Si narra che quest’anno le adesioni alla battaglia delle arance abbiano superato ogni aspettativa. A raccontarcelo uno dei protagonisti di questo carnevale: casacca a quadri bianchi e neri e una grosse torre arancione al centro. È la divisa degli scacchi, una delle storiche squadre di aranceri con cui abbiamo avuto il piacere di pranzare, poco prima che la battaglia avesse inizio. Un piatto di pasta al pomodoro e un pezzo di formaggio, cori da stadio e tanti abbracci. Si respira un’incredibile aria di festa che trascina immediatamente anche noi, eporediesi per caso.
Ivrea in questi giorni è un tripudio di colori: c’è il verde-giallo degli Arduini, acerrimi nemici degli scacchi, con cui divideranno la splendida Piazza Ottinetti. C’è il rosso-blu dei Picche, i tiratori più antichi, e il nero de La Morte. Ci sono i Tuchini che occuperanno una delle zone più affascinanti della città e che ci hanno conquistato con un pintone di vino ed una travolgente allegria.
E poi ancora i diavoli, i mercenari, le pantere e i credendari per un totale di 9 squadre a piedi che duelleranno contro ben 54 carri. Storia e leggenda si intrecciano in questo scontro a suon di arance di Calabria, rievocazione della ribellione popolare alla tirannia.
Noi, seguendo scrupolosamente l’Ordinanza del Generale, contribuiamo a questo splendido gioco di colori indossando il berretto frigio, un cappello rosso a forma di calza che rappresenta l’adesione del popolo alla ribellione.
L’origine della battaglia è collocabile nell’Ottocento quando, negli ultimi giorni del carnevale, le giovani fanciulle di Ivrea presero l’abitudine a lanciare dai balconi delle loro abitazioni omaggi di ogni tipo: confetti, fiori, coriandoli. Ai tempi non esistevano zone franche, l’intera città era presa d’assalto.
La battaglia delle arance, e l’intera manifestazione carnevalesca, è un’incredibile evento che coinvolge grandi e piccini, donne e uomini, eporediesi e non. I giovani ne prendono parte a cominciare dai 13 anni, ma la loro appartenenza ad una squadra è segnata fin dalla più tenera età. Zone a loro dedicate, arance di dimensioni ridotte e piccoli carri decorati sono le loro armi da gioco.
Una lotta all’ultima arancia che termina sempre con una stretta di mano. Terminati i giochi, tolte le casacche, si torna a casa amici più di prima, passeggiando in un manto di morbida e colorata polpa e respirando emozioni ancora fresche nel cuore.
Grazie a Turismo Torino (Silvia Lanza e Chiara Crovella) ed alla Fondazione dello Storico Carnevale di Ivrea per averci dato la possibilità di partecipare a questa splendida manifestazione.