Antefatto. Lo dichiaro candidamente: quando leggo i dati statistici mi vergogno di essere italiano. Popolo di ciarlatani, inaffidabili, presuntuosamente ideologici, fannulloni, pieni di sé stessi e di presunti diritti, sempre pronti a piangersi addosso ed a cercare di addossare ad altri le proprie colpe, peggio dei mocciosi frignanti.
Riporto da un commento:
«Il signor Giuseppe Sandro Mela ha enunciato la Teologia del Mercato. Mi genufletto. Amen. Alleluja. Spiace notare che lei ha ha un registratore di cassa al posto del cervello e vede solo i soldi. Non senza prima essermi tolta un sassolino dalla scarpa. E cioè: troppo comodo dire adesso alla gente che non doveva fare i debiti. … Troppo comodo: dove eravate, voi che adesso tuonate: penitenziagite! pagate i debiti! avevate solo che da non farli! Dove eravate, voi, quando tutti si indebitavano fin oltre il collo? … Non eravate da nessuna parte. Non c’eravate. Perchè allora era funzionale al sistema economico che la gente si indebitasse, così come erano funzionali le baby pensioni e le pensioni di invalidità ai centometristi: al tempo dei debiti, il cittadino medio aveva già perso il valore economico come produttore (è stato all’inizio degli Anni 80) ma aveva ancora conservato il suo valore economico come consumatore. E allora bisognava che consumasse anche se non produceva, bisognava che consumasse anche a costo di drogarlo di debiti, pensioni e sussidi. Adesso noi miserrimi cittadini medi non abbiamo più valore economico nè come produttori nè come consumatori, ma solo come polli da spennare (pagate i debiti!) perchè l’economia dei beni, l’economia del comprare e del vendere cose vere, è morta, e al suo posto c’è l’economia della finanza e delle banche. Pagate i debiti! Lo dice Dio! … Spero di aver chiarito il giochetto: non è che abbiamo vissuto al di sopra ecc ecc ecc perchè ci piaceva (sì, forse anche, ma era come trovare tutti i giorni in frigo una torta alla panna), l’abbiamo fatto perchè era funzionale all’economia. E adesso non lo è più, e volete anche il mea culpa? … Spiace notare che in tutto il suo curriculum lei, questo giochetto, non l’ha mai notato. … Bene. Ricorderà che il lavoro in Italia, e più in generale in Occidente, cominciava a mancare.»In sintesi il commento afferma che: 1. Enuncio una Teologia del Mercato. 2. Non ho mai fatto presente la disastrosa situazione economica e le sue implicanze future. 3. L’attuale situazione debitoria non è colpa del popolo italiano perché far debiti era «funzionale al sistema economico .. così come erano funzionali le baby pensioni e le pensioni di invalidità ai centometristi … allora bisognava che consumasse anche se non produceva … non è che abbiamo vissuto al di sopra ecc ecc ecc perchè ci piaceva» : in poche parole, il popolo italiano si é comportato come si è comportato involontariamente perché convinto dalla cultura dominante ad agire come ha agito. Quindi è innocente come un bimbo: la colpa é degli altri, mia in particolare, al punto di meritarmi un «vaffanculo!» (scusate il termine che mi è alieno, ma riferisco).
I dati dell’Istat.
