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CARTESIO (1596 – 1650), “Regole per la guida dell’intelligenza”

Da Silvy56
CARTESIO (1596 – 1650), “Regole per la guida dell’intelligenza”
- La verità non può essere se non nell’intelletto - “ Se uno si proponga come problema di esaminare tutte le verità alla cognizione delle quali l’umana ragione sia sufficiente (il che a me sembra che una volta nella vita si debba fare da parte di tutti coloro che sul serio vogliono giungere alla saggezza), egli certamente per mezzo delle regole date troverà che niente si può conoscere prima dell’intelletto, dal momento che da questo dipende la conoscenza di tutte le altre cose, e non viceversa; esaminato poi tutto ciò che viene subito dopo la conoscenza del puro intelletto, tra il resto enumererà tutti gli altri strumenti di conoscenza che abbiamo oltre all’intelletto; ed essi sono soltanto due, ossia la fantasia e i sensi. Pertanto porrà ogni accorgimento nel distinguere ed esaminare tali tre modi di conoscenza, e scorgendo che la verità o la falsità non possono essere propriamente se non nell’intelletto, ma che spesso non traggono origine se non dagli altri due, egli presterà diligente attenzione a tutto ciò da cui può ricevere inganno, per guardarsene; ed enumererà con esattezza tutte le vie che si sono aperte agli uomini verso la verità, affinché possa seguire quella certa; né infatti esse sono in così gran numero, che non le ritrovi facilmente tutte e con enumerazione sufficiente. E, cosa che parrà strana e incredibile agli inesperti, non appena avrà distinto riguardo ai singoli oggetti le cognizioni che servono soltanto a riempire ed adornare la memoria, da quelle per cui veramente uno deve esser detto più addottrinato, la qual distinzione si farà anche facilmente…, sentirà certamente di non poter sapere da un altro uomo proprio niente, di cui anch’egli non sia capace, pur che vi si applichi la mente in maniera adeguata. E quantunque molte cose spesso possano venirgli proposte, la cui ricerca gli è proibita in forza della presente regola – poiché tuttavia percepirà chiaramente che esse superano ogni capacità dell’umano ingegno, non si reputerà per ciò ignorante; ma il fatto medesimo di sapere che la cosa ricercata non può esser saputa da nessuno, soddisferà abbondantemente, se egli è ragionevole, la sua curiosità.”

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