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Caro mental coach fai le domande.. e fatti dare le risposte

Da Certifiedmentalcoachitalia

Una delle caratteristiche principali del mental coach è la capacità di ascoltare. Chi si rivolge a questo genere di figura professionale, infatti, è perché ha un problema, e si sa chi ha delle difficoltà generalmente vuole liberarsi di quel peso che lo opprime, vuole condividerlo con qualcuno per sentirsi più leggero. Lasciare, quindi, che il soggetto dia sfogo al suo flusso di coscienza, che butti fuori tutta l’angoscia che ha e senta di potersi fidare della persona che ha di fronte, è di fondamentale importanza.

Una delle caratteristiche principali del mental coach è la capacità di ascoltare. Chi si rivolge a questo genere di figura professionale, infatti, è perché ha un problema, e si sa chi ha delle difficoltà generalmente vuole liberarsi di quel peso che lo opprime, vuole condividerlo con qualcuno per sentirsi più leggero. Lasciare, quindi, che il soggetto dia sfogo al suo flusso di coscienza, che butti fuori tutta l’angoscia che ha e senta di potersi fidare della persona che ha di fronte, è di fondamentale importanza.

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Una volta ascoltato attentamente ciò che era necessario sapere, il mental coach entrerà in azione. Spieghiamoci meglio. Capito quale sia il problema, dovrà porre le domande giuste affinché sia in grado di valutare se ci siano le basi per una futura collaborazione ma anche allo scopo di permettere al soggetto di riflettere e trovare la soluzione migliore per superare il problema e ottenere così il successo o la realizzazione personale. Un mental coach deve chiedersi quindi quali possano essere le domande che facciano scattare nell’individuo il desiderio di agire, quali siano quelle in grado di pungerlo, di toccarlo nel vivo e spingerlo a raggiungere l’obiettivo. Non deve dare delle risposte; è compito del coachee, sempre secondo la logica per cui in futuro dovrà contare solo sulle proprie forze, indagare sulle diverse possibilità che si presentano e scegliere, con l’aiuto del coach, quella che ritiene più opportuna. Dare risposte non permette di acquisire consapevolezza delle proprie capacità, viceversa essere stimolato a farlo induce anzitutto ad un grande uso dell’immaginazione, essenziale per considerare possibilità a cui, se non sollecitati, non si sarebbe mai arrivati e permette di valutare il tuo livello di problem solving.

 

Che cosa dunque deve chiedersi un mental coach per svolgere al meglio il suo lavoro?

Il raggio d’azione è veramente vastissimo però vi sono alcuni quesiti che secondo me possono far capire al coach se la persona è veramente in grado di portare a termine ciò che si è prefissata.

La prima domanda che un mental coach deve chiedersi è perché si sia rivolto a lui. “Sono veramente io la persona di cui ha bisogno?”,“Siamo sicuri che non abbia bisogno di un aiuto più specifico, legato a qualche patologia?”

Il secondo quesito che un mental coach deve chiedersi è se l’obiettivo che si è posto il coachee sia concretamente realizzabile, se sia alla sua portata; dovrà pertanto valutare le sue potenzialità, o se invece sia al di sotto delle sue capacità. “È in grado di raggiungere la meta o andrebbe incontro ad una delusione?

La terza domanda che deve farsi riguarda la motivazione. “Perché vuole intraprendere questo percorso?”, “Perché vuole raggiungere quello scopo?”, “Qual è la motivazione che lo induce a voler conquistare quel traguardo?”

Ultimo ma non per questo meno importante, un mental coach deve chiedersi se è giusto dare fiducia alla persona che ha di fronte. “Di questa persona mi posso fidare, ha la volontà di migliorarsi e quindi merita il mio supporto o sarebbe uno spreco di tempo e di energie?

Queste 4 semplici domande, per quanto banali possano sembrare, in realtà servono al mental coach per capire se valga la pena intraprendere un certo di percorso o prendere in considerazione candidati che vogliano davvero cambiare la propria vita e per tanto meritino una vera chance.

 


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