Magazine Diario personale

CARLOS NEJAR, La nube dei semi

Da Silvy56
CARLOS  NEJAR,  La nube dei semi
Le mie poesie, lo so, saranno erranti, come me, da vivo e avranno volto, il certificato di nascita, la levigata, avventurosa gioventù dei miei giorni felici. E vivranno nella polvere, o fra i cereali, che la mia gente coltiva, nel cesto di nocciole, o con il pane ardente e fresco. Accompagneranno i solitari nella bisaccia delle aurore, andranno con quelli che si amano. Sudate al lavoro, con il fabbro, nel riposo della fabbrica, o con la ragazza stesa sull'erba, in mezzo ai cinnamomi. Voglio le mie poesie, insieme a coloro che soffrono o tentano di respirare la nuova vita dell'uomo. Che siano sale e non saranno calpestate. Salvo se vitigni fossero, uva nel torchio dei paesi. Ma non voglio frontiere o pedaggi, per il loro ingresso, fra coloro che vivono. E portate dallo spirito, liberate siano nella parola. E persino di me, che le ho rese in scrittura. Poiché si sono scritte con questo inchiostro delle cose infinite. E non entreranno nelle tiepide biblioteche, se non saranno vagliate con l'ardore di chi le legga nel sentiero segreto della scintilla, o del pesce nell'acqua. E parlino della mia intimità con la nuvola dei semi. E che mi sopravvivano.

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