No, non siamo sparite. O meglio, forse metà del blog sì ma chissà che magari ritorni. E l'altra metà quando può passa di qua e scrive qualche riga, condivide i suoi desideri più o meno frivoli e cerca di vivere. Quest'anno so già che sarà un anno strano. I tanto temuti 30, la voglia di indipendenza che ormai è una vera esigenza e diosolosaquandocelafaremo. Questa passione per la fotografia, per le immagini che mi logora dentro e devo solo trovare un modo per esternarla e lo devo fare. Presto. Ho iniziato un corso avanzato di fotografia, a Milano. E viaggiare una volta al mese mi fa star bene. Mi fa sentire in sintonia con il mondo. Sempre stato così. Ho un bisogno impellente di vedere ciò che mi circonda, camminare per nuove vie, incontrare nuovi sguardi, sentire nuovi profumi come quello del caffè la mattina quando scendo le scale in metro che non sentivo dai tempi di Vienna e mi fa nascere un sorriso ogni volta. Camminare per i viali milanesi con lo sguardo verso l'alto a scrutare belle architetture, balconi in ferro e poi curiosare in ogni palazzo per vedere i piccoli dettagli dell'ingresso, quella cura al dettaglio nel design (ahhhhh come mi piace questa parola e in questa città sono anche autorizzata ad usarla) anche in quelli più modesti. Mi piacciono i portinai milanesi forse perché mi ricordano Parigi, forse. O semplicemente perché mi ricordano che c'è qualcosa di (ai miei occhi) esotico anche nella mia bella Italia. E ciò mi rende felice. Abituata alla calma, tranquillità di provincia. A quel genere di vita fascinosamente italiana, bella sì ma... manca qualcosa. O forse manca solo il pensiero di qualcosa. E quando si ha, non manca più e si riescono a vedere le cose in modo diverso. Ancora una volta è tutto relativo. La cosa più bella del viaggiare, riequilibrare i propri pensieri e lo sguardo. Godere di nuove prospettive e calibrare il proprio punto di vista. E' tutta questione di equilibrio, spesso precario e forse è meglio così. Meglio lasciare i propri pensieri al caso e lasciarli fluttuare al vento, proprio come quando seduta sul mio posto 18A lato finestrino mi lascio alle spalle quello splendido incastro di architettura e ingegneria che è la stazione centrale per tornare verso il mare. Felice di tornare presto per poter rubare ancora un po' di te, Milano.
Te che ogni volta mi fai penare per arrivare, tra ritardi, cancellazioni e frane improvvise e mi fai fermare a Bologna e io per carità mi fermo volentieri. Magari prima o poi troveremo il modo di volerci bene, forse.
Io sono strana, lo so. Delle città mi innamoro, ci costruisco intorno storie. Certi luoghi mi emozionano ogni volta, fosse anche la milionesima, semplicemente per la loro bellezza. Perché tanto gira tutto intorno a quello e io ne sono sempre più convinta. Una delle sensazioni più pazzesche è essere assuefatti dalla bellezza, Stendhal lo sapeva bene. E guarda caso era a Firenze, incredibilmente nel mio posto preferito.
« Ero giunto a quel livello di emozione dove si incontrano le sensazioni celesti date dalle arti ed i sentimenti appassionati. Uscendo da Santa Croce, ebbi un battito del cuore, la vita per me si era inaridita, camminavo temendo di cadere. »
Certi amori nascono all'improvviso, per altri bisogna lavorarci su e io voglio liberarmi di tutte le brutte prime impressioni e scoprirti piano piano.
Erika
p.s. = per il titolo si ringraziano i Bluvertigo (e la loro Zero), fonte inesauribile di ispirazione dai tempi delle medie ;)!