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Carolina: una disoccupata incazzata

Da Marypinagiuliaalessiafabiana

La situazione italiana come ben sappiamo è gravissima.

Gravissima dal punto di vista economico, lavorativo e sociale. Ogni giorno accade qualcosa che ci lascia sempre più rabbia e senso di impotenza. Qualche giorno fa un’azienda chiamata Flash Art di Milano ha pubblicato un annuncio alla ricerca di stagisti.

L’annuncio riportava queste parole:

“A causa dei frequenti e normali turn-over che avvengono nella nostra redazione, in cui i nostri redattori sono chiamati quasi sempre altrove a più alti, importanti e remunerativi incarichi (ben per loro! Auguri vivissimi! Siamo qui per questo), siamo sempre alla ricerca di uno o più stagisti per Assistente di Redazione per Flash Art Italia e International. Teniamo a precisare che, ahinoi, per almeno 8-10 mesi, il rimborso spese per uno stagista che deve imparare tutto, è minimo, quasi inesistente. Chiedete altrove quanto percepisce uno stagista. Preghiamo dunque di rispondere al presente annuncio solo a chi possiede i requisiti richiesti e a chi può mantenersi per parecchi mesi a Milano”.

Perché una persona disoccupata o precaria dopo anni di sacrifici per poter studiare, dovrebbe dare la propria forza-lavoro gratuitamente?

Cos’è questa mentalità diffusa nel nostro paese che, quando un imprenditore ti offre un posto di lavoro viene visto come un benefattore? (Stessa cosa è successa con il titolare, dell’azienda a Barletta dove è crollata la palazzina). Tu mi offri il posto nell’azienda? Io ti offro il mio “sudore” : la mia forza fisica e mentale, il mio tempo e le mie risorse.

Ma il peggio deve ancora arrivare. Una ragazza di nome Caterina, disoccupata e giustamente incazzata nera al vedere un annuncio del genere ha risposto chiedendo chiarimenti :

“Mi spiega perché i miei genitori o chi per essi dovrebbero pagare perché io lavori PER lei? Solo persone ricche possono dunque lavorare da FlashArt? Mi dica una cosa: se potessimo non lavorare per vivere, secondo lei, lavoreremmo? Evidentemente lei non si è mai trovato nella spiacevole situazione di dover lavorare per vivere, fortunello lei. Le auguro una vita senza rimborso spese (Chieda altrove quanti ne percepiscono uno ahinoi!)”.

Come darle torto! Come possono sminuire così tanto i nostri sacrifici fatti in anni e anni di università e lavoretti precari per poterceli permettere? Come può un disoccupato mantenersi in un città come Milano senza avere uno stipendio, solo per poter fare lo stagista nella loro azienda? Dobbiamo farci mantenere a vita dai nostri genitori ricevendo pure la beffa di essere chiamati bamboccioni?

Dopo questa intelligentissima replica di Caterina , il diretto interessato ha risposto in modo acidissimo, umiliando lei e tutti i giovani disoccupati.

Caterina, se tu fossi in grado di lavorare per noi ti offrirei subito, anzi, prima, due o tremila euro al mese. Prima impara a scrivere, a leggere dai siti e giornali del mondo, a fare una notizia in dieci righe, a fare l’editing di un testo, a impaginare con inDesign e poi potrai avanzare pretese. Lo sai cosa dice Tronchetti Provera? Lavorare oggi a buoni livelli e’ un lusso. Se uno non lo capisce vada a lavorare al Mac Donald. E’ forse il tuo caso? Auguri. PS: Chiedi allo Stato di aiutarti. La mia azienda non è di beneficenza. E tu cerchi la beneficenza”.

Beneficenza? Da quando in qua lo stipendio è una beneficenza? Chiedere un lavoro con ovvia retribuzione è per questa gente chiedere l’elemosina allo Stato! E’ assurdo!

Caterina, sempre più arrabbiata risponde all’imprenditore :

In tal caso sono lieta di farle sapere che non solo so scrivere ed impaginare con indesign ma mi sono laureata in design col massimo dei voti e di software tecnici ne conosco almeno 10 tra grafica, photo editing, disegno e 3D. Parlo correntemente 4 lingue e la mia conoscenza dell’arte contemporanea e’ ottima. Vivo e lavoro all’estero da anni e mi creda, dal suo annuncio la cosa che vorrei meno al mondo è lavorare per lei. Meglio il mac donald’s, quanto ha ragione! La beneficenza se la faccia fare lei, povero indigente che non puo’ nemmeno pagare un povero stagista il minimo. Anzi, meglio: perché non cheide all’uficio delle imposte? saranno lieti di aiutare chi fa profitto sul lavoro non pagato. Avanti cosi’, lei è un eroe.”

E qui arriva il peggio! Ecco la risposta del “signore”:

Caterina, come vedi ora anche le mignotte debbono parlare 4 lingue, conoscere l’arte e inDesign. Il globalismo fa miracoli”.

Ecco una delle dolci paroline che il maschilismo-patriarcale imperante ha diffuso nel nostro Paese : Mignotta!

Ebbene si Caterina, ragazza in cerca di lavoro indignata dall’offerta lavorativa di questa azienda, per il semplice motivo di essersi ribellata (quello che dovremmo fare un po’ tutti) è stata chiamata Mignotta!

Cosa  significa sminuire una donna chiamandola mignotta? Perché in Italia qualsiasi cosa una donna faccia che non va a genio a qualcuno deve subire l’etichetta di puttana, troia o mignotta?

Ogni giorno di più mi rendo conto quanto noi donne in questo paese valiamo meno di zero, non c’è nessun rispetto per noi. I politici fanno i grandi confrontandosi con paesi arretrati e sottosviluppati facendoci credere che la donna nel nostro paese vive una condizione idilliaca.

Certo paragonandoci con l’Iran o l’Africa è facile. E’ molto facile dire che non veniamo frustate se guidiamo, non subiamo l’infibulazione, che possiamo andare a scuola, lavorare e mettere una minigonna, ma a che prezzo? Perché viene usato il verbo potete? Questi sono i nostri diritti, siamo cittadine come lo sono gli uomini e abbiamo i loro stessi diritti e doveri.

Chiunque voglia mandare un’email o un messaggio per annunciare il proprio disappunto verso questa vicenda può farlo ai seguenti indirizzi  : [email protected]  o alla loro pagina fb .

(Fonti : letteraviola.it  , Net1Nesw , Leggo.it ).

Faby



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