Claudia Santonocito
Scegliere libri in base alle copertine e al titolo. Presente! La mia ultima scoperta ritrae un omino vestito di rosso, pattini ai piedi su una distesa azzurrissima di ghiaccio e uno spoglio albero nero. Il titolo è Pecore vive e l’autrice è Carola Susani. La Susani, giusto per farci i fatti suoi, è un’ancora quarantenne vicentina con la passione della scrittura, perlopiù racconti, romanzi brevi e per ragazzi che è anche stata finalista al Premio Strega nel 2007 e al Premio Zerilli Marimò nel 2008, un curriculum di tutto rispetto. Pecore vive è una raccolta di cinque racconti concentrati in 138 pagine che vengono pubblicati da minimum fax nel 2006 pur essendo scritti in tempi molto diversi tra loro. Concentrati, credo sia la parola più giusta, sono brevi ma così intensi che personalmente ci ho messo un po’ di tempo a leggerli e digerirli. Sarebbe utile dire fin da subito che non mi hanno soddisfatta perché probabilmente mi aspettavo un certo tipo di racconti in linea con le tipiche scelte editoriali “americane” della minimum fax. Abituata alla prosa secca, decisa e senza fronzoli della Bender (L’inconfondibile tristezza della torta al limone) o della Egan (Il tempo è un bastardo), ma anche della Sofia di Cognetti (Sofia si veste sempre di nero), la Susani – senza colpa alcuna – se ne discosta proponendoci la sua prosa puramente “all’italiana”: ogni suo racconto è un piccolo romanzo con descrizioni e dettagli annessi.
La scelta del genere-racconto è chiaramente voluta dall’autrice che lo ritiene essere la sua forma di scrittura più congeniale perché riesce ad essere esemplare, non esaustivo ma immediato. Le cinque storie che ci narra hanno come protagoniste delle donne che personalmente ho trovato “fastidiose”, ma in maniera abbastanza neutrale. Mi spiego. C’è una ragazzina che è stata presa in affido da una coppia amica della maleodorante madre strabica ma che non esita, seppur schifata dalla sua presenza fisica, a chiamarla per andare a recuperare dei vermi rinchiusi in una macchina in autostrada. C’è una ragazza sedotta che indossa i panni della stalker per riconquistare il professore universitario che l’ha messa incinta e poi abbandonata. C’è una madre che divide con un figlio un morbo e l’angoscia sociale dell’essere additati costantemente. C’è una malata di cancro paranoica e ossessionata. E infine un’ex professoressa che dopo la morte del marito decide di fare le pulizie in aeroporto e collezionare medicine, fino a quando non sequestra un uomo trovato svenuto e lo cura.
Sono “fastidiose” perché sono donne che non cedono ai patetismi, ai sentimentalismi, vivono le loro paranoie con fierezza senza vergogna alcuna. Chiaramente le storie sono molto diverse tra loro ma hanno un unico denominatore comune: il corpo. È il corpo a mandare dei segnali, a cedere indipendentemente dalla nostra volontà come una sorta di lavagna che ci mostra le falle della nostra vita. Ogni singolo racconto, alcuni tra le righe, altri a lettere cubitali, ci mostrano corpi di “pecore vive” senza pastori, vagabondi tra le strade romane (la Susani ci tiene a contestualizzare) costretti a cavarsela da soli. Nessun patetismo, nessun vittimismo, tanto realismo con qualche punta di assurdo. Personaggi imperfetti, disordine, caos, nessuna pietà, decadenza. Pochissimi happy ending conquistati solo dopo aver toccato il fondo. Un libro ben scritto nel panorama letterario italiano, ma che consiglierei solo a lettori curiosi senza alcuna voglia di sognare.