Carne Innocente, di Laura Costantini e Loredana Falcone, Historica ed.2012
Da Gnoma
Carne Innocente
Di Laura Costantini e Loredana Falcone
Historica Edizioni, 2012
Oggi, nel giorno della
Memoria, voglio proporvi questo romanzo che sfiora la tragedia ebraica solo in
parte, ma comunque ne fa il centro della
storia. L'ho comprato mesi indietro, poi siccome tutti pretendono vere recensioni, e mi hanno anche attaccato ho smesso di pubblicarle. Oggi però questo libro cade a proposito e spero che le autrici siano clementi con chi non è del mestiere. Non sono un critico letterario, ho solo intuito e cuore, questa quindi non è una recensione. Sono
impressioni mie e premetto che non amo i gialli, e tutto il contorno.
Roma, ottobre 1943. Elide Manenti, prostituta che
ha appena ucciso un capitano delle SS, durante il rastrellamento del ghetto
viene scambiata per un'ebrea e catturata dai tedeschi. Nel viaggio per
Auschwitz decide di non svelare la sua identità e di aiutare Ester Zarfati, una
giovane donna ebrea. Mentre a Elide si svela l'orrore dell'arrivo ad Auschwitz,
nella Roma di oggi arriva Rachel Vaganov. Americana, ebrea e di origini
italiane, Rachel ha condiviso con il giornalista Nemo Rossini una notte brava a
Las Vegas e decide di invitarlo a cena. Il giornalista del "Tevere"
però l'attende invano in una sera di agosto. Rachel sparisce nel nulla e solo
dopo qualche giorno, grazie alle insistenze di Nemo Rossini, il maresciallo
luogotenente Quirino Vergassola dà il via alle ricerche. Il suo corpo viene
trovato nella pineta di Fregene: Rachel è stata strangolata. Le indagini
rivelano che era a Roma per parlare con Paolo Frazzi, titolare di un negozio di
tessuti in centro. Qual era il vero motivo del colloquio e perché Rachel era in
possesso di una vecchia foto di Ester Zarfati insieme al marito e al figlio?
Come dal riassunto e per
mia fortuna in questo libro abbiamo due storie parallele, complementari seppure un po’ sbilanciate. Io sono
stata conquistata e avrei approfondito molto di più la vicenda di Ester ed
Elide, prima due sconosciute, due mondi uniti da un destino subito per l’ebrea
Ester e autoimposto per Elide, deportate
nel 1943. Amiche per disperazione, anzi
angeli protettori a vicenda, donatrici di forza differente ( Un romanzo nel
romanzo solo abbozzato purtroppo). La scrittura, più intima e sofisticata
di queste parti, mi è piaciuta molto. Fa venire la voglia di sgridare le
autrici e dire perché non svilupparle di più? Perché lasciare a poche righe di
contorno quello che avrebbe potuto essere un capolavoro? Ma la risposta è
chiara: forse le autrici volevano
scrivere un giallo, e far vivere una nuova avventura ai loro beniamini Nemo e
Quirino. Infatti la parte corposa e ricca di personaggi è quella moderna dell’indagine.
Un racconto, viva la faccia, semplice, intessuto di famigliarità, condotto con “parlati” molto verosimili,
colloquiali, romaneschi. Certo non un rompicapo, ma una storia con molti
depistaggi, forse un po’ ingenua, ma gradevole. Il cui finale lascia spazio a
un eccessivo, quasi irreale, senso di
colpa autodistruttivo. Insomma un giallo
con i pregi della luce romana, l’altezza di una amicizia da sviscerare, complesso ma senza pretese di grandiosità, anzi umano e casalingo, velato solo da una serie di motivazioni un po’
forzate a uso e consumo del finale con colpevole inaspettato. Un libro che
nasconde, nella sua binarietà, due anime ben distinguibili. Quasi una lotta tra
sensibilità, voglia di scavare, e pura esposizione dei fatti. Magari interamente voluto, così separato nella profondità di scrittura e nei valori. Comunque da leggere in una giornata come questa.
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