“Il 15 agosto scorso, mia figlia Shirley di 14 anni è uscita di casa alle 11 come faceva d’abitudine per andare nella parrucchieria di cui sono titolare insieme a un’amica, vicina alla nostra casa, ma lì non è mai arrivata. Una mia amica ha denunciato la scomparsa alla Polizia che ha aspettato 48 ore prima di accettare la denuncia. Però fino ad oggi non ho avuto nessun riscontro. Secondo la Polizia spagnola la ragazza si è allontanata volontariamente, ma non c’è nessuna prova di ciò. Vi prego di aiutarmi e di lanciare l’allarme. Mia figlia è in pericolo”. Sono le drammatiche parole con cui Ghilmara Santana Dias, 32 anni, originaria di Maracas Baia in Brasile, attualmente detenuta nella Casa Circondariale “Bad’e Carros”di Nuoro, ha sinteticamente raccontato il suo dramma in una lettera”, corredata della foto della ragazza, inviata all’associazione “Socialismo Diritti Riforme”. La donna aveva inviato negli scorsi mesi una lettera-appello all’Ambasciata e al Consolato Generale del Brasile a Roma. Della vicenda si sono occupati a Cagliari, durante la permanenza della giovane nella Casa Circondariale di Buoncammino, prima del trasferimento a Nuoro, l’educatrice, il cappellano e un ispettore della Polizia Penitenziaria.
“Nella mia condizione di detenuta non sono in grado di compiere – ha scritto Ghilmara Santana Dias che deve scontare circa 1 anno di pena per una condanna complessiva di 2 anni e 3 mesi – alcuna azione concreta. Per poter avere delle informazioni dai familiari e dai conoscenti ed effettuare delle ricerche ho chiesto e ottenuto dalla Magistratura di Sorveglianza di Cagliari dei permessi di necessità. Ultimamente un analogo permesso mi è stato concesso anche da quella di Nuoro. Ma per me da sola è molto difficile riuscire ad ottenere aiuto. Ho pensato che l’unica strada possibile per cercare di promuovere ricerche meticolose sia quello di un appello agli organi d’informazione. Ho sollecitato anche un colloquio con un responsabile dell’ambasciata brasiliana ma non ho avuto risposta. Non ho ancora perso la speranza di ritrovare e riabbracciare mia figlia anche perché tra di noi c’era un forte legame”.
“La vicenda di Santana Dias – afferma Caligaris – richiama tutte le istituzioni e il mondo del volontariato a un’azione sinergica per fare in modo che una disavventura giudiziaria di una persona adulta non debba creare una vittima innocente. Quando si tratta di pene non particolarmente pesanti e in presenza di situazioni familiari difficili (la nonna di Shirley è morta durante la detenzione di Ghilmara mentre la sorella di quest’ultima si era suicidata qualche mese prima) occorre forse non tralasciare le condizioni in cui si trovano i figli minori. Certo è difficile ma l’umanizzazione della pena comporta anche questi oneri. Ora non resta altro che affidarsi alla generosità dei servizi sociali e degli organi d’informazione”.(AGENPARL)