Carlo Cattaneo (Milano, 15 giugno 1801 – Lugano, 6 febbraio 1869
Cattaneo partecipò, sempre da uomo di pensiero più che da politico o da uomo d’azione, alle vicende ed alle battaglie dei suoi tempi. In particolare coltivò i più moderni studi statistici, storico-letterari, di indagine sociale e produttiva nei campi agricolo, delle scienze e delle stesse tecnologie, dei trasporti, della geografia e degli assetti amministrativi e giuridici che andavano via via sviluppandosi in Inghilterra, allora patria della industrializzazione nel mondo, ed in Francia, in quel periodo il tormentato laboratorio ideologico e politico dell’Europa. In questo modo egli dimostrò non solo una notevole originalità di pensiero ma anche una sino allora inedita quanto innovativa capacità di ricerca e di rielaborazione delle maggiori culture europee per il loro inserimento, non schematico né servile, entro la specificità del contesto lombardo – meglio si potrebbe dire lombardo-veneto – nel quale sempre e in via primaria riconobbe il suo precipuo campo di riflessione e di intervento riformatore a netta ispirazione radicale. Certamente Cattaneo fu l’espressione compiuta e – per il suo tempo e nell’area italiana – piuttosto solitaria di un orientamento complessivo di vita e di pensiero che fu orgogliosamente e consapevolmente borghese, conseguentemente liberale e federalista-democratico secondo la grande lezione che aveva maturato dalla riflessione sulla storia recente del grande rinnovamento politico testimoniato dalla organizzazione giuridica e sociale degli Stati Uniti d’America e dalla sua ricezione e adeguamento nella pluricentenaria vita confederativa della Svizzera.
La nazione la concepiva come Federazione di città e, quindi, come raccordo tra tante e diverse realtà territoriali-regionali, tutte con le loro storie, culture, psicologie sociali e con diversificati costumi e livelli di sviluppo sociale ed economico. La Federazione, sia entro gli ambiti italiani che, a maggiore ragione, entro quelli europei, rappresentava per Cattaneo la forza dell’unione libera di popoli consapevoli che, anche negli ordinamenti civili e costituzionali, è insopprimibile la ricchezza della diversità e delle differenze che rende i cittadini fieri ed orgogliosi delle loro Comunità e delle loro identità. Ne conseguì che il suo Federalismo – con le sempre più puntuali e concrete motivazioni economiche e sociali – fu di portata totalmente europea ed internazionale e rappresentò una visione filosofica della società e degli individui in essa operanti prima che un assetto giuridico-costituzionale e politico dello Stato.