Caro amore ti scrivo...
Alla ricerca del perduto coraggio ©
di Libera Schiano Lomoriello
Carissima Giordana,
sono il solito vuoto a perdere,
lo sai, che non trova il coraggio di parlarti a cuore aperto. E allora … ecco,
ti scrivo. Così potrò dirti tutto ciò che provo e soprattutto dirlo a me
stesso, senza il tuo sorriso che mi perdona.
Ma come fai a essere amica di uno
sciagurato come me?
Non c’è un’altra, non c’è mai
stata, so che lo sai, ma ho bisogno di dirtelo.
È solo la mia immaturità a
impedire che i miei sentimenti siano onorevoli.
No tesoro, lasciamelo dire e non
scuotere la testa, ho approfittato troppe volte della tua dolce amicizia per
non esserne consapevole: non ti ho mai detto ti amo perché probabilmente non so amare neppure me stesso.
Quando cinque anni fa mi hai dato
la notizia più bella che un uomo possa mai attendere, non ho saputo apprezzarla
e sono scappato, ma questa settimana vissuta insieme mi ha rivelato davvero
tutto ciò che mi ero perso. Più di tutti i week-end, i viaggi e le vacanze
fatte insieme.
Vivere come una famiglia mi ha
dimostrato che lo siamo, anche se l’ho sempre negato, fedeltà sentimentale e
sessuale compresa. Me tapino quanto sono stupido!
Svegliarmi con un raggio di sole
che illuminava i riccioli biondi tuoi e di Giorgio è stato tanto emozionante
che una lacrima solleticava le mie ciglia. Se nostro figlio non avesse scelto
proprio quell’attimo per scalciare e farmi piangere dal dolore, mi sarei
commosso.
So che ami il mio spirito
scanzonato, che ti faccio ridere e divertire, ma sei tu la luce che illumina i
colori dei miei pensieri.
Da quando è iniziata, questa
settimana speciale, ho deciso di chiudere le mie solite fisime in un cassetto, che
non avrei riaperto fino alla fine. Volevo godermi ogni attimo senza pregiudizi,
assaporando la gioia di imparare a conoscervi, come voi dimostrate di
comprendere me, da sempre.
Come ben sai però, io non sono
capace di vivere senza pensare, analizzare e cercare risposte. A volte anche
senza le domande. Figurati in questo caso, quando ogni gesto, ogni sensazione è
un nuovo dubbio per me.
Lasciandomi guidare dalle
sensazioni, non pensando a responsabilità e vincoli, mi sono accorto che mi
piaceva addormentarmi accanto al tuo sorriso. Svegliarmi al suono squillante
delle risate di Giorgio. Fare colazione insieme, rilassati, senza preoccuparmi
di lasciarvi avvicinare troppo.
E così ho imparato tante cose che
ignoravo: che ti piacciono i cornetti miele e cereali, mentre Giorgio ama
quelli alla crema e non al cioccolato come tutti i bimbi; che ridere insieme di
fronte a una marachella del piccolo illumina il tuo sguardo più di un orgasmo
simultaneo; che l’amore non è perdere la propria libertà, ma arricchirsi di
mille nuove sensazioni condivise.
Non riuscire a leggere il tuo
sguardo mi ha sempre fatto infuriare, convinto che tu cercassi ogni volta un
modo per raggirarmi e “convertirmi” al matrimonio. In fondo quest’amicizia
velata di passione mi ha sempre soddisfatto da ogni punto di vista, modificarla
per me era come perderla.
Invece ora so che ho perso
tantissimo, tutte le notti lontane da te, le sere senza i rassicuranti silenzi sul
divano, i pomeriggi scevri delle scorribande di Giorgio al parco, i pranzi
poveri di calore umano, i risvegli assonnati orfani del tuo sorriso e dei suoi
abbracci.
Consapevole che tu sai leggermi
dentro molto meglio di quanto riesca io stesso, avrei voluto parlarti di queste
sensazioni, per farmi spiegare da te cosa significano e che scelte mi restano
per poter essere felice.
Sono entrato e uscito dalla tua
vita troppe volte, ma tu hai saputo sempre come accogliermi e anche come
salutarmi, per farmi ritornare ancora, anche se non ne ero cosciente.
Quando ho deciso di iniziare
questa settimana, perché mi mancava qualcosa e speravo che fare il papà per una
settimana mi aiutasse a guardare la mia vita dalla giusta prospettiva, non ho fatto
i conti con ciò che sei né col valore di quella parolina, piccola e semplice,
fatta di due lettere che si ripetono. L’impatto di sentire la vocina di Giorgio
chiamarmi papà nel sonno, è stato devastante, ha demolito ogni mia certezza, mi
ha ribaltato nella nebbia dei miei dubbi e delle mie paure. Anche se questa volta sono molto diverse.
Non ho più paura di perdere la
mia libertà, ma di deludervi.
Il mio terrore più grande è di
leggere negli occhi di Giorgi, fra qualche anno, disprezzo e commiserazione.
Cioè quello che ho visto io allo
specchio, quando voi non eravate con me.
Ciò che avresti potuto mostrarmi
tu, ma che non hai mai fatto.
La tua generosità mi ha
svegliato, mi ha mostrato cosa voglio essere da grande, ma soprattutto che
voglio crescere. Qui e ora.
Riflettere su questi giorni
insieme mi ha portato a ripensare a ogni frase, ogni gesto, per rileggere da
tutte quelle immagini impresse nella mia mente, ciò che sono stato sempre
troppo cieco per vedere. Ma che, ora comprendo, è chiarissimo.
Ti amo Giulia.
Sono fiero di come tu abbia
saputo educare il nostro bambino da sola. Spero e t’imploro di accogliermi nel
vostro abbraccio. Per sempre.
Biagio
Magazine Cultura
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Creato il 11 dicembre 2011 da Tuttosuilibri @irenepecikarPotrebbero interessarti anche :