Tavola 42 – Valori medi dei principali aggregati
AGGREGATI
2000
2005
2010
Popolazione residente a metà anno
56,942,100
58,607,000
60,467,900
Unità di lavoro totali
23,412,300
24,411,600
24,046,800
Unità di lavoro dipendenti
16,279,200
17,306,900
17,213,800
VALORI ASSOLUTI (mld euro a prezzi correnti)
Pil ai prezzi di mercato
1,191
1,429
1,549
Reddito nazionale lordo ai prezzi di mercato
1,182
1,425
1,528
Consumi finali nazionali
933
1,135
1,264
Redditi da lavoro dipendente
467
582
655
Retribuzioni lorde
340
423
479
VALORI PRO CAPITE (prezzi correnti)
Pil ai prezzi di mercato per abitante
20,917
24,391
25,614
Pil ai prezzi di mercato per unità di lavoro
50,873
58,557
64,408
Reddito nazionale lordo ai prezzi di mercato per ab
20,760
24,314
25,271
Consumi finali nazionali per abitante
16,393
19,363
20,896
Redditi da lavoro dipendente per unità di lavoro dip
28,711
33,628
38,041
Retribuzioni lorde per unità di lavoro dipendente
20,862
24,452
27,836
Si notino i seguenti valori. Le persone in attività lavorativa rappresentano il 39.8% della popolazione, ossia lavora un italiano su dieci, contro i circa 7 su dieci della Korea del Sud e della Cina. E’ vero che in Italia vi sono 2.243 mln di disoccupati, ma é altrettanto vero che quasi quattro milioni di posti di lavoro sono stati occupati da immigrati. Questi dati attestano che gli italiani non vogliono fare alcuni tipi di lavori, preferendo la disoccupazione. Si noti inoltre come le retribuzioni lorde da lavoro dipendente costituiscano il 30.9% del Pil.. Ciò nonostante, i consumi finali nazionali assommano a 1,264 mld. Diamo adesso un’occhiata alla tipologia di spesa delle famiglie italiane.
Tavola 36 – Spesa delle famiglie per capitolo e per tipo (prezzi correnti). Mln euro.
FUNZIONI DI 1° LIVELLO
2000
2010
Delta %
Alimentari e tabacco
127,777
160,612
22.45
Vestiario e calzature
64,471
72,401
9.15
Abitazione, acqua, elettricità, gas ed altri combustibili
134,173
210,046
49.92
Mobili, elettrodomestici e manutenzione casa
60,003
67,989
12.01
Servizi sanitari
24,373
30,591
29.50
Trasporti e comunicazioni
119,239
143,582
17.84
Ricreazione, cultura e istruzione
60,201
74,919
22.07
Alberghi e ristoranti
68,738
95,908
31.11
Beni e servizi vari
68,230
85,464
18.77
Totale sul territorio economico
727,205
941,510
25.49
Beni
395,435
460,246
14.71
Beni durevoli
79,971
81,438
1.82
Beni semidurevoli
89,375
99,183
8.34
Beni non durevoli
226,089
279,624
21.74
Servizi
331,770
481,265
37.89
Vediamo ora in un migliore dettaglio.
Tavola 37 – Spesa delle famiglie (classificazione Istat) [voci selezionate]. Milioni euro.
FUNZIONI DI CONSUMO
2000
2010
Delta%
Servizi domestici e per l’igiene della casa
8,040
13,517
68.12
Acquisto mezzi di trasporto
30,949
29,245
-5.51
Spese d’esercizio dei mezzi di trasporto esclusi i combustibili
30,018
44,273
47.49
Servizi di trasporto
12,994
18,413
41.71
Servizi postali
1,037
1,312
26.53
Servizi telefonici, telegrafi e telefax
13,583
17,116
26.01
Altri beni durevoli per la ricreazione e la cultura
2,954
2,765
-6.41
Altri articoli ricreativi ed equipaggiamento
3,955
4,625
16.96
Fiori, piante ed animali domestici
5,750
6,773
17.78
Servizi ricreativi e culturali
18,345
28,190
53.67
Libri
4,390
4,742
8.02
Giornali, ed articoli di cancelleria
8,302
7,869
-5.21
Vacanze tutto compreso
1,993
2,389
19.87
Istruzione
6,804
9,376
37.81
Pubblici esercizi
51,369
73,123
42.35
Servizi alberghieri e alloggiativi
17,369
22,785
31.18
Apparecchi, articoli e prodotti per la cura della persona
9,668
11,550
19.46
Barbieri, parrucchieri e saloni e altri servizi per la persona
8,965
11,595
29.33
Servizi sociali
4,237
7,410
74.87
Assicurazioni
11,199
16,819
50.19
Servizi finanziari n.a.c.
17,742
16,735
-5.67
Altri servizi n.a.c.
