Così scrive Antonello Caporale in un post del suo blog sul Fatto Quotidiano.
Purtroppo Caporale è completamente fuori strada, come è facile dimostrare, anche al netto dell'azzardata affermazione circa il fatto che la spesa supera di tre volte le entrate (in realtà il disavanzo pubblico è di pochi punti percentuali e tutti dovuti agli interessi sui titoli pubblici che non possiamo controllare).
Vediamo cosa succederebbe - e cosa in effetti è successo - se applicassimo la logica del bilancio famigliare ad uno stato o a una intera economia. Per fare ciò, poniamo che il reddito nazionale (PIL) sia, in un certo anno, 1000 miliardi e che di questo il 45% sia la spesa pubblica. Difatti, è bene ricordarlo, il reddito di una intera economia è pari alla somma dei consumi, degli investimenti, delle esportazioni nette (cioè la differenza tra esportazioni e importazioni) e, con grande cruccio di Caporale, anche della spesa pubblica.
Abbiamo quindi questi 450 miliardi di spesa che supporremo essere finanziati da 450 miliardi di entrate fiscali (il famoso pareggio di bilancio). Per far contento Caporale, taglieremo i 450 miliardi e li porteremo a 400. Immediatamente noteremo che il PIL sarà sceso da 1000 a 950. Non un grande risultato, il -5%. Ma cosa vuol dire tagliare di 50 miliardi la spesa pubblica? Cos'è precisamente la spesa pubblica?
Caporale non lo dice, ma la spesa pubblica sono gli stipendi dei dipendenti dello stato, gli acquisti delle pubbliche amministrazioni, la sanità, la scuola, eccetera eccetera. Ora, trascuriamo gli effetti sociali, parliamo solo di numeri. Se lo stato taglia la sua spesa, vorrà dire che il settore privato (cioè noi cittadini) riceveremo meno soldi e che saremo costretti a fornirci di servizi pagandoli direttamente.
Vediamo quindi che accade in concreto dopo il taglio. Probabilmente una parte di dipendenti pubblici verrà licenziata o vedrà calare il proprio stipendio. Nel momento in cui ciò accade, queste persone avranno meno reddito da spendere. E' quindi chiaro che ci si può attendere un calo dei consumi. Purtroppo non finisce qui. Le imprese che producono beni di consumo, vedranno calare la domanda e quindi a loro volta chiuderanno o licenzieranno. Avremo quindi ancora più persone senza lavoro o con un reddito ridotto. Queste persone, a loro volta, faranno meno acquisti, e così via. Lo stesso vale ovviamente se lo stato taglia gli acquisti, oppure, e peggio, se taglia gli investimenti.
Il risultato finale è che il PIL non calerà solo di quel 5%, ma di un 5% moltiplicato per un certo fattore, chiamato "moltiplicatore fiscale". Quanto vale? Il Fondo Monetario Internazionale ha calcolato 1,5 - 1,7 (il che significa che ogni taglio alla spesa pubblica di un euro procura un calo del PIL di 1,7 euro) facendo ammenda per averlo sottostimato quando ha consigliato austerità ai paesi periferici europei.
Ma la storia continua. Poiché il reddito nazionale è calato, e abbiamo creato tutti questi disoccupati, il gettito fiscale dello stato diminuirà o, nella migliore delle ipotesi, non crescerà di quanto ci si sarebbe aspettato, per cui le finanze pubbliche ne risentiranno. E, ancora, la massa di disoccupati chiederà sussidi, diventando un peso per lo stato.
A questo punto si alza Oscar Giannino e dice: d'accordo, ma noi diminuiremo le tasse così i cittadini potranno spendere. Peccato però che il moltiplicatore delle tasse è molto minore di quello della spesa (e questo ce lo dice sempre il FMI, mica i Marxisti per Tabacci), intorno a 0,3-0,5.
Il motivo è semplice: solo una parte del maggiore reddito disponibile grazie alla riduzione delle imposte verrà spesa, soprattutto in una situazione di incertezza come quella attuale, mentre la parte maggiore verrà prudentemente risparmiata. Come diceva Keynes, durante una crisi i "sacrifici" sono un'assurdità e la riduzione della spesa statale è una follia oltraggiosa:
" Ogni volta che qualcuno taglia la sua spesa, sia come individuo, sia come Consiglio Comunale o come Ministero, il mattino successivo sicuramente qualcuno troverà il suo reddito decurtato; e questa non è la fine della storia. Chi si sveglia scoprendo che il suo reddito è stato decurtato o di essere stato licenziato in conseguenza di quel particolare risparmio, è costretto a sua volta a tagliare la sua spesa, che lo voglia o meno [...] e anche quando il singolo riceve il potere di acquisto aggiuntivo, di solito sceglie la sicurezza o, quanto meno, pensa che sia virtuoso risparmiare e non spendere."
