Piegati. Utili. Meno utili. Deliranti. Istituzionali o dal basso. Ecco alcuni cartelli stradali. E così si scopre che esiste un comune dal nome Femminamorta, che esistono due direzioni che portano esattamente nello stesso luogo, che è vietato condurre i cani. Non condurre biciclette o moto. Bensì cani. A tal proposito ricordate di far loro tagliando e bollino blu. Cartelli forse pazzi, fuorvianti ma estremamente veri e attuali. Ogni giorno ci si imbatte nella cartellonista stradale. Ogni giorno si fanno nuove scoperte, nuovi ritrovamenti. Il cartellone stradale punta la sua efficacia sul messaggio. Questo deve essere intuitivo, diretto, chiaro. O meglio, dovrebbe essere così. Vietato sbagliare. Divieto di fraintendimento. Ma questo articolo non vuole essere uno sguardo semiotico alla cartellonistica stradale. Eco non si offenda. Però occorre ricordare come il segno sia estremamente importante in quanto rimanda a qualcos'altro. Il messaggio e la sua efficacia sono vincolati dal segno. Da qui non si scappa. E se si pensa che i cartelloni stradali, almeno quelli istituzionali, sono frutto di mesi, se non anni, di consulte, delibere, proposte in comune si pretende che siano chiari. I cartelli stradali sono delle prostitute. Vengono usati, passano di scrivania in scrivania, e poi tornano in strada. Stanno sotto l'acqua, la neve il sole. Non vanno mai in vacanza. E non sono gratis, hanno dei costi. Mica da ridere. Ma quando le istituzioni perdono colpi, quando i cartelli stradali sembrano trattati di filosofia dove l'interpretazione e l'immaginazione non bastano, ci pensano i cittadini. L'allievo supera il maestro. E così assistiamo a cartelli chiari, diretti, intuitivi. Merito della spontaneità e della genuinità di chi li ha scritti. Magari c'è qualche errore di grammatica ma almeno sono comprensibili. Un minimo scotto da pagare c'è. Vietato vietare.
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