Magazine Cinema
Che film magnifico "Carol" di Todd Haynes. Un'opera di riflessi, di sguardi e di mani, di campi tesi verso controcampi che il più delle volte non arrivano. L'eleganza formale di Haynes trattiene il film in moti tutti interiori per poi esplodere in un finale di rara potenza melò. Scalda il cuore nel suo essere un road-movie dell'anima, una giostra di sentimenti trattati con un rispetto, un garbo, un'umanità dilanianti. Rooney Mara, ancora più di Cate Blanchett, è l'occhio commosso, fragile e irrequieto del film, in grado di restituirne tutta la struggente delicatezza. Che è poi quella della storia d'amore che s'insinua lentamente in un lieve susseguirsi di sfioramenti, di tocchi, di evasioni impossibili. Ma soprattutto un atto di fede nei confronti di un cinema ancora capace di "lavorarci", di scoprirci, di toccare le nostre più intime corde. E, inaspettata, arriva una propensione di Haynes per l'astrazione delle forme, per le sfocature di un'immagine che, da sole, possono restituire tutti i segreti, tutti i misteri inestirpabili del sentimento. "Carol" è una perla da custodire gelosamente, come una vecchia canzone che abbiamo amato e che continua a tornarci alla mente. Come un ricordo che sfuma lievemente, senza appassire mai. E ritorna, eccome se ritorna...
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