Keynes Blog
Certo, poi chiunque vuole eliminare gli sprechi, perché no. Ma le risorse risparmiate andrebbero reinvestite interamente in una migliore spesa, non in un inutile e deleterio risparmio forzato.
" If the PD did its job, it would tell us Italians that the public expense has reached a stratospheric level, and continues to grow, year after year. And there is no tax, supertax, IMU or other patrimonial that will ever manage to keep up with it. Italy is a family that spends every month more than three times what it earns, which accumulates debt and barely manages to pay interests without going into the capital that it will have to give back anyway."
This is what Antonello Caporale writes in a post for his blog on Fatto Quotidiano, but unfortunately he is completeley wrong, as it is easy to prove, even without the statement about the expense being three times higher than incomes (in reality the difference is just a few percentage points higher, and all due to interests on public titles that we cannot control.
Let's see what would happen - and actually has happened - if we applied the logic of a family balance to a State or an entire economy. To do this, let's say that the national income (GDP) is, during one year, 1000 billion and that 45% of it is public expense. It's good to remember that the income of an entire economy is equal to the sum of consumes, of investments, of net exportations (which is the difference between export and import) and even public expense.
So we have these 450 bilion of expenses that we suppose will be financed by 450 bilion of taxes income (the famous balance parity). In order to make Caporale happy, we'll cut the 450 billion and take them to 400. Immediately we're going to notice that the GDP has gone from 1000 to 950. It's not a great result, -5%. But what does it mean to cut 50 billion of public expenses? What exactly is the public expense?
Caporale doesn't tell us, but the public expenses are the salaries of the State employees, the purchases of the public administrations, sanity, school and so on and so forth. Now, let's go over the social effects, let's simply talk about the numbers. If the State cuts its expenses, it means that the private sector (us citizens) will receive less money, and we will be constrained to get the services by paying out right.
Let's see what happens effectively after the cut. Probably one part of public employees will be fired, or will have their wages reduced. When that happens, these people will have less incomes to spend. So it's clear that we can expect a lowering of purchases. But it's not over. The enterprises which produce goods will see the demand decrease, so they will have to close or fire some of their employees. So we'll see even more people without a job or with a reduced income. These people, again, will buy less, and so on. The same thing happens obviously if the State cuts on purchases or, even worse, if it cuts on investments.
The final result is that the GDP won't only drop by 5%, but a 5% which is multiplied by a certain factor, called "fiscal multiplicator". How much is it worth? The International Monetary Fund has calculated 1,5 - 1,7 (which means that every cut to public expense of 1 euro causes of decrease in the GDP equale to 1,7 euro) apologizing for underestimating it when advising austerity to countries who were on the brink of crisis.
But the story continues. Because the national income has dropped, and we created all these unemployed people, the incomes of the State will drop further, or - in the best case scenario - it won't grow as much as we might expect, which will make the State finances suffer. And again, the mass of unemployed people will ask for support, becoming a burden for the State itself.
At this point Oscar Giannino gets up and says: allright, but we will lower the taxes, so that citizens will be able to spend more. Too bad the tax multiplier is much lower than the expense one (which is something the IMF says, not someone random), around 0,3 - 0,5%.
The reason is simple: only one part of the income, higher because of the reduction of taxes, will be spent, especially in a situation of uncertainty as the one we're living right now, while the biggest part will be carefully saved.
As Keynes used to say, during a crisis "sacrifices" are absurde and the reduction of state expense an outrageous folly: " Every time someone cuts on expenses, both as an individual and as Council or Ministery, the following morning someone will find their incomes shortened; and that's not the end of the story. Whoever wakes up to discover that they have less income, or they have been fired as a consequence of a particular attempt to save some money, is constrained to cut on expenses, whether they like it or not [...] and even when the indicidual receives an additive buying power, usually they choose the safety or at least thinks that it is better to save, not spend."
Of course, everyone then wants to eliminate waste, why not. But the saved resources should be invested entirely in a better expense, not in a useless and harmful forced saving.
Guido Iodice | @guiodic