Magazine Diario personale

Carrozzeria ‘Con amore’

Da Lupussinefabula

E pensare che sembrava andare tutto così bene…

Poi qualcosa si è messo a tremare e l’auto ha avuto qualcosa come un collasso. Si è accesa la spia del motore, la spia della benzina, la spia delle spie che più spie non si può… insomma avevo un quadrante più simile alla consolle della torre di controllo di un aeroporto che a quel che dovrebbe essere il semplicissimo pannello di un’utilitaria da 4 posti dal nome francese ma made in China o giù di lì.

Ma non mi sono persa d’animo; sono riuscita ad accostare, ho chiamato il carroattrezzi e ho accompagnato il mio mezzo (eh già, proprio mezzo perché non è per niente intero, ormai… ) in officina.

Là uno strano meccanico con camice bianco pretendeva di saperne più di me, e voleva a tutti costi mettere un defibrillatore al motore.

‘Ma è una macchina, mi scusi, non è mica una persona’ protesto io candidamente scendendo dalle nuvole.

‘Ma ogni macchina ha un cuore; senta signora, sono io il medico delle macchine, non di certo lei, quindi se si vuol fidare bene, altrimenti può portare la sua macchina in un’altra officina, o da uno sfasciacarrozze qualsiasi e lasciar fare a lui; io qui le macchine le curo con amore… mi permetto di farle notare che ‘Con amore’ è anche il nome della mia officina… Ad ogni modo la macchina è sua, decida lei. Certo a me spiacerebbe perché se non si interviene subito rischia che il cuore… e rischia di perderla’.

Mi faccio lusingare da lui, dalla sua mezza lacrimuccia nel pronunciarmi queste parole, dallo sguardo di pietà del suo assistente, che mi osservava da dietro le sue spalle come se fossi una mentecatta morta di fame…

E gli dico di sì.

In men che non si dica, il medico-meccanico tira un separé tra me e la mia macchina, resto ad aspettare come in una gelida sala d’attesa; sento tutto, e in un batter di ciglio il motore della mia C1 si trova attaccata una serie di elettrodi che pompano un liquido strano… il rumore del monitor segna le pulsazioni, i battiti, la pressione…

Una scossa, due scosse, tutte al suon di ‘Un due tre libera!’ e non posso pensare che stiano giocando a ‘tana liberi tutti’. Ma poi, nel mezzo dell’operazione, sento un ruggito rianimare l’aria di un odore da tubo di scappamento inconfondibile: è lei, è ripartita.

Il medico esce, si toglie i guanti, sorride e mi dice ‘Come nuova’.

‘Ma… ma…’ vorrei protestare; lui mi zittisce e mi offre un caffè. ‘Dieci minuti e si sarà ripresa, potrà riportarla a casa; lei intanto vada alla cassa a pagare il ticket; laggiù in fondo a destra…’.

Seguo il corridoio, più stordita che viva; una signora gentile seduta ad un bancone mi sorride e mi fa pagare 70 euro- copre il servizio sanitario locale, mi spiega.

Ritorno alla mia macchina. La riprendo. Vorrei ringraziare il dottore, ma  di lui nemmeno l’ombra. ‘Ha finito il turno’ mi spiega l’assistente.

Mi rimetto in strada. Premo l’acceleratore. Oltre alla quinta c’è una posizione nuova nella cloche… la provo: dalle portiere la mia macchina estrae due ali, le sbatte un paio di volte e… vola!



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