Gentile Tex Willer,
ogni tanto lei scrive cose sagge, altre volte si abbandona un po’.
Dato che alcuni leggono solo i testi principali (Cosimo e dintorni) e si inquietano a botta calda, non leggendo gli altri interventi, rubo spazio riportando l’inizio del suo scritto, apparso fra i commenti al post sull’ Assessore Incazzato:“Per me ha ragione da vendere il Mella, è una vergogna! Succede anche con le mele nel supermercato della mia “città trentina” si vendono solo mele della Val Venosta …”
Bene cioè male. Lei intende l’autonomia come autarchia. E lo dice pure. Si vede che è giovane e non sa, o non le hanno mai detto, che grazie a questa politica abbiamo perso la seconda guerra mondiale.
Allora si parlava di “battaglia del grano”, ”oro alla Patria” ed altre simile facezie, che unite a una cattiva compagnia (quella nazista) ci hanno dato tanti debiti nazionali che dobbiamo pagare ancora.
Il fatto che nella sua/nostra “città trentina” si vendano mele Val Venosta non va vista come una offesa: in termini molto semplici di mercato vuol dire che i commercianti trentini (poveretti devono campare anche loro come lei!) a uguale o simile qualità (Melinda) preferiscono quelle dei vicini, con la coccinella. Magari perché forse costano meno nell’acquisto iniziale.
Lei, giovane amico, dovrebbe chiedersi – leggendo le cronache economiche regionali, quando ci sono – come mai l’incremento nel potere d’acquisto degli alimentari cresce in Trentino di giorno in giorno, tanto da essere spesso in testa alle classifiche nazionali. Ammettiamo pure che questo sia valido per mozzarelle di Mondragone, pesci di mare freschi di Chioggia, verdure che non coltiviamo.
Ma patate e mele dove le mette ?
Una volta campavamo così, oggi invece il famoso KM ZERO non esiste da noi per due motivi: Trento con i suoi 100 mila e rotti cittadini non è un mercato appetibile e neppure il Trentino che con i suoi 500 mila e rotti cittadini è assimilabile a un quartiere popolare di una media-grande città.
Secondo motivo – sembra incredibile – è che i prezzi dei nostri prodotti sono più abbordabili in città dai grandi numeri (magari per vuotare i magazzini dello scorso anno) più che nel nostro microscopico, bizzoso territorio.
Quindi la Val Venosta fa solo onesta concorrenza.
Per finire queste mie sciocche note, se lei girasse un po’ fuori Trentino, noterebbe che i nostri prezzi-cantina sono simili, se non per qualche centesimo superiori, a quelli di enoteche e supermercati dopo Verona: una volta si veniva in Trentino anche per fare il “pieno” di vino, grappa e mele, oggi si preferiscono i negozi sotto casa, risparmiando benzina.
Dimenticavo il Prosecco trentino di Ziliani. Quella del giornalista lombardo è una provocazione intelligente per far riflettere, sia perché non avremo mai uve di prosecco come nel Veneto, sia perché arriveremo dopo, sia perché i nostri vini charmat di vario titolo e vitigno hanno fatto da circa 20 anni un mezzo flop rovinando produzione e promozione dei nostri spumanti.
Suvvia Tex, se Mellarini ha ragione altrettanta ne ha chi ragiona in termini di onesto mercato e non di sorpassata autarchia. Per le vacche, cosa si dovrebbero fare? Mandare al confino svizzere e pezzate?
Probabilmente, ma non so, anche la manifestazione zootecnica di Romeno è stata sponsorizzata con un po’ di soldi nostri senza controllare i dettagli. Lo pensa, come me, anche “Marino”!
Ricordi, Tex, sono i dettagli a fare la differenza tra noi!
PS : Vedo con piacere che lei è anche esperto di “tettonica” – insegnano questo all’ Università, a S. Michele o dove ha studiato lei? Diffidi da Curiosa& Sos. Cosimo ha scritto che è una brava ragazza…!
Preferisco discutere di bio-tricul-mezzasoma-butrino, che qualche disperato usa ancora per salvare una produzione mediocre e la vigna sponsorizzata. Non sono ecologo ma odio chi straparla sopra tutti e tutto di “qualità”, tanto da dargli subito, subito, un po’ di Co2 + Na4 !(mia formula artigianale, ma brevettata nel 1945) e in più invocare la grandine, tanta grandine e tanta pioggia, per pulire un po’.
E poi in questi casi non c’è problema di qualità della vita e di famiglia a carico: aiuti, contributi e coccodrillate permettono a tutti di ricominciare di nuovo da capo: più di prima – come prima – meglio di prima.