Carosello è ritornato, molti lo aspettavano come occasione per ricordare la televisione di un tempo, ma anche per cercare di ritrovare quel modello di televisione che ha fatto la storia. Era un modo per vedere come la televisione di oggi potesse confrontarsi con un modello che sembrerebbe ancora oggi vincente. Come è andata? Occasione sprecata?
Ieri sera siamo tornati bambini o quantomeno siamo approdati ad un momento della storia della televisione italiana in cui tutto quello che ci è stato raccontato dai nostri genitori e dai nostri nonni, in rapporto alla televisione, è balzato di colpo alla mente creando innumerevoli aspettative. Finalmente anche noi avremmo potuto avere il nostro Carosello e tentare di mandare a letto presto i nostri figli, dopo aver visto insieme delle belle storie da ricordare. Purtroppo le mie aspettative sono rimaste nel cassetto e difronte alla domanda di mia figlia, quasi 4 anni, “quando finisce la pubblicità?” non ho saputo cosa rispondere avendole promesso un “momento magico”, un momento in cui gustarsi il racconto televisivo.
La sfida era altissima, l’Italia è cambiata molto sotto tutti gli aspetti, il 1957 sembra davvero molto lontano e la comunicazione, così come le persone, ha voluto innumerevoli cambiamenti ed evoluzioni che hanno portato alla nascita di strumenti come quello su cui sto scrivendo in questo momento.
Questa difficoltà non giustifica però l’occasione mancata a cui abbiamo assistito ieri sera.
Pensando a cosa si sarebbe potuto fare mi è tornato alla mente il Google Project Re:Brief, con il quale Google nel 2012, in occasione del compimento del 18° anno dell’adv online, lanciava l’allarme, o la provocazione che dir si voglia, sul cattivo utilizzo della pubblicità su internet che, a detta loro, veniva (e viene ancora) utilizzata solo a scopo informativo. Da questa riflessione è nata quindi la sfida che aveva come obbiettivo il dimostrare come si possa sfruttare al massimo le potenzialità del mezzo digitale in chiave pubblicitaria, facendo reinterpretare alcune tra le più rappresentative e famose pubblicità dai creativi che le hanno ideate e mettendo a loro disposizione i moderni strumenti di advertising online.
I risultati sono stati sorprendenti.
Hilltop 2012- Coca Cola per Google Project Re:Brief
Portare tecnologie moderne a servizio di menti geniali ed attualizzare i “concept” del passato ha dato i suoi frutti.
Nel caso di Carosello Reloaded il percorso era inverso ma avrebbe potuto dare gli stessi risultati se avessero, a mio avviso, tenuto in considerazione alcuni aspetti: ascolto e storytelling.
Il “pubblico” ha infatti una propensione atavica per la narrazione e sta dimostrando sempre più attenzione in termini di coinvolgimento verso quelle realtà che sanno raccontarsi (vedi anche http://www.brandstorytellingforum.it/) , chiedendo quindi ai Brand di dare valore alla loro comunicazione “donando” ai loro interlocutori il rispetto in una storia.
Interrompere un percorso emotivo come nel caso di Nutella, brutalizzando il ricordo con una interruzione diretta, propria delle dinamiche classiche degli spot tv, per condurre lo spettatore al “già visto” spot attuale non è creare un racconto ma saltare di palo in frasca. Non è mia intenzione entrare nel merito dei contenuti di ogni singolo spot, ma cercare di fare di questa aspettativa disattesa una riflessione aperta.
E’ condannabile in toto questa operazione di “Reloaded” o poteva avere un senso? Era possibile andare nella direzione di Google Project RE:Brief o non sarebbe stato comunque possibile per il pubblico italiano? Cosa è mancato?
Una delle risposte che mi sono data è che fondamentalmente Carosello Reloaded sia un riflesso di gran parte della comunicazione italiana che è ancora in fase di “apprendimento”, che ancora si sta interrogando su quali siano i passaggi corretti da mettere in piedi per interpretare il reale bisogno di comunicazione dell’Italia contemporanea o forse è meglio dire dell’Italia futuribile, mentre il mondo va oltre e mentre molti di noi si affannano nel dare importanza ai contenuti.