Tra i nemici più accaniti della legge sul suffragio universale maschile (1912) non figuravano soltanto gli sponsor della grande borghesia, agricola ed industriale, spaventata dall’idea che il voto alle classi meno agiate potesse confluire nelle forze della sinistra più massimalista, ma anche coloro i quali pensavano che l’elettore ignorante od analfabeta non potesse offrire un contributo valido e consapevole in cabina elettorale (all’analfabeta fu permesso di votare soltanto al compimento del 30esimo anno di età). Sbagliavano i primi (le forze di ispirazione socialista non furono mai maggioranza, tra le classi popolari) ma, soprattutto, sbagliavano i secondi. Costoro avrebbero, infatti, dovuto vedere tutti quei salami muniti di un titolo di studio superiore che oggi abboccano, indefessi, alle macroscopiche bufale (in realtà si tratta di satira) de “Il Corriere del Mattino” e de “Il Giornale del Corriere”.