Tempo fa, raccontandovi la storia di Virginio Bordino e del suo magico carro a vapore, ho fatto cenno anche al Santuario Regina Montis Regalis che sorge a Vicoforte, nei pressi di Mondovì (CN).
Torno oggi a scriverne, perché in occasione di una gita fuori porta (di quelle che si organizzano con il fine neanche troppo nascosto di andare a strafogarsi di leccornie locali) ho avuto l’occasione di visitarlo. Il santuario è noto per possedere la cupola ellittica più grande del mondo, decorata da un affresco di oltre 6000 metri quadri, e per l’episodio legato alla storia della sua costruzione. Si narra infatti che nel 1592 un maldestro cacciatore colpì con uno sparo un vecchio pilonetto, eretto alla fine del XV secolo ma presto dimenticato e per questo celato alla vista dalla vegetazione. Su questo pilone era raffigurata una delicata Madonna con Bambino. Il proiettile rovinò l’immagine sacra in corrispondenza del ventre della Vergine. Dalla “ferita” sgorgarono alcune gocce di sangue e da allora il luogo iniziò a divenire meta di fedeli e pellegrini. Intorno al pilone fu eretta dapprima una piccola cappella e poi il grandioso santuario.
Una delle personalità illustri che più si adoperò per l’edificazione del santuario fu il duca Carlo Emanuele I di Savoia. Nacque nel Castello di Rivoli il 12 gennaio 1562 dal carismatico duca Emanuele Filiberto “Testa di Ferro” e da Margherita di Valois, sorella del re Enrico II di Francia. La nonna paterna era quella Beatrice del Portogallo che abbiamo incontrato nella cripta della Basilica Mauriziana… Colto e raffinato (fu lui a far edificare la famosa Galleria delle Meraviglie che collegava Palazzo Reale a Palazzo Madama… magari prima o poi ne parleremo!), ambizioso e pieno di sogni di gloria, si buttava a pesce in ogni conflitto per ricavarne vantaggi territoriali e politici, ma soprattutto per far capire al resto d’Europa che il ducato sabaudo esisteva e non era un solo mero spettatore degli eventi. Ebbe due mogli, Caterina Micaela d’Asburgo, infanta di Spagna, e la marchesa Margherita Roussillon di Riva di Chieri, nonché una vagonata di figli, legittimi e non.
Il monumento a Carlo Emanuele I nel piazzale antistante l’ingresso del santuario. Fu realizzato nel 1891 da uno scultore che chi bazzica il Cimitero Monumentale di Torino conosce molto bene: Pietro Della Vedova!
Il progetto di Carlo Emanuele I era la costruzione a Vicoforte di un pantheon destinato ad accogliere quelle che lui chiamava “ossa felici”: le sue, quelle degli antenati e dei suoi successori. Il santuario doveva quindi diventare il sepolcro di Casa Savoia: quattro cappelle funerarie avrebbero circondato il vano centrale in cui si conservava l’effigie miracolosa della Madonna. Ma perché il duca scelse proprio Vicoforte? Perché si trovava nel monregalese, territorio di recente acquisizione per la famiglia: il duca desiderava confermare e celebrare il possesso di quelle terre attraverso la presenza del sepolcro della sua casata, in quello stesso luogo dove la Madonna aveva manifestato la sua grazia. Il sogno di Carlo Emanuele però sfumò nel nulla…
La tomba del duca eseguita dai fratelli Collino, 1792: a sinistra la Scienza, a destra la Fortezza
Il duca morì nel Palazzo Cravetta di Savigliano, il 26 luglio 1630, forse di pleurite. E a Savigliano fu sepolto, nella Chiesa di San Domenico. I lavori a Vicoforte erano in alto mare… nel 1615 era morto l’architetto Ascanio Vitozzi e il ducato, minato dalla peste, risentiva anche della partecipazione alla guerra di successione del Monferrato e alla guerra dei Trent’anni. Gli eventi portarono poi i Savoia a fare della Basilica di Superga il loro mausoleo. Vicoforte perse così la connotazione dinastica e, completato molti anni dopo, rimase il santuario mariano che era inizialmente e che è tutt’oggi.
Particolare dell’allegoria della Scienza (intesa come saggezza, sapienza del sovrano). In mano tiene il globo e la squadra, suoi attributi come indicato nell’Iconologia di Cesare Ripa del 1593
Delle quattro cappelle progettate, solo due mantengono una funzione funeraria: la Cappella di San Bernardo, dove Il 13 febbraio 1677 fu traslato il duca Carlo Emanuele I per volontà della Madama Reale Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours, e la Cappella di San Benedetto, in cui si trova il cenotafio della figlia prediletta del duca, Margherita, duchessa di Mantova e Monferrato e sposa di Francesco IV Gonzaga. Morta nel 1655 a Miranda de Ebro, è sepolta nel Monasterio de las Huelgas a Burgos.
Il monumento funebre di Margherita è in marmo di Carrara, di Giuseppe Gagini, inizi XVIII secolo. La mia immagine non rende la bellezza dell’opera, dovete per forza andare ad ammirarla di persona!
Il monumento funebre in marmo di Carlo Emanuele I è stato realizzato nel 1792 dai fratelli Filippo e Ignazio Collino, che lavorarono anche alla decorazione della cripta di Superga. Su un piedistallo, ai lati dell’urna funeraria, sono le allegorie della Scienza e della Fortezza. Sopra l’urna è posta l’immancabile clessidra con le ali e ancora più in alto due puttini reggono il drappo funebre. Che tristezza per Carlo Emanuele I giacere qui solo soletto, quando avrebbe amato invece essere circondato da tutta la sua regale stirpe!
Io ho lavorato per tanti anni nella Cripta Reale di Superga, perciò trovarmi di fronte a una tomba sabauda è sempre un’emozione, che mi coglie abbastanza di frequente in realtà: le tombe dei Savoia sono come il prezzemolo… si trovano un po’ ovunque! Ma tre sono i sepolcri ufficiali che non dovete dimenticare di visitare: Superga a Torino, l’Abbazia di Hautecombe in Francia e il Pantheon di Roma.
Approfondimenti
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