Ormai nel nostro paese si è perso il senso della misura. Ma quale Etica, quale morale, oggi nel nostro Paese vige l’anarchia più assoluta. Siamo un Paese dove tutto è concesso, dove le regole non esistono più. Ognuno si può permettere il lusso di dire e fare ciò’ che vuole, senza timore alcuno. Mi riferisco all’intervista rilasciata in esclusiva dalla MERETRICE (colei che offre prestazioni sessuali, dietro pagamento di un corrispettivo in denaro) , Terry De Nicolò a Rai 2. Cito solo alcuni passi dell’intervista, quelle a parer mio più significative. Dice la “MERETRICE”: 1) Quelli che si mettono contro l’imprenditore di successo e l’imperatore (Berlusconi) sono invidiosi; 2) Meglio vivere un giorno da leone che 100 da pecore, 2000 euro al mese e tutti uguali; 3) Per uscire dalla mediocrità, occorre rischiare il proprio c…, essere disposti a “vendere la propria madre”, un metodo da sempre conosciuto, anche nella prima Repubblica; 4) ogni donna andrebbe alle feste del premier, anche “ correndo”, sostiene ancora la Escort, “tutti quelli che calpestano o condannano Tarantini sono invidiosi di lui, così come tutti invidiano Berlusconi". Alla fine dice: "Se sei racchia e fai schifo te ne devi stare a casa perché la bellezza è un valore che viene pagato.” Egregio Presidente del Repubblica, mi rivolgo a Lei, e credo di rappresentare la maggioranza degli Italiani, affinché intervenga per ri-stabilire tutte quelle regole che, in Italia, non vengono rispettate, quelle regole che fanno CIVILE un Paese. Ho voluto riportare alcuni passi dell’intervista rilasciata dalla “Meretrice” di cui sopra, per mettere in evidenza la totale mancanza di Etica e Morale: essere disposte a vendere la propria madre per raggiungere qualsiasi obiettivo (Illecito). Oggi c’è una visione della vita canalizzata verso un unico referente: Silvio Berlusconi. Certamente buona parte delle colpe vanno date ai giornali ed alle televisioni assoldate dai Partiti che si sostituiscono alla cultura dei libri e della storia. Non possiamo scordarci della Storia: dove c’è una classe dominante, la moralità dell’intero Paese è dominata dagli interessi di quella determinata classe. Egregio Presidente, c’è un forte bisogno di pluralità; un forte bisogno di libertà di opinione.
E’ arrivato il momento di fare delle scelte.
Lei, quale supremo garante dei diritti e della libertà di tutti e di ciascuno, deve intervenire, affinché questo Paese ri-acquisti grande dignità. Una scelta rivolta soprattutto a tutti i cittadini che vivono momenti di estremo bisogno.
Lo Stato, ed è sotto gli occhi di tutti e soprattutto dei paesi esteri, si è allontanato dalla schiera delle persone bisognose ma soprattutto dal “POPOLO”. Non c’è più libertà, non c’è più democrazia, non c’è più benessere, ma soprattutto, Egregio Presidente, LA LEGGE NON E’ UGUALE PER TUTTI, ma oggi in modo sempre più oltraggioso e impudente.
Allora Egregio Presidente sorge spontanea una domanda: ma com’è possibile che il Paese di Dante, il Paese del Rinascimento di un’intera civiltà; il Paese dei Cesari sia diventato il Paese delle meretrici, dei corrotti, dei mafiosi, dei politici-comici e dei comici-politici?
Ma soprattutto com’è possibile che dopo aver vissuto una realtà come quella “fascisa”, riusciamo, inermi e in silenzio, a viverne un’altra che non si fa con i fucili ma con la disinformazione? Nutro un grande rispetto per la Sua persona e per la correttezza e l'alto senso dello Stato con cui Ella ha ricoperto importanti incarichi istituzionali. In questo momento, più che mai, gli Italiani hanno bisogno di essere difesi nei loro più sacri diritti costituzionali ed esortati a prenderne coscienza.
E’ una questione di garanzia dei fondamentali diritti umani e costituzionali di tutti quei cittadini che non si riconoscono più o non si sono mai riconosciuti in questa attuale classe politica.
Signor Presidente, ci appelliamo a Lei perché sia garante dei diritti sanciti nella Carta Costituzionale di fronte a chiunque intenda imporre agli altri la propria a- moralità, immoralità, per legge.
A vizio di lussuria fu sì rotta,
che libito fé licito in sua legge,
per torre il biasmo in che era condotta.
Dante, Inferno, canto v
Il Presidente dell’M.N.C.
Angelo Sciascia


