Allora tanto per cominciare salite in macchina, prendete la cartina geografica o se siete più tecnologici accendete il navigatore e scegliete una meta a caso purchè compresa nei limiti delle Alpi occidentali. Bene, ora che siete arrivati, scendete dalla macchina prendete una sedia, comoda mi raccomando, rullatevi una sigaretta o fatevi una bella tazza della vostra bevanda preferita, posizionatevi in modo tale da osservare al meglio il fresco panorama che vi si presenta davanti e sparatevi nelle orecchie “Song Of Mountain Stream“, il nuovo album di Carlot-ta! E’ proprio così che mi sono immaginata mentre ascoltavo in questi giorni le 11 meravigliose tracce di uno dei dischi italiani meglio riusciti del 2014.
Tra mitologia e realtà l’album scorre che è una meraviglia, è una fotografia filtrata di una montagna che, a dispetto di come si presenta dalla copertina dell’album cupa e di un rosso malinconico che sembra un errore di sviluppo della foto, è vivace ed allegra abitata da animali che non ci spaventano ma che ci fanno compagnia. Come il Basiliscus, animale mitologico protagonista della prima traccia, che raggiunge una donna nella sua bara apparentemente per farne sua preda ma che si rivela essere una creatura divertente e così alla fine, insieme, decidono di rimanere in pace nella loro bara ai piedi della montagna.
Ma ci sono anche i barbaggianni cinematografici, un notturno ruscello che, affiancato da un coro di alpinisti, porta a spasso una Ofelia sognante ed addirittura alcune delle rime del francese Valery vengono recitate in una ritmica ballata dove il poeta si trasforma in un lupo a caccia della sua preda.
Gli arrangiamenti poi sono ottimi, gli archi e gli organi da chiesa abbelliscono il tutto, la voce di Carlot-ta è limpida, a tratti squillante, in contrasto con la morbidezza e la dolcezza delle melodie, ma ben modulata poichè c’è consapevolezza nel modo e in quello di cui canta. Ed infine la field recording si incastra perfettamente tra i virtuosismi fiabeschi del pianoforte, che la cantautrice padroneggia in modo impeccabile per i suoi soli ventiquattro anni, e la batteria elettronica dove si riconosce perfettamente lo zampino del produttore del disco Rob Ellis. Si, bravi, avete capito, è quel Rob Ellis, lo stesso produttore di una certa PJ Harvey, di Anna Calvi, dei Marlene Kuntz e di Marianne Faithfull (tanto per scrivere i primi che mi venivano in mente eh!).
Il risultato è un disco di pop folk contemporaneo molto più ambizioso del precedente lavoro della giovane vercellese, “Make a Picture of the Sun“, perfettamente riuscito che denota una voglia dell’artista di far vedere di cosa è capace, vuole dimostrarci di essere un’artista seria che si dirige verso una certa maturità stilistica senza però inciampare nell’arroganza e nella presunzione di essere già una cantautrice navigata e completa.
Detto questo non voglio svelare altro e lasciarvi con la curiosità e la voglia di andare di corsa ad ascoltare il CD che dal 26 settembre, per la neonata Label Brumaio Sound, troverete nei negozi preceduto di un giorno dal singolo Basiliscus di cui vi lascio un piccolo assaggio…
A cura di Valentina Tudisco.