7,547
11,620
53.98
…
…
…
Totale sul territorio economico
727,205
941,510
29.47
Considerazioni. 1. Se qualcuno desidera chiamare i dati Istat e le deduzioni che se ne possono trarre “Teologia del Mercato” può farlo benissimo, ma non credo che sia poi così facile giustificare questa etichetta. In ogni caso, serviranno contorsionismi logici per spiegare come sia possa fare “Teologia del Mercato” e simultaneamente avere «un registratore di cassa al posto del cervello». E’ invero una scoperta di alto interesse scientifico una teologia algebrizzata, se fosse dimostrata esistere. 2. Circa il fatto che il curriculum qui pubblicato non contenga espliciti riferimenti ai problemi odierni, si noti che esso riporta solo il numero delle pubblicazioni fatte. Sarebbe bastato leggerle, e molte di esse sono anche reperibili in internet, senza limitarsi a vedere quante erano. Leggere prima di fare commenti potrebbe essere una buona idea. 3. I dati Istat riportano che nel 2010 gli italiani hanno speso 95,908 mln in alberghi e ristoranti, contro 30,591mln in spesa sanitaria, 9,376 mln per la loro istruzione e 4,742 mln in libri. Circa l’11% della spesa é quindi dedicata a ferie e cene fuori casa. 4. Questi dati non corroborano l’immagine degli italiani che ci vorrebbe dare il commento lasciato. Nessuno ha imposto o impone loro di investire i loro denari in ferie e trattorie, né ci risulterebbe che per legge si debbano spendere 73,123 mln al bar. Non risulterebbe nemmeno esserci un divieto a curare la propria istruzione per trovare più facilmente un’idonea posizione lavorativa. Se compariamo i 95,908 mln in alberghi e ristoranti ed i 73,123 mln in bar contro 9,376 mln dedicati all’istruzione emerge evidente quanto quest’ultima stia a cuore ai nostri compatrioti, che peraltro investono 22,785 mlm in barbieri, parrucchieri etc. 5. «Adesso noi miserrimi cittadini medi non abbiamo più valore economico nè come produttori nè come consumatori, ma solo come polli da spennare». Se non fosse stato detto sul serio, potrebbe essere un ottimo esempio di spiritello sassone: questi «miserrimi» sono così miseri che possono spendere 174 miliardi di euro in alberghi, ristoranti e bar. Non dite che sono spese essenziali, per cortesia. E non venite a dire che questa spesa è stata indotta dal consumismo imperversante, dal capitalismo corrotto e corruttore, e via cantando. 6. «Non è che abbiamo vissuto al di sopra ecc ecc ecc perchè ci piaceva». Così, secondo il commento, gli italiani sarebbero andati, e continuerebbero ad andare, contro la loro volontà in ferie, al ristorante, al bar, al salone di bellezza. Ci sarebbero andati, e ci vanno tuttora, perché spinti dal sistema demoplutocratico dei banchieri avidi di guadagno, gli gnomi di Zurigo. Poveri italiani! Sarebbero talmente imbecilli, dice in buona sostanza il commento, che si sarebbero fatti suggestionare al punto tale da andare al ristorante, in ferie, etc. etc. proprio contro voglia a godersi la bella vita. Che terribile tristezza! Come cittadino italiano mi permetto di dissentire da una tesi così strampalata. Cialtroni sì, imbecilli no. 7. Giudichi da questi dati il Lettore quanto sia stato corretto insultarmi a quella maniera, con un “favva”.
Conclusioni. Alla luce di questi numeri, sig. prof. sen. Mario Monti, non si faccia intenerire, non provi il minimo senso di pietà. Questo popolo italiano gaglioffo e cialtrone, che piange come un vitello sull’Imu e scialacqua come un marittimo ubriaco in allegre bisbocce, mangiandosi e bevendosi 174 miliardi ogni anno, che si lamenta che non trova un lavoro e disdegna quelli offerti, al punto che occorre far venire su degli immigrati, che esige il posto di Presidente della repubblica per il solo fatto che si é addottorato in giurisprudenza, sempre pronto a piagnucolarsi addosso peggio del più refioso dei mocciosi capricciosi, ebbene, sig. Presidente, questo popolo non merita pietà alcuna. Lo tassi pure per altri 174 miliardi di euro: non gli porterà via il pane dalla bocca, ma solo i manicaretti del ristorante ed il grappino del bar. E se ancora dovessero lamentarsi, bene, allora li mandi al lavoro coatto, di picco e pala. Visto che volevano lavorare, ebbene, li faccia lavorare: che rendano, e rendano fino all’ultimo centesimo.
gsm