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IN SEPARATE SPERANZE
Siamo stati detti. Rischiarati
in terre cavee dove ci indicavano i letti
gradoni e luci e tremori come gechi
dalle lingue poi incomprensibili,
diverse nelle notti in cui siamo naufragati
e iperborei i cieli, a Nord delle promesse
delle stirpi e dei fratelli spazzati
affondati, o spezzati come il mercurio.
E’ stato detto
che bisogna germinare lasciare andare
per diventare cose e le parole
che le contengono, in santità di voci.
Si accendano i verbi, allora
chiedete e vi sarà aperto
bussate e vi sarà dato
le fedi sono vetri che attraversano i toraci
prensili prismi, si aprono l’uno nell’altro
insieme
si fa tardi e ci si chiama,
nomi cupi, ma sulla via
la fenomenologia di un possibile sole.
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