenti fantozziani è spassosissima e in tanti punti centra perfettamente un quadro familiare che conosco benissimo. E poi ci sono le domande senza risposta, come quelle relative al numero di asciugamani e di accappatoi necessari ad asciugarsi dopo la doccia, al quantitativo di borotalco necessario a proteggere la sua delicata epidermide, al numero di impronte lasciate dal bagno alla camera prima di ritrovare le ciabatte e così via. Ma ciascuna ha le sue domande senza risposta. Oltre a queste, e ad altre che non riporto, io potrei farne altre che riguardano quale sia la casa in cui vive, visto che abitiamo nello stesso appartamento da cinque anni ma spesso sembra che gli risultino ignote le ubicazioni di cesto della biancheria sporca, scarpiera, armadio o pattumiera. O potrei anche chiedermi il senso di lavarsi i denti passeggiando da una stanza all’altra, con tanto di relativi schizzi, e perché sia così difficile lasciare il tubetto di dentifricio dove lo ha trovato. Se abbiamo due bagni a me sembra logico avere un tubetto per bagno, non due un uno e nessuno nell’altro, ma probabilmente è a me che sfugge qualcosa. A volte sono proprio deficiente da comprensione di marito.

Come detto, questo libro non è un capolavoro, ma è meglio leggerlo e farsi quattro risate che mandare a quel paese il deficiente perché, come dice una vecchia canzone, se stiamo insieme ci sarà un perché che ci unisce ancora, e non sono né le motivazioni economiche né il desiderio di non turbare le nostre splendide bimbe.



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