Ancora scossi dalla morte in diretta di Piermario Morosini, l’Italia pallonara si sveglia e scopre della scomparsa di Carlo Petrini. Uno che del dorato mondo del calcio italiano era stato protagonista, prima di diventare uno dei suoi più grandi accusatori.
Una grande abbuffata di doping, droghe, soldi più o meno leciti, tette e starlette. Così Petrini lo aveva descritto nei suoi libri, a cominciare da “Nel fango del Dio pallone”, la sua biografia nella quale raccontò quello che avvenne nello scandalo del calcioscommesse del 1980. Petrini fu coinvolto, ma pagò solo in parte: la vittoria Mundial fece ottenere a lui a gli altri l’amnistia.
Non solo totonero. Tolse il velo sugli usi e gli abusi del doping nel calcio italiano. Il doping, il maledetto doping che ha tolto al pallone nostrano Renato Curi. Lo stesso che ha leso la credibilità di sport nobili e bellissimi come il ciclismo e l’atletica, causando molto probabilmente la prematura morte di un grande come Fignon. E lo stesso che potrebbe essere la ragione dei problemi attuali di Batistuta, che in una recente intervista ha dichiarato di non poter stare in piedi per più di mezzora: i tendini delle sue ginocchia sono ormai sbriciolati per le contiune infiltrazioni. Per non parlare dei vari malati di Sla e della morte di Bruno Betarice, ex giocatore viola (« È morto con la schiuma alla bocca, lividi sul corpo, piaghe dappertutto. Era diventato l’ombra del calciatore che era stato. L’unica cosa che gli era rimasta di quegli anni erano i tre buchini viola sul braccio sinistro, che non gli erano mai andati via», ricorda la moglie Gabriella).
Petrini era cieco dall’occhio sinistro e il destro stava ormai per cedere, minati da un glaucoma e da un tumore. I medici hanno spiegato che potrebbe esserci stata una correlazione tra questi mali e il doping che negli anni Settanta caratterizzava il ‘Campoionato più bello del mondo’.
«Oggi non ci vedo quasi più. Ma il calcio comunque non lo guarderei, se ci vedessi», diceva. Oggi in molti hanno chiuso gli occhi. A parte la notizia di cronaca, in pochi lo hanno ricordato, ex compagni compresi. Petrini era uno scomodo, che si arrogava il diritto di denunciare proprio perché di quel mondo marcio aveva fatto parte. Così scomodo che per la sua morte, non fosse venuto a mancare Morosini, il campionato non si sarebbe certo fermato.